lunedì 26 marzo 2012

Preghiera di mercoledì 21 marzo (IV di Quaresima)


Amos 5,4-20


Così dice il Signore alla casa d'Israele:
"Cercate me e vivrete!
5Non cercate Betel,
non andate a Gàlgala,
non passate a Bersabea,
perché Gàlgala andrà certo in esilio
e Betel sarà ridotta al nulla".
Cercate il Signore e vivrete,
altrimenti egli, come un fuoco,
brucerà la casa di Giuseppe,
la divorerà e nessuno spegnerà Betel!
7Essi trasformano il diritto in assenzio
e gettano a terra la giustizia.
Colui che ha fatto le Pleiadi e Orione,
cambia il buio in chiarore del mattino
e il giorno nell'oscurità della notte,
colui che chiama a raccolta le acque del mare
e le riversa sulla terra,
Signore è il suo nome.
9Egli fa cadere la rovina sull'uomo potente
e fa giungere la devastazione sulle fortezze.
10Essi odiano chi fa giuste accuse in tribunale
e detestano chi testimonia secondo verità.
11Poiché voi schiacciate l'indigente
e gli estorcete una parte del grano,
voi che avete costruito case in pietra squadrata,
non le abiterete;
voi che avete innalzato vigne deliziose,
non ne berrete il vino.
12So infatti quanto numerosi sono i vostri misfatti,
quanto enormi i vostri peccati.
Essi sono ostili verso il giusto,
prendono compensi illeciti
e respingono i poveri nel tribunale.
13Perciò il prudente in questo tempo tacerà,
perché sarà un tempo di calamità.
14Cercate il bene e non il male,
se volete vivere,
e solo così il Signore, Dio degli eserciti,
sarà con voi, come voi dite.
Odiate il male e amate il bene
e ristabilite nei tribunali il diritto;
forse il Signore, Dio degli eserciti,
avrà pietà del resto di Giuseppe.
16Perciò così dice il Signore,
Dio degli eserciti, il Signore:
"In tutte le piazze vi sarà lamento,
in tutte le strade si dirà: "Ohimè! ohimè!".
Si chiameranno i contadini a fare il lutto
e quelli che conoscono la nenia a fare il lamento.
17In tutte le vigne vi sarà lamento,
quando io passerò in mezzo a te",
dice il Signore.
Guai a coloro che attendono il giorno del Signore!
Che cosa sarà per voi il giorno del Signore?
Tenebre e non luce!
19Come quando uno fugge davanti al leone
e s'imbatte in un orso;
come quando entra in casa,
appoggia la mano sul muro
e un serpente lo morde.
20Non sarà forse tenebra, non luce,
il giorno del Signore?
Oscurità, senza splendore alcuno?
 

Il profeta Amos rivolge a Israele le parole appassionate di Dio.
Sono parole dure e di condanna, contengono minacce durissime, ma  se andiamo in profondità sono innanzitutto le parole di un Dio ferito nel suo amore non corrisposto. Invece di esprimere al Signore Dio  gratitudine per quanto ricevuto, il popolo si rivolge agli dei che sembrano loro più accessibili e meno esigenti. Sì, è facile preferire rivolgersi agli idoli che non ci chiedono nulla, anzi benedicono il nostro modo di fare e danno l’assenso muto ai nostri desideri e modi di fare. È l’idea, così diffusa del pensare: “Che male c’è se mi comporto così? Chi mi potrà giudicare?” Diamo per scontato che la realtà ci appartiene, e deve obbedire al nostro volere. Quello che abbiamo è un nostro possesso e un diritto.

Lo pensa chi non riconosce più Dio, anzi più si allontana da lui, più si sente autorizzato a comportarsi come meglio crede, senza preoccupazione alcuna.
Dio rivendica che ciò che lui ha fatto e continua a fare per l’uomo non è un diritto, ma un suo dono:

“Colui che ha fatto le Pleiadi e Orione,
cambia il buio in chiarore del mattino
e il giorno nell'oscurità della notte,
colui che chiama a raccolta le acque del mare
e le riversa sulla terra,
Signore è il suo nome.”

La Signoria di Dio si esprime nella libertà del suo amore, voluto per scelta e mai dovuto.

 “Cercate il Signore” implora Dio, perché ormai vi siete allontanati. L’uomo orgoglioso si stupisce di non essere seguito da Dio sui passi che lui sente di fare. Sì, Dio non ci insegue, perché non vuole la nostra rovina. Non accetta di seguirlo sulle vie dell’ingiustizia, di cui parla il profeta Amos, ma invita l’uomo a ritornare a lui:

“So infatti quanto numerosi sono i vostri misfatti,
quanto enormi i vostri peccati.
Essi sono ostili verso il giusto,
prendono compensi illeciti
e respingono i poveri nel tribunale.”

È l’invito della Quaresima, tempo del ritorno, come cantiamo nell’inno di questo tempo, perché ci siamo allontanati. 

C’è bisogno di uscire in questo tempo dal frastuono assordante delle mille giustificazioni e divagazioni per concentrarci su ciò che è essenziale:

“il prudente in questo tempo tacerà”
14Cercate il bene e non il male,
se volete vivere,
e solo così il Signore, Dio degli eserciti,
sarà con voi, come voi dite.
Odiate il male e amate il bene
e ristabilite nei tribunali il diritto;
forse il Signore, Dio degli eserciti,
avrà pietà del resto di Giuseppe.
 
Bisogna mettersi in ricerca, interrogarsi e il metro del nostro ritorno è la giustizia, cioè ridare il posto giustoa a Dio, dopo averlo gettato in un angolo e ai fratelli e alle sorelle, con i loro bisogno.

Amos parla di un lamento, cioè la capacità di farci portavoce del dolore di chi soffre. Sì, il segno della nostra giustizia è quanto siamo capaci di non farci portavoce solo del nostro lamento e insoddisfazione, ma del lamento per l’afflizione degli altri:

“Beati gli afflitti, perché saranno consolati” ammonisce il Signore e ci invita ad affliggerci per il male del mondo.

Infine Amos parla di un “giorno del Signore”:

Guai a coloro che attendono il giorno del Signore!
Che cosa sarà per voi il giorno del Signore?
Tenebre e non luce!
19Come quando uno fugge davanti al leone
e s'imbatte in un orso;
come quando entra in casa,
appoggia la mano sul muro
e un serpente lo morde.
20Non sarà forse tenebra, non luce,
il giorno del Signore?
Oscurità, senza splendore alcuno?
 
Il giorno del Signore è il giorno della verità, in cui sono smascherati tutte le finzioni con cui ci illudiamo di ingannare noi stessi e gli altri. È il giorno della morte e resurrezione di Gesù. È infatti il suo amore capace di arrivare fino al dono estremo di tutto se stesso e quello del Padre che ridona la vita perché più forte della morte è l’amore. Temiamo quel giorno, cioè temiamo il giudizio che da esso viene su di chi non ha approfittato del tempo per trovarsi davanti a Dio puro e senza macchia.

Sì, non vinca su di noi l’oscurità della morte, come l’ultima parola, ma splenda nei nostri cuori, aperti e disponibili, la luce della resurrezione, dopo che lamentandoci con il mondo per la forza ingiusta del male, abbiamo riconosciuto il nostro bisogno di essere da lui salvati.


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