giovedì 14 novembre 2019

XXXIII domenica del tempo ordinario - Anno C - Giornata mondiale dei poveri - 17 novembre 2019




Dal libro del profeta Malachìa 3, 19-20
Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.

Salmo 97 - Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani, +
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra.

Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 3, 7-12
Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.

Alleluia, alleluia alleluia.
Risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 21, 5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, oggi la Chiesa celebra in tutto il mondo la III giornata mondiale dei poveri che papa Francesco ha voluto istituire per mettere al centro della nostra attenzione la realtà di quanti sono “scartati” nella nostra società e non attraggono pertanto la nostra attenzione. Sì, il papa ha sentito il bisogno di un richiamo esplicito al ruolo che i poveri hanno nel piano di salvezza annunciato da Gesù, cioè quella “buona notizia – vangelo” che è venuto a portare, perché non basta il costante richiamo che il Signore ne ha fatto con le sue parole e i suoi gesti.
I poveri sono gli unici infatti con i quali egli si è identificato (“quello che avete fatto ad uno di questi piccoli lo avete fatto a me”); gli unici che ha dichiarato beati (“beati i pover, i perseguitati”), assieme a quanti sono loro amici; gli unici che ha esplicitamente indicato come i primi destinatari del suo Vangelo (“i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”); quelli ai quali promette la sua vicinanza speciale che dona conforto e salvezza (“venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò”); quelli che più facilmente hanno accesso al Regno di Dio (“è più facile che un cammello entri per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei cieli”).
Ebbene questa è la prima cosa sulla quale l’odierna giornata mondiale dei poveri vuole farci soffermare: i poveri non sono una realtà trascurabile per chi si dice cristiano. Eppure non sempre noi ne teniamo conto, sia come interesse, sia come solidarietà concreta.
Eppure in essi è svelato il segreto della salvezza che la nostra fede ci vuole proporre. Troppo spesso infatti noi crediamo che la salvezza sia una sorta di premio per chi riesce a superare un difficilissimo percorso a ostacoli, fatto di rinunce, sacrifici, mortificazioni. Ma che Dio sarebbe quello che premia chi sceglie per ciò che rende infelici? La salvezza non è nel togliere delle cose dalla nostra vita, ma nell’aggiungere ad essa quello che è ancora più prezioso e bello, che è la capacità di voler bene agli altri, a Dio e a se stessi con un amore veramente traboccante, quello di Dio stesso. E il suo è un amore appassionato e fedele che rende felice chi lo vive. I poveri sono quelli che lo capiscono meglio, e per questo ce lo testimoniano in modo più credibile.
Non lo capisce invece chi si ritiene ricco, ed esserlo non significa solo avere molti beni, ma anche credersi pieno di risorse, esperienze, capacità, intelligenza e furbizia, successo, ecc... Ricco è chi non deve chiedere mai, non ha bisogno di aiuto, può fare a meno di tutti, ha già capito, è sicuro di sé, sa sempre come comportarsi ed è all’altezza della situazione qualunque essa sia. È ricco chi crede di avere sempre qualcosa in più degli altri, tanto da poterli guardare con un senso di superiorità e da poter giudicare ciascuno dall’alto della sua sapienza. Il vangelo ci presenta diversi tipi di ricchi: c’è il ricco epulone che vive nel lusso e disprezza il povero lazzaro moribondo alla sua porta; c’è il fariseo che disprezza nel tempio il pubblicano peccatore, perché si sente più onesto; sono ricchi i sapienti che mettono alla prova Gesù cercando di trarlo in inganno, perché si sentono più furbi e sapienti di lui.
Ebbene il ricco è chi ha un cuore e una mente abituati a non sentire mai bisogno di chiedere, imparare, ricevere. Nemmeno da Dio pensa di poter imparare e ricevere, e per questo nemmeno sa cosa sia il suo amore.
Il povero invece è abituato ad aver bisogno di tutto, a chiedere e a mostrare la propria inferiorità. È mendicante di denaro e di attenzioni e il suo cuore e la sua mente sono abituati a chiedere per sopravvivere.
Ecco che allora si capisce la predilezione di Gesù per i poveri e perché da essi egli era cercato e invocato: malati, indemoniati, mendicanti, peccatori, gente disorientata e spaurita dalla vita. Persino un ricco per un momento si fece povero e per una volta fu tentato di chiedere a Gesù come doveva vivere: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” ma quando Gesù glielo disse: “va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!” prevalse in lui l’essere ricco e il vangelo conclude tristemente: “Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.” Ad essi infatti voleva più bene e rinunciò ad arricchirsi di Gesù.
Cari fratelli e care sorelle, noi tante volte siamo come quelli di cui ci parla il vangelo oggi: “alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi”, cioè sentiamo bisogno di poter fare affidamento su qualcosa di solido e duraturo, e cosa è più rassicurante delle nostre ricchezze, nel senso che dicevo prima? Senza di esse ci sentiamo perduti, ma Gesù li mette in guardia: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta” ed infatti una quarantina di anni dopo i romani invasero Gerusalemme e rasero al suolo il tempio, nonostante la bellezza e solidità delle sue pietre, ed esso non sarà mai più riedificato.
La risposta di Gesù non era la minaccia di una punizione, come forse pensarono i suoi ascoltatori, né una forma di disprezzo, ma la sapienza di chi sa che la solidità delle pietre di questo mondo inganna e passa col tempo: “Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, … sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.” Gesù invita i suoi discepoli a perseverare, cioè a continuare a costruire l’edificio della propria vita con pietre più durature, quelle del suo amore, generoso e senza limite, perché solo così la vita sarà duratura e niente andrà perduto.
Ed ecco che allora i poveri ci si presentano ancora come realtà salvifica; pensiamo ad essi come i padri della chiesa li definivano: i nostri avvocati. Essi davanti a Dio nel momento in cui saremo chiamati a tirare le somme della nostra vita, gli ricorderanno i nostri gesti di amore sollecitati proprio dalla loro indigenza, e questi gesti saranno raccolti da Dio onnipotente come pietre durature e solide mentre tutto il resto impallidisce e scompare. La nostra posizione sociale, la gloria effimera dei nostri successi, le furbizie, i giudizi malevoli, ecc… crolleranno come le pietre del tempio: belle, sontuose, ma passeggere.

Ringraziamo allora il Signore perché il suo vangelo non rincorre i ricchi nei loro vani sogni ingannevoli di autosufficienza e superiorità, ma mette al centro chi è povero e non lo nasconde, non fa finta di non esserlo e non rifugge da questa condizione, perché Dio, come dice il Salmo 113: “solleva dalla polvere il debole, dall'immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i prìncipi, tra i prìncipi del suo popolo.
  
Preghiere
  
Donaci o Signore la sapienza di vivere come tuoi figli poveri e piccoli, bisognosi del tuo sostegno e di edificare una vita buona nutrita del tuo amore,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Dio Padre misericordioso i nostri sforzi di essere tuoi discepoli fedeli, ascoltatori della Parola e docili esecutori dei tuoi comandi,
Noi ti preghiamo


Perdona la durezza dei nostri cuori o Dio, che ci fanno cercare la sicurezza in ciò che non vale e non dura. Aiutaci a far affidamento su di te per imparare la vita del vangelo che non  si consuma,
Noi ti preghiamo


Guida o Signore Gesù chi ti cerca e non sa come incontrarti; stai accanto a chi si è perduto nelle vie che non conducono a nulla. Indica a tutti la via del voler bene generoso e gratuito come il modo migliore e più appagante di vivere,
Noi ti preghiamo


Accogli o Padre del cielo tutte le vittime della violenza, consola i feriti e chi ha perso tutto. Raduna i dispersi e ridona speranza e coraggio a chi deve affrontare la durezza di un futuro incerto,
Noi ti preghiamo


Fa’ o Signore che la sensibilità e la generosità dei tuoi discepoli soccorra chi è nel dolore a causa della forza del male che schiaccia chi è povero e debole. Apri i cuori di tutti noi alla compassione per chi sta male,
Noi ti preghiamo.


Guida e proteggi o Padre il nostro papa Francesco, perché mantenga fisso lo sguardo a te nell’indicare alla Chiesa e agli uomini di buona volontà il cammino del Vangelo verso la nostra salvezza,
Noi ti preghiamo


Proteggi o Dio tutti i cristiani nel mondo, specialmente i più deboli e i perseguitati. Fa’ che il vangelo sia per loro un sostegno capace di renderli operatori di pace in un mondo diviso da odi e rivalità,
Noi ti preghiamo



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