venerdì 18 ottobre 2013

XXIX domenica del tempo ordinario - 20 ottobre 2013

 
Dal libro dell'Èsodo 17, 8-13
In quei giorni, Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm. Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.
Salmo 120 - Il mio aiuto viene dal Signore.
Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode, +
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.

Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 3, 14-4, 2
Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.
Alleluia, alleluia alleluia.
La parola di Dio è viva ed efficace,
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

Alleluia, alleluia alleluia.
Dal vangelo secondo Luca 18, 1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.  Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».  E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
 
Commento
Oggi è un giorno speciale, come sempre è eccezionale e straordinaria la domenica, perché ci prende e ci porta lontano dall’abituale scorrere del tempo, fatto di lavoro, di studio (per chi è più giovane) di tante occupazioni che ci riempiono le giornate. La messa ci tira fuori dal groviglio dei mille affanni e ci accompagna su un monte, come fece Mosé in quella giornata di lotta fra il popolo d’Israele e Amalek, come abbiamo ascoltato nella prima lettura.
Sì, questo luogo dove ci troviamo oggi è un luogo alto, come un monte, perché è reso santo dalla presenza del Signore che ci parla. E’ vero è una piccola chiesa, eppure ogni domenica il Signore ci convoca a salire sull’alto colle di questa casa perché ci vuole parlare. Ecco che allora anche da un luogo piccolo, come la chiesa di Santa Croce, quasi nascosta nel centro di Terni, possiamo oggi abbracciare con lo sguardo del nostro cuore tutto il nostro quartiere, ma anche di più, la città e il mondo intero.
Mosé quella mattina dal colle sul quale era salito poteva vedere ai piedi dell’altura la lotta che si svolgeva fra i due eserciti in combattimento. Anche noi qui dall’alto possiamo vedere le tante guerre, piccole e grandi che dividono gli uomini e le donne attorno a noi. E questo è un dono del Signore, perché quando ci stiamo in mezzo neanche ce ne accorgiamo e troppo spesso diventiamo anche noi bellicosi combattenti. Anche noi infatti viviamo le nostre battaglie per far prevalere il nostro modo di vedere, per farci valere, per avere ragione, e così via. E’ così facile vivere infatti una cultura del nemico secondo la quale per sentirsi forti e contare qualcosa bisogna essere contro qualcuno. Per questo la Messa della domenica è un dono prezioso, perché ci fa salire in alto, ci fa smettere di sgomitare, e ci porta nel luogo santo dove possiamo incontrare il Signore che è la vera pace.
Mosè osservava quella battaglia non come chi vede le cose con distacco. E’ preoccupato perché vede gente soffrire, lottare gli uni contro gli altri, odiarsi, farsi del male. Da questa battaglia dipende il futuro del suo popolo. Per questo alza le braccia verso il Signore e invoca la sua protezione.
Anche noi, come Mosè, possiamo alzare le nostre braccia ed invocare la fine delle tante lotte che ci mettono gli uni contro gli altri. La fine della condanna che pesa sugli anziani, lasciati tante volte da soli. La fine della tristezza dei più giovani che non riescono più a credere nell’amicizia, delusi da noi adulti che non sappiamo voler bene con fedeltà. La fine della sofferenza dei tanti che sono colpiti dalla crisi, che non sanno come andare avanti, che hanno perso il lavoro o che non lo trovano. La fine delle lotte sanguinose che provocano la fuga di tanti attraverso il mare, con gli esiti tragici che tutti noi conosciamo. Ogni domenica, dall’alto del monte della messa domenicale, vediamo tutta questa sofferenza attorno a noi e come Mosè abbiamo il potere di alzare le nostre braccia e pregare il Signore che non è sordo alla nostra invocazione e combatte dalla parte di chi rischia di soccombere sotto il peso del male.
Tante volte noi invece preferiamo non fare la fatica di salire su questo monte, e nella confusione della vita quotidiana cerchiamo un angolo riparato e tranquillo in cui nasconderci nell’indifferenza. Un angolo nel quale ci illudiamo di sfuggire al male e di trovare la pace perché non vediamo quello che avviane attorno a noi e così non ce ne sentiamo coinvolti. Ma, fratelli e sorelle, questa è una falsa salvezza dal male, perché esso non viene solo da fuori, ma, anzi, il più delle volte sgorga proprio da dentro di noi. Per questo gli diamo meno peso e lo tolleriamo quasi con tenerezza, perché fa parte di noi. Eppure le sue conseguenze non sono meno sanguinose e terribili della violenza che ci circonda.
Restando avvolti dell’indifferenza e dell’egoismo sanciamo la nostra condanna ad essere per sempre imprigionati alla schiavitù del male. L’unico modo infatti per vincere il male non è ignorarlo, ma combatterlo, in sé e negli altri. Estirpare le radici della rivalità, dell’egoismo, del menefreghismo e della sopraffazione è infatti, paradossalmente, l’unico modo per vivere la pace, che è proprio la vittoria sul male. Lo abbiamo recentemente visto per quanto riguarda la realtà dell’emigrazione: i tragici risultati di morte in mezzo al mare sono il frutto di una mentalità di chiusura e paura che non ci è estranea. Non basta sentirsi a posto perché non si hanno responsabilità dirette in quei fatti, bisogna invece piuttosto assumersi il peso del male e combatterlo, come abbiamo fatto mercoledì scorso pregando in questa chiesa assieme a tanti nostri fratelli eritrei e nigeriani che quel dramma lo hanno vissuto sulla loro pelle. E’ il ruolo che Mosè assume sul monte della preghiera. Partecipa con fatica e sofferenza alla guerra che avviene e, proprio per questo, alzando le braccia e invocando l’aiuto di Dio, riesce a vincerla. Non confida infatti solo nelle sue forze, ma anzi ha bisogno di Aronne e Cur che sorreggano le sue mani. Mosè non è un eroe isolato e invincibile: è debole e bisognoso come noi, ma la sua forza è proprio nel farsi aiutare e nel coinvolgere altri nella sua battaglia contro il male.
Abbiamo bisogno del fratello e della sorella per vincere il male: la pace e la felicità a cui tutti giustamente aspiriamo non viene dall’isolamento nell’indifferenza, ma dall’alleanza con tanti che sorreggano le nostre mani nello sforzo di voler più bene fino a farci intercessori davanti a Dio.
Questa è l’eredità più preziosa che potremo lasciare ai nostri figli. Comunicargli l’umiltà di non credersi autosufficienti e bastanti a se stessi, la tenacia di non arrendersi davanti al male e la fiducia di rivolgersi a Dio per ricevere da lui l’aiuto necessario a vincerlo dentro di sé e attorno a sé.
Questa casa allora ogni domenica dilata le sue mura: non è più un luogo piccolo e insignificante, confuso nel caos della città, ma diventa un monte altro sul quale osservare il mondo, partecipare dei suoi dolori, avvertire con passione il suo bisogno di bene, e dove assieme ci sosteniamo per alzare le mani e chiedere a Dio la forza di fare nostra la battaglia contro il male del mondo.
 Care sorelle e cari fratelli con questo sogno negli occhi invochiamo l’aiuto del Signore e la nostra vita cambierà, il mondo attorno a noi sarà migliore, più umano e caldo di amore.
Preghiere
 
Ti ringraziamo o Dio misericordioso perché ci convochi sul monte santo della liturgia. Fa’ che usciamo dalla confusione della vita ordinaria per imparare a guardare al mondo con gli stessi tuoi occhi misericordiosi e buoni.
Noi ti preghiamo
Guida o Padre buono i nostri passi perché non ci disperdiamo su strade che ci allontanano da te e dai fratelli, ma, come una famiglia, ci incamminiamo assieme verso la domenica, luogo dell’incontro con te.
Noi ti preghiamo
O Signore Gesù, aiutaci a vincere le rivalità e le contrapposizioni che ci dividono dagli altri. Tu che sei mite e umile di cuore mostraci la via dell’amore che conduce alla gioia vera.
Noi ti preghiamo
Fa’ o Signore che tutti quelli che cercano un senso alla loro vita possano incontrarlo nell’amore che tu ci insegni. Guida i passi degli incerti perché incontrino fratelli e sorelle testimoni del vangelo e operatori di bene.    
Noi ti preghiamo
 
Dona o Signore la tua pace ai popoli in guerra, fa’ tacere le armi e aiuta tutti gli uomini a vivere con animo riconciliato, perché nessuno più muoia e soffra per mano del fratello.
Noi ti preghiamo
Sostieni o Padre misericordioso tutti coloro che sono nel bisogno: chi è senza casa, chi è solo e nel dolore, i malati e i sofferenti. Dona al mondo intero guarigione e salvezza.
Noi ti preghiamo.
Guida e proteggi o Dio i tuoi discepoli ovunque essi vivano. Fa’ che le loro parole e le loro azioni parlino di te a chi ancora non ti conosce.
Noi ti preghiamo
Ti preghiamo o Signore Gesù per tutti quelli che sono in pericolo per i viaggi alla ricerca della libertà e della pace. Proteggi il loro cammino e salvali dalla morte.
Noi ti preghiamo
 

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