giovedì 15 marzo 2012

IV domenica del tempo di Quaresima




Dal secondo libro delle Cronache 36,14-16.19-23

In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme. Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi i suoi nemici incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi. Il re dei Caldei deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni». Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».



Salmo 136 - Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.


Lungo i fiumi di Babilonia, +
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.


Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».


Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.


Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.


Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni 2,4-10

Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.



Lode a te, o Signore, re di eterna gloria
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria


Dal vangelo secondo Giovanni 3,14-21

C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbi, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Replicò Nicodemo: "Come può accadere questo?". Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo.  Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».



Commento

Abbiamo ascoltato il dialogo fra Gesù e Nicodemo, un incontro difficile e controverso. Si svolge di notte, come a significare il buio in cui si trova l’anima di quell’uomo.

Quante volte anche noi ci rendiamo conto di trovarci al buio. Le incertezze, il dubbio, la mancanza di una via chiara da percorrere, ma anche la sofferenza, la solitudine, le delusioni ci fanno vivere in una oscurità del cuore da cui a volte sembra veramente difficile uscire. Così accade che nel buio ci accorgiamo solo di noi stessi, e le sensazioni che vengono dalla nostra esistenza diventano l’unica cosa di cui ci accorgiamo. E’ la condizione di una vita imprigionata in un orizzonte limitato che non trova una direzione verso cui andare e una meta da raggiungere al di fuori di se stessi.

Pur vivendo in questa condizione Nicodemo però è un uomo che non si rassegna al buio, non lo accetta come la condizione normale della sua vita: cerca la luce. Per questo Nicodemo in un certo senso ci indica una strada: la via del non rassegnarci ad accettare la situazione presente come definitiva, e del non rassegnarci a vivere un’esistenza al buio, con rari sprazzi di luce e una “normale” oscurità. Non si può fare l’abitudine ad una vita chiusa in se stessa che vede e sente solo ciò che tocca il proprio corpo, che si accorge e si interessa solo di quello che lo sfiora ! Che vita è ?

In questa Quaresima Nicodemo, uomo in ricerca, pone a se stesso e suscita in noi una domanda: come uscire dal buio? Non soffochiamo questa domanda nell’abitudine, non attutiamola nel considerare normale il buio e un fastidio la luce che ci mostra troppe cose, anche quelle spiacevoli.

E’ utile allora seguire il dialogo di Nicodemo con il Signore e riconoscere in esso anche la traccia del nostro personale incontro con Gesù.

Innanzitutto dobbiamo notare come Nicodemo sia un “maestro”, conosce Gesù e ne ha capito l’importanza. Infatti dice: “sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”. Non è uno sciocco né un ignorante. Sa di Dio, riconosce la sua presenza, si capisce dalle sue parole che conosce la Scrittura. Gesù intuisce che il nodo di Nicodemo è proprio questo: conosce la religione, ha capito chi è lui, ma non crede che questo possa essere così rilevante per la sua vita da portarlo a decidere di cambiarla. Per Questo il Signore lo invita a “rinascere di nuovo”, ovvero a far nascere qualcosa di nuovo in sé: gesti, sentimenti, decisioni, un modo di vivere nuovi: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Rinascere dall’alto vuol dire che, per Gesù, i motivi per uscire dal buio e incamminarsi verso la luce non li potremo mai trovare nel basso delle nostre sensazioni, nel quotidiano delle abitudini, nello stretto delle convenienze, del piccolo commercio, come dicevamo domenica scorsa, nei conti del dare e dell’avere. No, la vita nuova di cui abbiamo bisogno nasce se alziamo gli occhi da noi stessi e troviamo in uno sguardo alto il motivo per incamminarci altrove.

Nicodemo ribatte con il suo realismo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio?” e poi poco dopo: “Come può accadere questo?” E’ lo scetticismo amaro di chi, restando nel chiuso della propria esperienza personale, non riesce a trovare motivi per fidarsi di Gesù. Il Signore glielo rimprovera: “voi non accogliete la nostra testimonianza ... vi ho parlato di cose della terra e non credete”.

Sono le nostre stesse obiezioni: “Non ho mai fatto questo, come potrei cominciare adesso? Come posso fidarmi? Venire qui in chiesa il mercoledì sera per pregare e ascoltare la Parola di Dio, come posso, con tutto quello che ho da fare? Voler bene a un povero, diventare suo amico, come è possibile, con tutto quello che si sente dire?” Oppure noi abbiamo un altro genere di obiezioni che all’apparenza sono altrettanto realistiche: “E’ troppo difficile per me, non sono in grado, non ne ho le forze”, e in genere lo si afferma ancora prima di provare, o al primo ostacolo. 

Anche se conosce il Signore, Nicodemo non si fida di fare quello che lui dice. Lo chiama “maestro” ma non accetta di applicare alla sua vita il suo insegnamento. E’ lo stesso problema nostro: anche noi conosciamo Gesù e lo chiamiamo Signore e Maestro, ma non ci fidiamo di fare quello che lui insegna, anche noi ascoltiamo e non crediamo.

Gesù però, pazientemente, non abbandona Nicodemo nella sua incredulità scettica e amara, nel buio del suo cuore. Usa l’unica arma che egli ha a sua disposizione: l’amore. Gli parla dell’amore di Dio: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” e della sua misericordia: “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” e infine del proprio stesso amore che giunge a dare la vita innalzato sulla croce: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Cosa può fare di più Dio per smuovere alla fiducia il nostro animo intorpidito che mostrarci il suo amore gratuito?  E’ quello che ogni domenica a messa ci ricorda, donandoci il suo corpo e sangue, tutto se stesso offerto senza remore per la nostra salvezza.

Il Vangelo conclude così quel dialogo, con le parole sulla bontà e la misericordia di Dio. Non ci dice se Nicodemo accolse l’invito di Gesù a fidarsi di lui per veder nascere una nuova vita fuori dal buio. Il Vangelo infatti lascia a noi di scrivere la conclusione di questo brano. Ciascuno con la scrive con la propria decisione.

 
Preghiere

O Signore Gesù che ci indichi la via della salvezza, illumina i nostri passi perché sappiamo seguirti sulla strada dell’amore e della misericordia per tutti.
Noi ti preghiamo

O Padre buono che vuoi la salvezza di ogni uomo e per questo hai mandato il tuo Figlio unigenito, perdona la chiusura dei nostri cuori che vedono solo se stessi. Fa’ che ci apriamo all’ascolto del Vangelo e ad una vita buona e generosa.
Noi ti preghiamo

Cristo nostro Signore, non sdegnarti della durezza del nostro cuore. Perdona le indecisioni, i dubbi, le incertezze; guarisci l’insensibilità e l’egoismo, perché possiamo rinascere ad una vita nuova.
Noi ti preghiamo

O Gesù che ci doni l’esempio del tuo amore fino al dono della vita, fa’ che sappiamo essere generosi e solidali con i nostri fratelli nel bisogno. Suscita in noi sentimenti di pietà e accoglienza quando li incontriamo.
Noi ti preghiamo

O Dio del cielo, ti ringraziamo perché ogni domenica ci indichi la via per uscire dal buio di una vita chiusa in se stessa. Fa’ che incontrandoti nella liturgia cogliamo l’occasione per vivere sentimenti nuovi e compiere azioni nuove per tutta la settimana.
Noi ti preghiamo

O Spirito di amore, suscita nella nostra città sentimenti di fraterna solidarietà, perché nessuno resti da solo nel bisogno e nel dolore.
Noi ti preghiamo.

Padre clemente e misericordioso, ti preghiamo per il continente africano dove il Papa Benedetto sta portando la vicinanza di tutta la Chiesa universale. Fa’ che non dimentichiamo le sue sofferenze e le sue ferite e impariamo ad amare i suoi figli che vivono nella nostra terra.
Noi ti preghiamo

Suscita o Dio nuove forze e nuove energie in ogni cristiano perché sappia testimoniare con autenticità il Vangelo. Fa’ che rinati dall’alto, nell’amore dello Spirito santo, portiamo l’annuncio della morte e resurrezione di Cristo in ogni luogo della nostra vita.
Noi ti preghiamo

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