venerdì 17 marzo 2023

IV domenica di Quaresima - Anno A - 19 marzo 2023

 


 

Dal primo libro di Samuele 16, 1b.4a. 6-7. 10-13

In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Alzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

 

Salmo 22 - Il Signore mi guida su pascoli erbosi
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 8-14

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».

 

Gloria a te, o Signore, re di eterna gloria

Io sono la luce del mondo, dice il Signore,
chi segue me, non sarà nelle tenebre
Gloria a te, o Signore, re di eterna gloria

 

Dal vangelo secondo Giovanni 9, 1-41

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e lavati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Giovanni ci trasporta oggi per le strade di Gerusalemme. Sono affollate e caotiche, piene di gente che va ognuna per i fatti propri. È il modo di vivere nelle città di ogni tempo, in cui i destini degli uomini si sfiorano, ma difficilmente si incontrano.

Così era anche la situazione di un cieco che stava al bordo della strada: Gesù e i discepoli passando lo vedono, ma per questi ultimi è solo l’occasione per porsi un interrogativo di tipo filosofico: “chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?” Cioè il loro sguardo distratto e superficiale non vede quella persona per chi egli è, con la sua dignità di essere umano sofferente per la malattia e l’isolamento conseguente, ma solo come un “caso” che suscita la loro discussione, ma non li interroga personalmente.

La stessa cosa avviene a tutti quelli che intervengono subito dopo: I farisei scandalizzati da Gesù che guarisce di sabato contravvenendo alla legge, la gente intorno che non lo riconosce più, i genitori contrariati da tanta notorietà e dai rischi che ne conseguono. Tutti discutono, ognuno assume una posizione, polemizza, ma il cieco rimane sullo sfondo, senza importanza, è solo un oggetto di cui parlare, così come nessuno si rende veramente conto dell’importanza di quello che è avvenuto. Il profeta Isaia dice che “ridare la vista ai ciechi” è un segno messianico (Is 35,5), uno squarcio di Regno di Dio si è aperto, la benevolenza di Dio si è manifestata, la natura è stata ribaltata dalla forza di un amore più forte del male. Eppure non c’è nessuno dei presenti che gioisca del fatto che il cieco ha riacquistato la vista, nemmeno i suoi genitori!

Sì, il male spesso si impadronisce della vita negli uomini e la influenza tanto da non permettere loro di riconoscere l’eccezionalità della forza del bene quando essa prevale su quella del male. È più facile infatti accettare la realtà così come è, come qualcosa contro la quale è inutile ribellarsi, anche quando essa è accompagnata da sofferenza. Invece Gesù non si rassegna.

Sì davanti alla forza del male che in questi nostri tempi si manifesta nella guerra o nelle tragiche morti in mare, spesso è prevalso un senso di impotenza e paura che spinge ad accettarla con un senso di abitudine rassegnata. Invece possiamo fare molto, almeno per lenirne le conseguenze più pesanti che, come sempre in questi casi, colpiscono i più deboli e i poveri. Gesù lo dice esplicitamente: “perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato.” Sì, dobbiamo vivere questo tempo come un’opportunità per manifestare le opere di Dio, e non per rafforzare le opere del maligno che vuole spegnere la preoccupazione solidale per l’altro. Gesù ci pone di fronte una responsabilità impellente, non una semplice opzione facoltativa: “Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato”! e l’opera di Dio è non darsi riposo finché non prevalga il bene, senza lasciare spazio all’istinto di autopreservazione e del risparmio di sé.

È quello che Gesù fa: non sta lì a discutere, a valutare i pro e i contro, a saggiare cosa pensano gli altri, ma davanti alla sofferenza di un uomo lo ama fino in fondo assumendola su di sé come propria, e questo impone una svolta decisiva al corso normale degli eventi: il cieco riacquista la vista

Questo perché solo Gesù lo vede come un uomo, ne avverte la sofferenza e gli vuole subito bene, combatte per lui e vince il male. Gli altri sono ciechi di umanità. È questo il senso del rimprovero che il Signore muove a quelli che giudicano male il suo operato: “Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane.”

Anche noi spesso siamo ciechi, perché non sappiamo vedere nell’altro un uomo, la sua storia, la porzione di sofferenza di cui è carico, il fratello, la domanda di amore rivolta a me. Magari crediamo di vederci bene perché sappiamo individuare un “caso”, lo inquadriamo in una categoria, sappiamo anche dire chi dovrebbe occuparsene e in che modo, ma non riusciamo a scorgervi uno che interroga proprio me, siamo ciechi di umanità.

Queste domeniche di Quaresima ci accompagnano verso Gerusalemme dove Gesù va a morire. Con quali occhi vedremo quel nazareno imprigionato, trascinato nelle strade, deriso e oltraggiato? Ci metteremo a discutere su chi ha torto e ragione, sulle colpe e le responsabilità altrui, sull’opportunità o meno di certe scelte di Gesù?

Con quali occhi vedremo quel poveraccio caricato di una croce e infine appeso ad essa in mezzo al trambusto delle strade piene di calca per la festa imminente? Ci fermeremo o resteremo indaffarati a preparare la nostra festa, a scacciare la paura con la distrazione e la concentrazione su di sé?

Questa Quaresima è tempo che ci è donato per guarire dalla nostra cecità all’umano. Altrimenti con quali occhi vedremo Gesù morire? Ma soprattutto con quali occhi ci accorgeremo che la tomba è vuota, che Gesù è risorto e il male assoluto, la morte, è vinta dalla forza del suo amore?

Questa domenica viene come un avvertimento importante: facciamoci aprire gli occhi da Dio per poter vedere l’umanità di chi abbiamo di fronte. In un tempo difficile come il nostro impariamo a vedere il fratello e la sorella dietro il velo dell’isolamento che ci allontana sempre più. Impariamo la misericordia di Gesù che va verso la morte a Gerusalemme, la sua tenerezza davanti al prossimo, la compassione per chi è povero, la simpatia per il fratello e la sorella, il desiderio di essere solidali e non indifferenti. Impariamo a vederci come ci vede lui, amando.

 

Preghiere 

  

O Signore noi ti preghiamo, guarisci la nostra cecità al bisogno del povero e lava i nostri occhi dal velo dell’egoismo. Aiutaci ad essere come te misericordiosi e pronti ad aiutare chi è nel dolore.

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Padre del cielo che sappiamo gioire della liberazione del prigioniero e della guarigione del malato, perché ogni buona notizia è segno dell’avvicinarsi del tuo regno di pace e di giustizia.

Noi ti preghiamo

 

O Gesù che ti avvii verso Gerusalemme per essere condannato a morte, salva quanti sono colpiti dalla violenza del male, accogli nel tuo regno di amore quanti sono morti.

Noi ti preghiamo

  

Donaci o Padre la grazia di seguire il nostro Signore fin sotto la croce per accoglierne l’eredità di amore. Fa’ che non fuggiamo spaventati ma restiamo fedeli a lui.

Noi ti preghiamo

 

Guarda con amore o Dio del cielo tutti coloro che sono oppressi dalla minaccia della guerra in questi giorni difficili di timore. Allontana presto ogni violenza e conduci i tuoi figli alla salvezza.

Noi ti preghiamo

  

O Signore fa’ che tutti i tuoi figli si radunino ai piedi della croce per contemplare il mistero di un amore così grande. Mostraci il tuo cuore aperto alla misericordia e al perdono persino per chi ti stava inchiodando alla croce.

Noi ti preghiamo.

 

Guarisci o Padre chi è malato e nel dolore, consola chi è disperato, proteggi chi è solo, senza casa e famiglia. Fa’ che il grido del povero sia ascoltato e consolato da fratelli pronti a soccorrerlo.

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Signore Gesù tutti i tuoi figli che ovunque nel mondo invocano il tuo nome e si affidano alla tua misericordia. Fa’ che la loro testimonianza evangelica disarmi i cuori e susciti benevolenza in tutti.

Noi ti preghiamo

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