lunedì 5 marzo 2012

II domenica di Quaresima


Dal libro della Genesi 22,1-2.9a.10-13.15-18

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».



Salmo 115 - Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,31b-34

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!



Lode a te, o Signore, Re di eterna gloria
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».
Lode a te, o Signore, Re di eterna gloria



Dal vangelo secondo Marco 9,2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Commento

Il libro della Genesi ci presenta la figura di Abramo, un pastore che vagava per le steppe e i deserti del Medio oriente con la sua famiglia e il gregge da cui traeva sostentamento per sé e per i suoi.  Con difficoltà riusciamo ad immaginare cosa poteva significare una tale esistenza, nomade in mezzo a terre inospitali e straniere. Possiamo forse fare un parallelo pensando ai senza casa che vagano per le vie delle città, o ai migranti che affrontano viaggi pericolosi per sfuggire alla morte. La sua vita era legata alla possibilità di trovare pascoli per il suo gregge, e mille pericoli erano sempre in agguato a minacciarlo: la malattia, oppure la carestia significavano morte sicura, ma anche semplicemente incontrare sulla strada qualcuno più forte di lui voleva dire essere ucciso assieme alla sua famiglia o essere derubato di tutti i suoi averi.

Abramo ha ben chiara la precarietà della sua esistenza tanto che afferma, rivolgendosi al Signore: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere...” (Gn 18, 27). Queste parole potrebbero essere le parole di ogni uomo. Siamo tutti cenere e polvere, e il rito del mercoledì delle ceneri che apre la Quaresima ce lo ricorda bene, anche se oggi ben maggiori sicurezze ci garantiscono un futuro meno incerto. Sì, è questa la coscienza che il tempo di Quaresima vuole aiutarci ad assumere come nostra, perché è la più vera, ma noi facciamo tanta fatica ad accettarla. Anzi spesso la rifiutiamo, preferendo l’illusione di una forza e un’autosufficienza che talvolta non si arrende nemmeno di fronte all’evidenza del contrario.  

In questa situazione di precarietà estrema, abbiamo sentito come l’angelo stende su Abramo la benedizione di Dio che gli promette un futuro di sicurezza e di prosperità: “ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra”.

E’ per Abramo la garanzia di un futuro felice, senza preoccupazioni per l’esistenza sua e della sua famiglia, senza dover dipendere dal caso e dalla fortuna, senza dover temere  minacce e pericoli. E’ la benedizione che vorremmo Dio facesse scendere su ciascuno di noi: non doverci preoccupare degli assalti della vita, non dover fronteggiare le onde del male che come una marea sembrano salire minacciose contro di noi, sotto l’aspetto della malattia, della precarietà e della crisi economica, delle delusioni affettive, della depressione, della solitudine, della violenza diffusa, dei rischi per i nostri cari.

Ci chiediamo: come ha fatto Abramo a meritare una tale benedizione?

Come possiamo anche noi far parte della discendenza di Abramo ed essere eredi con lui della benedizione di Dio?

L’angelo dice chiaramente la ragione del compiacimento di Dio e della benedizione: “perché tu hai obbedito alla mia voce”. Sì, Abramo non ha avuto dubbi quando Dio gli ha chiesto di compiere un gesto così estremo ed incomprensibile come offrire in sacrificio il suo unico figlio. Sicuramente avrà ritenuto assurda questa richiesta, non ne capiva il senso e avrà avvertito un moto di rifiuto istintivo; eppure ha accolto la volontà di Dio come la cosa da fare, anche senza capire e senza sapere perché, per fiducia in lui.

Quante volte le richieste del Signore ci appaiono insensate, Pensiamo al famoso detto: “io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra” (Mt 5,39); ci sembra un pericolosa dimostrazione di debolezza davanti alla violenza altrui; “C’è più gioia nel dare che ne ricevere  (At 20,35); la nostra esperienza quotidiana ci dimostra sempre il contrario; “Beati i miti…; beati i misericordiosi…; beati gli afflitti…; beati i poveri…” (Mt 5); chi di noi in fondo al cuore non crede fermamente il contrario, che è beato chi prevale e non chi soccombe, chi emerge e non chi resta indietro, chi gode e non chi è nella privazione, ecc…? E così via, si potrebbero fare altri mille esempi.

Molti degli inviti di Dio ci sembrano cose insensate, anzi ancora di più: cose che ci chiedono di rinnegare ciò che di più vero e sacrosanto abbiamo nella vita. Il nostro figlio primogenito è il nostro modo di pensare e di essere, le nostre certezze, ciò che abbiamo di più vero e fondamentale: le nostre convinzioni più radicate, quello che ci sembra più intimamente nostro, la nostra indole e carattere, le nostre abitudini e reazioni istintive.

Eppure Abramo non esitò a sacrificare il suo figlio, ed ebbe fiducia che obbedire ad una richiesta del Signore, per quanto incomprensibile, non poteva che essere una scelta per il suo bene.

Così è di noi, ogni volta che accettiamo di sacrificare ciò che ci sembra essere carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, come un figlio per obbedire ad un volere che non capiamo: riceviamo il centuplo in vita benedetta, sicurezza e pace per noi e per chi ci sta a cuore.

Infatti la storia ci dimostra come la richiesta di Dio ad Abramo non era certo per avere la vita del figlio, ma per rafforzare la fiducia del patriarca in lui.

Il male ci tenta offrendoci cose apparentemente molto sensate, e chiedendoci in cambio sacrifici anche pesanti, ma che ci rendono peggiori e ci ingannano.

Dio ci mette alla prova chiedendoci cose che apparentemente ci sembrano assurde, ma che in realtà si rivelano per essere una benedizione.

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo noi la fiducia di fare la volontà di Dio, anche senza comprenderne immediatamente il senso?

Abramo possiamo dire che quasi non aveva scelta: nella precarietà della sua vita assicurarsi la protezione di Dio gli era indispensabile per la sopravvivenza, pensare di potersi permettere di fare a meno di un alleato cosi potente sarebbe stato folle. Ma noi abbiamo tutto, non abbiamo bisogno di niente e di nessuno, è  facile credere che non abbiamo bisogno nemmeno della benedizione di Dio.

La Quaresima ci invita a riscoprire la precarietà di una vita in balia del male. Tanto spesso noi la affidiamo alla ripetizione delle abitudini che rassicurano o alla forza dell’imporsi con arroganza, come queste fossero le certezze più sicure.

Se riscopriamo la nostra fragilità umana sentiremo il bisogno di invocare la benedizione che Dio ci manifesti la sua volontà per la nostra vita, affinché noi possiamo compierla. E’ questa la roccia della nostra vita, la sicurezza di ogni esistenza.

Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!” disse lo Spirito al momento della trasfigurazione di Gesù sulla montagna. La Quaresima ci da lo stesso consiglio: ascolta l’invito del Signore, figlio di Dio, cerca la sua volontà per poterla seguire, perché la sua benedizione ci accompagni ogni giorno della nostra vita.





Preghiere


O Signore manifestaci la tua volontà perché possiamo compierla. Aiutaci a non disprezzarla come qualcosa di insensato o troppo difficile, e ad accoglierla come il consiglio di un padre buono.
Noi ti preghiamo

O Padre misericordioso perdona quando le nostre vie si allontanano da te. Accoglici pentiti in questa Quaresima in cui scopriamo il nostro bisogno di essere guidati e amati dalla tua bontà
Noi ti preghiamo

Padre ti preghiamo per quanti operano il male e agiscono con violenza e ingiustizia. Fa’ che il loro cuore possa tornare umano e riscoprano la bellezza di essere figli della pace che ci doni.
Noi ti preghiamo

Accogli o Dio nel tuo amore tutti coloro che muoiono invocando la tua misericordia, consola chi è solo e dimenticato nel momento del dolore, sostieni chi è disperso nei pensieri del proprio cuore, perché trovi presto la via che conduce  a te.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Signore, trasfigura le nostre esistenze rendendole simili alla bellezza della tua gloria. Donaci la grazia di non dimenticare mai la gioia dello stare in tua compagnia.
Noi ti preghiamo

O Cristo che ti prepari col digiuno e la penitenza ad affrontare la prova della passione e della morte, fa’ che sappiamo restarti vicini in questo tempo di Quaresima, meditando la tua Parola e vivendo la carità con i fratelli, specialmente i più bisognosi.
Noi ti preghiamo.

Proteggi o Dio onnipotente tutti i tuoi figli che sono nel pericolo. Dona la grazia del perdono a quanti ti invocano, guarisci i malati, salva i perseguitati, dai ristoro a chi soffre per l’ingiustizia e la violenza.
Noi ti preghiamo

O Signore ti ringraziamo ancora una volta per il dono della fede che ci fa gustare la gioia di essere tuoi figli. Fa che per nessun motivo dimentichiamo il nostro bisogno di restarti vicino e di legarci ai nostri fratelli e sorelle.
Noi ti preghiamo

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