sabato 28 giugno 2025

Festa del Corpo e Sangue di Cristo - Anno C - 21 giugno 2025

 


 

Dal libro della Genesi 14, 18-20

In quei giorni, Melchidesech, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». E [Abramo] diede a lui la decima di tutto.  

 

Salmo 109 - Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.
Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
 
Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchidesech».

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 11, 23-26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 9, 11b-17

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, l’apostolo Paolo apre il suo racconto ai corinzi dell’ultima cena di Gesù assieme ai dodici con le parole: “io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso.” Questa frase ci dice alcune cose molto importanti.

Innanzitutto che la partecipazione al banchetto eucaristico è un dono che riceviamo,  ed “essere venuti a Messa”, come si dice oggi, non è un merito da vantare, ma un dono di cui esser grati e che aumenta il nostro debito nei confronti di Dio.

Ma anche, questo è il secondo punto, è un debito che si accumula nei confronti degli altri uomini: “a mia volta vi ho trasmesso” dice Paolo. Il dono di Dio, qualunque esso sia, è veramente strano, ci rende debitori non solo nei suoi confronti, ma nei confronti degli altri.

Terzo, quello che sente Paolo nei confronti dei Corinzi è il debito non di un discorso, ma di qualcosa che risponda in modo concreto alla fame altrettanto concreta di coloro che ha di fronte.

Lo vediamo bene anche nel brano del vangelo di Luca. Gesù sa che la gente lo segue perché ha fame delle sue parole, ma poi lo nutre anche con il pane e il pesce. Le due cose non sono distinte né hanno per lui un’importanza diversa. Siamo noi e la nostra cultura di derivazione greca a distinguere e contrapporre ciò che è spirituale da ciò che è materiale, fisico. Il filosofo russo Berdjaev diceva: “Quella del pane per me è una questione materiale; ma la questione del pane per il mio prossimo, per gli uomini di tutto il mondo, è una questione spirituale e religiosa

Sono parole molto belle, perché ci dicono che il “materiale” veramente non conta se si tratta di accumulo di beni per me stesso, ma altrettanto ci dice che è invece cruciale per il nostro “spirito” se si tratta di occuparsi della mancanza di ciò che è necessario per vivere, di ciò che dà dignità alle persone, di ciò che riempie il vuoto di speranza, di prospettiva, di futuro di tanti. Allora sì che il “materiale”, chiamiamolo pane, o acqua potabile, o istruzione, o cure mediche, o qualsiasi altra cosa deve divenire un nostro problema spirituale, cioè che riguarda la profondità del nostro essere uomini creati da Dio a sua immagine.

È lo stesso che diceva Giovanni Crisostomo parlando a Costantinopoli nel IV secolo: “Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità.”

Care sorelle e cari fratelli, ragionare con le categorie contrapposte dello “spirituale/materiale” impoverisce la nostra fede e il nostro essere chiesa. Se togliamo la parte materiale all’eucarestia cosa resta? Niente! Se rinchiudiamo il nostro “fare la comunione”, come si dice comunemente, in un ambito puramente individuale ed emozionale e devozionale lo rendiamo qualcosa di diverso da quello che Gesù ci ha voluto donare. Comunione vuol dire “unione profonda, amore perfetto” e come può esistere se elimino la presenza fisica dei fratelli e delle sorelle? Giovanni scrive nella sua prima lettera: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.” (4,20)

Ed ecco allora che festeggiare come facciamo oggi il dono che Gesù ci ha fatto di un pane e un vino concreto che nutrono allo stesso tempo il corpo e lo spirito significa ricomprendere il profondo legame che unisce nella nostra fede la nostra umanità, resa perfetta nell’imitazione di Gesù, con la materialità di un voler bene che non può fare a meno del suo oggetto, cioè l’altro in carne e ossa.

Il racconto di Paolo ai Corinzi dell’ultima cena si conclude con un invito che ripetiamo anche noi ogni domenica: “fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me.” Forse non ci siamo mai soffermati su questo aspetto: l’Eucarestia che riceviamo in dono è accompagnata da un invito a “fare qualcosa.” Lo si vede bene nel racconto della moltiplicazione dei pani che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Luca. Gesù chiede ai discepoli riluttanti di fare qualcosa essi stessi: dare da mangiare alla folla affamata. Essi non sono nemmeno sfiorati dall’idea che è una cosa di loro competenza, né tantomeno che possono riuscire a soddisfare un bisogno così grande, erano cinquemila uomini, più donne e bambini.

Gesù avrebbe potuto provvedere da sé e compiere il miracolo senza bisogno di intermediazione, eppure chiede ai discepoli di “fare qualcosa” anche loro. Gesù ha bisogno che i discepoli diano quel poco che hanno e che distribuiscano il molto nel quale Gesù lo ha trasformato perché ciascuno ne abbia “a sazietà”, e non solo un po’.

Lo stesso è chiesto a noi ogni domenica quando ripetiamo il gesto di Gesù di trasformare il pane e il vino nel suo corpo. Anche a noi è chiesto: “fate questo in memoria di me.” Facciamo anche noi lo stesso, cioè doniamo noi stessi, cioè non il superfluo o ciò che non ci serve più, ma l’essenziale, tutto e ricorderemo con questo gesto cosa vuol dire essere veri uomini e figli di Dio, come Gesù.

 

Preghiere 

 

O Signore Gesù che ci offri il tuo corpo e sangue perché nutra la nostra debolezza, aiutaci a seguire il tuo esempio e farci sostegno per tanti.

Noi ti preghiamo

  

Tu o Gesù ti sei commosso davanti alla folla affamata e hai moltiplicato il poco che possedevano i discepoli per sfamare tutti. Ti preghiamo, fa’ che le nostre povere forze siano moltiplicare dal tuo amore e siano utili a tutti.

Noi ti preghiamo

 

Come una grande unica famiglia tu ci riunisci, o Dio, sulla terra. Fa’ che non sentiamo nessuno estraneo o nemico, ma tutti siano amati e sostenuti da noi come fratelli e sorelle. 

Noi ti preghiamo

  

Ti invochiamo o Dio del cielo, proteggi e guarisci chi è malato e sofferente. Perché coloro che sono nel dolore abbiano le cure amorevoli e il conforto di cui hanno bisogno,

Noi ti preghiamo

 

Con insistenza o Padre misericordioso, invochiamo il tuo perdono, perché noi troppo spesso crediamo di poter fare a meno del nutrimento buono del tuo corpo e della tua parola.

Noi ti preghiamo

  

O Dio della pace, ti invochiamo, fa’ cessare ogni guerra che semina morte e dolore. Aiuta i popoli a vivere nella pace e nella concordia, come figli di un unico padre e fratelli della stessa famiglia. Libera chi è nel dolore, minacciato e prigioniero,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi O Dio tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi. Fa’ che il tuo nome porti pace e vita piena in ogni luogo.

Noi ti preghiamo

  

Ti invochiamo o Signore Gesù per ciascuno di noi che partecipiamo al banchetto in cui ci offri tutto te stesso, corpo e sangue. Fa’ che anche noi sappiamo rendere la nostra vita ricca di buoni frutti.

Noi ti preghiamo

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