mercoledì 1 marzo 2023

I domenica di Quaresima - Anno A - 26 febbraio 2023

 

 


Dal libro della Genesi 2, 7-9; 3, 1-7

Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

 

Salmo 50 - Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; +
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5, 12-19

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.... Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.  Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

 

Lode a te, lode a te, o Signore nostro re

Non di solo pane vive, l’uomo ma di ogni parola,
che esce dalla tua bocca, o Signore nostro Dio.
Lode a te, lode a te, o Signore nostro re

 

Dal vangelo secondo Matteo 4, 1-11

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo cominciato mercoledì scorso il tempo di Quaresima che ci conduce verso la Pasqua con il gesto delle ceneri. La cenere è un segno austero e semplice che ci ricorda la nostra fragilità. La cenere ricorda la “polvere del suolo” con il quale Dio impastò l’uomo, come abbiamo ascoltato dal racconto della Genesi.

In questo inizio di Quaresima la cenere ci richiama la nostra fragilità proprio mentre le notizie inquietanti sulla guerra e sulle dimensioni del recente sisma in Turchia e Siria, con i suoi 50.000 morti, agitano tutti noi. Possiamo dire che all’improvviso, in modo inaspettato e imprevedibile, ci siamo tutti scoperti vulnerabili, come era già avvenuto alcuni anni fa per la pandemia del corona virus. Persino le potenze economiche e politiche come gli USA o l’Unione Europea sembrano impotenti davanti a ciò. Sì, veramente in questo tempo riscopriamo con forza che l’uomo è fatto di quella “polvere del suolo”, come il mercoledì delle ceneri ci viene a ricordare.

Spesso la coscienza della nostra fragilità ci spinge a rafforzare le difese nei confronti degli altri, aumentando le distanze, tanto da vedere negli altri un potenziale nemico, un pericolo. Ma proprio qui è il paradosso, perché la fragilità che ci fa così tanta paura è dentro di noi e non possiamo certo tenerla fuori con misure difensive.

Ciò è evidente nelle misure che i governi prendono per arginare l’arrivo dei migranti, come un fenomeno da tenere alla larga e del quale lavarsi le mani. Ma la migrazione è una realtà sempre esistita e ci ricorda proprio la natura precaria dell’uomo. Siamo tutti migranti verso una realtà diversa, nessuno infatti è sicuro del futuro che lo attende e non c’è argine o frontiera che può fermare il passare inarrestabile del tempo. Basta un sussulto della terra, o il desiderio di dominio di un regime irresponsabile, come ad esempio quello russo, per cancellare in brevissimo tempo le certezze granitiche che sembravano assicurarci un futuro sicuro.

Dobbiamo imparare a specchiarci nei migranti che incontriamo e riconoscere in loro la nostra stessa condizione esistenziale: siamo tutti in viaggio verso un nuovo tempo che si deve compiere, in due diverse dimensioni: un tempo della vita, dall’infanzia fino alla vecchiaia e la morte e dopo di essa alla vita che non finisce, ma anche un tempo dello spirito, dalla schiavitù del male alla ricerca della liberazione della resurrezione a vita nuova.

Per questo la Chiesa ci propone la Quaresima come modo per rivivere il viaggio di Israele nel deserto verso la terra promessa e il viaggio di Gesù con i dodici verso Gerusalemme fino alla sua passione, morte e resurrezione. E come i migranti fuggono da condizioni dure di violenza, guerra e miseria (pensiamo agli ucraini che sono fra noi) e sono spinti dalla speranza di trovare un approdo di sicurezza e di pace, così anche noi dobbiamo imparare a pensare alla nostra vita come un viaggio con il quale fuggiamo dalla schiavitù del nostro Egitto, che sono il peccato dell’egoismo e della durezza di cuore, per giungere all’approdo sicuro della vita del Vangelo di Gesù, resurrezione ad un amore largo, senza confini e chiusure all’altro che quello del Signore sulla croce.

Infatti la cenere deposta sul nostro capo è accompagnata da un invito: “Convertiti e credi al vangelo!” Cioè la coscienza della nostra debolezza deve fondare una nuova fiducia nell’unica cosa che allo stesso tempo ci protegge e ci rende forti, il Vangelo, l’annuncio di salvezza che Gesù proclama a ogni uomo.

Il libro della Genesi nel descrivere i primi passi dell’uomo appena dopo la creazione mostra Adamo ed Eva nutrirsi del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente dice loro: “il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male.

Noi siamo figli di Adamo ed Eva ed anche noi abbiamo da loro ereditato la capacità di comprendere cosa è bene e cosa è male. Non possiamo fingere di non saperlo o di non essere in grado di capirlo. Questo ci rende liberi di scegliere e pertanto anche responsabili davanti alle scelte che la vita ci pone e davanti alle realtà davanti alle quali siamo posti. Ma conoscere non basta, bisogna avere la forza scegliere con decisione per il bene che ci è chiesto di realizzare.

Abbiamo ascoltato come anche Gesù è posto davanti a delle scelte importanti: portato nel deserto il maligno gli chiede di decidere cosa è il bene da realizzare per sé e per il mondo e quale il male da fuggire. Gesù risponde con la sapienza della Scrittura: “Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, e poi: “Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo” e infine: “Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto.” Gesù non sfugge le domande del principe del male, non fa compromessi, non finge di non capire: egli assume in pieno la responsabilità delle scelte da compiere e lo fa mettendo in pratica la sapienza insegnata dalla Scrittura.

Cari fratelli e care sorelle, anche a noi questo tempo di Quaresima chiede di assumere la responsabilità delle nostre scelte, cioè decidere da quale parte stare, quella del bene o quella del male e per farlo ci offre il sostegno indispensabile della Sapienza della Scrittura. Essere responsabili significa decidere di metterla in pratica. Il Signore Gesù uscì rafforzato dalla prova delle tentazioni del demonio. Anche noi rafforziamoci con la sapienza della Scrittura perché in modo responsabile scegliamo per il bene del mondo, delle persone che incontriamo, delle situazioni che conosciamo o che attraversiamo, perché questo è il bene anche per noi e ci indica la via che conduce alla vita che non finisce.

 

Preghiere 

 

O Signore ti ringraziamo perché ci doni la sapienza del Vangelo per resistere ai suggerimenti del tentatore. Fa’ che sappiamo riporre in essa la nostra fiducia.

Noi ti preghiamo

  

O Dio donaci la forza di resistere alla tentazione di una vita spesa senza memoria di te e preoccupazione per i fratelli. Fa’ che ciascuno di noi sappia mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo.

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Signore in questo tempo di Quaresima a riconsiderare le scelte della nostra vita, perché sappiamo riformarla secondo il tuo esempio e insegnamento.

Noi ti preghiamo

  

Guida i nostri passi o, Padre del cielo, fuori dal deserto di vita nel quale il mondo ci trattiene. Fa’ che sperimentiamo la gioia d’incamminarci verso i pascoli erbosi che il Vangelo ci indica.

Noi ti preghiamo

 

Guarda con amore o Padre alle vittime dei conflitti che insanguinano tanti paesi della terra, perché chi oggi è nel dolore sia consolato e chi ha perso la vita sia accolto nel tuo abbraccio amorevole. Dona a tutti i popoli la tanto desiderata pace.

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Dio le vittime delle ingiustizie, i dimenticati e i miseri. Accogli la loro invocazione di un tempo di consolazione e di salvezza,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Signore tutti coloro che sono perseguitati per la loro fede, proteggi chi soffre a causa del Vangelo e dell’amore per la giustizia.

Noi ti preghiamo

  

Guida i tuoi figli o Dio del cielo perché siano testimoni credibili del Vangelo e indichino a chi ancora non ti conosce la strada che conduce con gioia ad essere tuoi discepoli.

Noi ti preghiamo

 

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