venerdì 18 novembre 2016

XXXIV domeica del tempo ordinario - Festa di Cristo Re dell'universo - Anno C - 20 novembre 2016


Dal secondo libro di Samuele 5, 1-3
In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha det­to: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”». Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.

Salmo 121 - Andremo con gioia alla casa del Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 1, 12-20
Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

Alleluia, alleluia alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 23, 35-43
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Commento
Cari fratelli e care sorelle, oggi si conclude un anno con il Signore. Il tempo di Dio, della nostra vita con lui non segue il calendario degli eventi mondani, né il ritmo delle nostre vicende personali, ma ha una sua cadenza perché noi ci adeguiamo ad essa. La nostra tendenza infatti è far ruotare tutto attorno a noi stessi, imprimere alla nostra vita il ritmo delle nostre personali vicende. Oggi la Liturgia ci richiama ad un tempo diverso che chiude con questa domenica un anno e, la domenica prossima, ne apre un altro con l’inizio dell’Avvento. È una liberazione dalla schiavitù di se stessi, dei propri alti e bassi, dei motivi di amarezza e insoddisfazione, delle recriminazioni o esaltazioni futili e passeggere, per assumere invece una dimensione più matura, più sapiente che è quella di un cammino con Dio dentro una storia vasta e lunga come l’umanità tutta intera. Non più i piccoli orizzonti agitati o depressi, ma le grandi visioni che donano alla nostra esistenza la vera dimensione che Dio sogna per ciascuno di noi.
È la visione contenuta nella lettera ai Colossesi che abbiamo ascoltato, quella di una signoria di Dio sulla vita dell’uomo e dell’universo intero, proprio perché possano vivere il grande destino di salvezza che lui ha preparato: Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.” È questo il messaggio che oggi ci giunge da questa festa nella quale ricordiamo che fine e pienezza della storia, del mondo e mia personale, è nella volontà di salvezza che Gesù è venuto ad indicarci con le parole e la sua stessa vita.
Ma in cosa consiste questa volontà di salvezza?
Oggi, come sappiamo, si conclude con la cerimonia di chiusura della porta santa di S. Pietro in Roma il Giubileo della misericordia. È stata un’occasione che ci è stata offerta di fermarci per un anno intero su una dimensione che ci manifesta pienamente la volontà di salvezza di Dio per la vita di ciascuno. Non a caso noi cominciamo ogni domenica la nostra liturgia con l’invocazione “Kyrie eleison, Christe eleison!” Invochiamo la misericordia di Dio, perché sappiamo che essa è la porta che ci introduce alla sua presenza e alla sua compagnia, che ci consente cioè di ascoltare e conoscere la sua volontà di salvezza per noi. Non rivendichiamo i nostri diritti o non ci vantiamo dei nostri meriti; non chiediamo a Dio di essere “giusto” con noi, ma misericordioso, perché solo così siamo introdotti all’incontro con lui. Ne parlavamo due domeniche fa esaminando le figure del fariseo, orgoglioso della sua coscienza a posto e del tanto che aveva fatto, e dell’umile pubblicano, incapace di guardare a testa alta il Signore e pronto a invocare la sua misericordia. Gesù ci ricorda come quest’ultimo torna a casa giustificato dall’incontro con lui che lo ha rivestito dell’abito della volontà di salvezza di Dio, mentre l’altro ne resta privo, anzi incapace di desiderarlo.
Oggi la liturgia ci propone ancora una volta la grandezza del dono della misericordia, e lo fa facendoci ascoltare il Vangelo della crocefissione di Gesù. Sembra un paradosso: la Signoria di Dio salvatore dell’universo si può manifestare nel momento della sua umiliazione massima, nell’ora della sconfitta e della sottomissione alla forza del male, la croce?
Possiamo dire che la croce è il più grande ed eloquente monumento all’assenza di misericordia. Ha condannato colui che non ha mai giudicato, ma ha sempre amato, colui che non si è messo dalla parte del giusto, ma del colpevole, colui che ha preso il suo posto per salvarlo con la forza invincibile dell’amore. Sulla croce Gesù si è fatto volontariamente colpevole per mostrare al mondo dalla parte di chi sta Dio, anche se per questo resta isolato, rifiutato, abbandonato, come tutti i giudicati. Ci mostra in modo crudo e tragico come è il mondo senza misericordia: spietato, violento, ingiusto, disumano.
Ma con la croce il Signore ci mostra anche la vera fonte inesauribile della misericordia. Infatti Gesù dalla croce non maledice, piuttosto invoca la misericordia del Padre per chi lo stava uccidendo: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34), e invoca per sé la misericordia degli uomini implorando, fra le sue ultime parole, “Ho sete” (Gv 19,28). Invita Maria e Giovanni ad accogliersi l’un l’altra con la misericordia di un figlio e di una madre (Gv 19,26-27). Guarda con occhio misericordioso al suo compagno di sventura, un criminale pentito: “oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43). Per questo la croce è per i cristiani non  tanto il simbolo della vittoria del male sull’uomo, ma un simbolo che il male può essere vinto con la misericordia invocata da Dio per gli altri, chiesta agli altri per sé, sollecitata agli uomini per gli altri uomini.
Don Primo Mazzolari fa rivolgere da Dio Padre queste parole davanti al Figlio crocifisso: “Mio Figlio m’ha legato le braccia. Egli ha legato per sempre le braccia della mia giustizia, per sciogliere eternamente le braccia della mia misericordia” ed aggiunge: “L’uomo visto dall’alto della croce … è quella povera creatura che prima di essere colui che ci fa morire, è colui per il quale moriamo.”
Fratelli e sorelle, l’anno santo si conclude, ma ci lascia una grande eredità. Quella di vivere la misericordia che Gesù ha fatto scaturire come da una sorgente inesauribile sulla croce. È questa la  salvezza che egli è venuto a portare e che la lettera ai Colossesi che abbiamo ascoltato estende ad un orizzonte che avvolge il mondo intero. È quello che chiede il ladrone dalla sua croce: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.” Egli si affida alla misericordia di quel condannato che sembra impotente, ma invece è forte del potere più grande che ci sia, quello di perdonare, amare, essere misericordioso. Egli non si ribella e non maledice, e non rinuncia a beneficare chi gli sta accanto.
Accettiamo anche noi la sua signoria, facciamo nostra la passione di amore e di misericordia che trasforma il mondo dal di dentro e lo avvicina sempre più alla gioia senza fine del Regno. Ne riceveremo una grande libertà, da un orizzonte angusto e dalla schiavitù del male che vorrebbe legarci sempre più tenacemente al suo desiderio di morte, alla spietatezza della disumanità.



Preghiere 

O Signore nostro Gesù Cristo, ti ringraziamo per la misericordia che hai donato a chi ti era accanto, fino alla fine, e con la quale continui ad amare ogni uomo. Fa’ che ci rendiamo sempre conto dell’amore che riceviamo per poterlo ricambiare con generosità,
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Signore Gesù a sconfiggere la forza del male con il bene, a neutralizzare l’odio con la benevolenza, a vincere la violenza con la mitezza, come tu hai fatto sulla croce,
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Dio per un anno passato in tua compagnia che oggi si conclude. Fa’ che il nuovo tempo che si apre sia un tempo di conversione e di ascolto del Vangelo,
Noi ti preghiamo


Accogli con benevolenza Dio quanti ti cercano, anche se non sanno bene come fare e dove trovarti. Mostra il tuo volto misericordioso e benigno che attira ognuno verso di te,
Noi ti preghiamo




Sostieni o Dio ogni uomo e donna debole e colpito dalla forza del male. Ti preghiamo per i tanti che con il terremoto in Italia e in Nuova Zelanda hanno perso tutto e sono stati colpiti nel corpo e nello spirito; dona loro consolazione e speranza,
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo anche o Dio per tutti coloro che sono sconvolti dalla guerra e dalla violenza. Accogli quanti sono stati prematuramente strappati alla vita dalla forza cieca dell’odio, consola i loro cari, dona la pace,
Noi ti preghiamo.



Proteggi o Padre buono ogni uomo che si affida a te per trovare consolazione nel dolore e salvezza nel pericolo. Per chi è prigioniero e oppresso, per chi è anziano e malato, salva tutti o vero amico degli uomini,
Noi ti preghiamo


Guida e proteggi o Dio il papa Francesco, perché sia sempre pieno del tuo Spirito di amore e di misericordia e indichi ad un mondo disorientato la via per salvarsi,
Noi ti preghiamo





Nessun commento:

Posta un commento