giovedì 3 novembre 2016

XXXII domenica del tempo ordinario - anno C - 6 novembre 2016


Dal secondo libro dei Maccabei 7, 1-2. 9-14
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». E il secondo, giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture. Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita». 

Salmo 16 - Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.
Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.

Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.

Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 2, 16 - 3, 5
Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno. Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

Alleluia, alleluia alleluia.
Gesù Cristo è il primogenito dei morti:
a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 20, 27-38
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Commento
Dopo la festa dei santi e il ricordo di tutti coloro che sono morti (si tratta di due aspetti della stessa memoria), la Liturgia di questa domenica insiste ancora sul mistero della vita oltre la morte. Non c’è dubbio che la domanda sull’aldilà è una di quelle questioni che attraversa nel profondo tutta la vicenda umana. I sadducei, un movimento religioso di intellettuali, avevano risposto a questo problema negando la risurrezione dai morti. Del resto, su questo tema, La fede ebraica aveva raggiunto solo molto tardi una certezza; nella Bibbia essa sarà espressa chiaramente solo nel libro dei Maccabei, come leggiamo nella prima lettura, cioè alla fine del II secolo avanti Cristo. L’episodio evangelico che abbiamo ascoltato oggi riferisce la discussione nella quale i sadducei tentano di dimostrare a Gesù che la fede nella risurrezione dei morti, condivisa anche dai farisei, è inaccettabile perché porta a conseguenze paradossali. Per dimostrarlo essi riportano l’ipotetico caso di una donna, la quale, in base alla legge del levirato stabilita da Mosè, ha dovuto sposare successivamente sette fratelli, morti l’uno dopo l’altro, senza che nessuno le abbia dato un figlio. Alla fine muore anche la donna. “Dopo la morte, - chiedono i sadducei a Gesù - nella risurrezione questa donna di chi sarà moglie?” (cfr. v. 33). È ovvio l’assurdità di qualunque risposta avrebbe potuto dare Gesù, il quale infatti non risponde.
Questo tipo di questioni erano tipiche di una certa mentalità del passato, che procedeva per casi ipotetici e paradossali; oggi non si usa più porsi questo tipo di questioni. Il più delle volte si preferisce tacere su ciò che non vediamo e non conosciamo, evitare di porci problemi così spinosi e la cui risposta è sempre opinabile. In altri termini: della vita oltre la morte, se ci sia o non ci sia, come sia e come non sia sarà bene che gli uomini ne parlino il meno possibile. È la fuga dal tema della morte che caratterizza la cultura del nostro tempo, in uno sforzo di nasconderla agli occhi e al pensiero finché è possibile.
Nessuno infatti possiede la chiarezza scientifica, poiché nessuno ne ha fatto esperienza diretta. Allo stesso tempo noi cristiani siamo in grado di parlare della vita oltre la morte, e lo facciamo non attingendo dalla nostra esperienza, ma basandoci solamente sulla Parola di Dio. Questa Parola, “che era in principio presso Dio” (Gv 1,1) e che è venuta a porre la sua tenda in mezzo a noi, apre agli occhi della nostra mente e del nostro cuore il velo che ci separa dall’eternità. È ovvio che nella misura in cui la Parola si rivolge agli uomini ha assunto una veste comprensibile, perché possiamo almeno un po’ intravedere il mistero che essa nasconde nel momento stesso in cui lo rivela.
L’apostolo Paolo scrive: “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia” (1Cor 13,12). Se dovessimo trovare un esempio per cercare di esprimere il rapporto tra il nostro mondo e quello eterno, potremmo riferirci alla vita del bambino dentro il seno della madre e la sua vita quando esce dal seno materno. Cosa può comprendere il bambino, mentre è nel seno materno della vita fuori? Quasi nulla. Analogamente, cosa possiamo dire noi della vita oltre la morte? Ben poco, se la Parola di Dio non ci venisse incontro fornendoci alcune preziose indicazioni. Ebbene, nella risposta ai sadducei Gesù viene a scostare un po’ il velo: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli ed, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio”.
Gesù rivela come le caratteristiche del mondo dei risorti siano ben diverse da quelle del mondo attuale, perché con la risurrezione la vita è continua, non ha né inizio né fine, non ha più bisogno del matrimonio in vista della generazione, come non è più possibile la morte. È una vita piena di comunione affettuosa con Dio e tra noi, senza lacrime, amarezze e affanni. Ma l’opposizione tra “i figli di questo mondo” e “i figli della risurrezione” non riguarda solo la dimensione esistenziale dopo la morte; noi siamo chiamati ad essere figli della risurrezione fin da ora, e per questo l’opposizione si realizza già nel nostro tempo; essa non è altro che la diversità tra il mondo e il Vangelo, tra la vita secondo la Parola di Dio e la vita secondo le nostre tradizioni. In termini semplici potremmo dire che la vita eterna alla quale Dio ci indirizza inizia già su questa terra, e si realizza già quando cerchiamo di vivere secondo il Vangelo. La Parola di Dio è il lievito buono che fermenta la pasta della nostra vita, è il seme di immortalità e di incorruttibilità deposto nella piccola terra del nostro cuore. Spetta a noi, già da ora, accogliere il lievito e lasciarlo fermentare, accogliere il seme e lasciarlo crescere. Così inizia una vita diversa già da ora, quegli squarci di Regno di Dio che si aprono ogni qualvolta la Parola è accolta, ricordata e vissuta. Al contrario, nell’assenza o peggio nel rifiuto del Vangelo, costruiremo con le nostre mani l’inferno per noi e per gli altri, lasciando spazio al male che così ha la possibilità di radicarsi e fortificarsi producendo frutti amari di dolore. Là dove attecchisce il Vangelo e spunta un segno di amore, anche piccolo, sboccia la vita che non finisce. Per questo, nella professione di fede, noi diciamo “credo la vita eterna”, ossia la vita che non finisce, e non “credo nell’aldilà”. Il paradiso infatti possiamo viverlo sin da oggi.





Preghiere n. 1


O Dio che sei fedele al patto di amore che hai stretto con gli uomini, rendici capaci di accogliere con gioia e gratitudine i segni della tua predilezione e vivere come tuoi figli fedeli,
Noi ti preghiamo


Rendici, o Signore, fin da ora cercatori della vita che non finisce e operatori del tuo Regno dove non c’è lutto né affanno. Fa’ che guidati dalla tua Parola giungiamo al porto sicuro al quale ci attendi,
Noi ti preghiamo



Preghiere n. 2



Ascolta o Signore l’invocazione di chi ti cerca. Mostrati misericordioso e benigno a chi desidera affidare a te il proprio destino e fa’ che sappiamo anche noi restarti fedeli,
Noi ti preghiamo


Non guardare o Dio ai segni del nostro poco amore, ma alla speranza che poniamo nella tua misericordia. Sii benevolo con chi ha fiducia nel tuo perdono,
Noi ti preghiamo




Preghiere n. 3

Guida e proteggi chi ti cerca, o Dio; accompagnalo col tuo amore perché trovi la forza di riconoscerti Signore e re della propria vita,
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre buono chi è debole e povero. Guarisci i malati e salva tutti i bisognosi di consolazione  e aiuto,
Noi ti preghiamo.




Preghiere n. 4


Proteggi o Dio tutti i tuoi figli ovunque diffusi. Raduna la famiglia umana nell’ovile dei tuoi discepoli perché nessun odio e guerra la divida
Noi ti preghiamo

Salva o Dio chi è morto confidando in te, raccogli i dispersi che non hanno saputo o potuto cercarti sulle vie della vita, radunali nel tuo amore misericordioso nella casa dove hai preparato un posto per ciascuno,
Noi ti preghiamo



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