giovedì 15 marzo 2012

III domenica del tempo di Quaresima




Dal libro dell'Esodo 20, 1-17

In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».



Salmo 18 - Signore, tu hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.


Dalla prima lettera di Paolo apostolo ai Corinzi 1,22-25

Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.



Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!


Dal vangelo secondo Giovanni 2,13-25

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.



Commento

Cari fratelli e care sorelle, dice l’evangelista Giovanni che “Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme”. Anche noi ci troviamo nel tempo che precede immediatamente la Pasqua, in questa Quaresima tempo benedetto, e in compagnia di Gesù ci avviamo verso Gerusalemme per essere testimoni degli avvenimenti straordinari che vi accadranno: la passione, la morte e la resurrezione di Gesù. C’è bisogno di camminare per arrivare a Gerusalemme: non è casa nostra né la nostra vita di sempre. Per questo siamo qui, per farci indicare la via da Gesù, per seguirlo. E non basta essere venuti fino a qui, in chiesa: questo è il punto di partenza verso Gerusalemme, non di arrivo. Da qui, dopo aver ascoltato la Parola di Dio ogni domenica, partiamo per incamminarci durante la settimana verso la Gerusalemme che è la vita nuova in compagnia di Cristo.

Questa settimana la liturgia ci fa riascoltare le dieci parole che Dio comunicò agli uomini come i comandamenti essenziali da rispettare. Sono leggi che ci chiedono di “non” fare qualcosa:  Non avere altri dèi … Non farsi idoli … Non pronunciare invano il nome del Signore … Non uccidere … Non commettere adulterio … Non rubare ... Non pronunciare falsa testimonianza …  Non desiderare la casa del tuo prossimo … Non desiderare la moglie del prossimo”. Sono il tentativo di Dio di ripulire la vita degli uomini dai cumuli di inimicizia, di violenza, di egoismo, di falsità, ecc… che la ingombrano. Sgombrare la propria vita dal male che la occupa è infatti il primo passo per far sì che Dio trovi un posto libero in cui entrare e fermarsi. E’ quello che vollero fare a Gerusalemme Salomone e i padri di Israele costruendo al centro della città un Tempio, spazio in cui Dio potesse risiedere e far sì che gli uomini potessero vivere in sua compagnia, in uno spazio pulito, libero dai cumuli dal male.

E’ quello che, onestamente, anche noi cerchiamo di fare nella nostra vita: non compiere azioni malvagie, non mentire, non uccidere, ecc…

Ma oggi, davanti all’episodio di Gesù che caccia i mercanti dal tempio, ci chiediamo: basta non compiere azioni malvagie per tenere sgombra la vita dal male?

Il Signore, abbiamo ascoltato, giungendo nel Tempio di Gerusalemme lo trovò invaso di mercanti e cambiavalute, gente che compiva piccoli commerci. Non erano ladri né truffatori, non andavano contro i comandamenti di Dio, erano persone che cercavano di guadagnarsi la vita onestamente. Non avevano messo su traffici disonesti, non facevano cose scandalose, semplicemente commerciavano. Anzi potremmo dire che facevano cose utili, offrendo a chi veniva da lontano la possibilità di acquistare sul posto ciò che serviva per presentare le offerte ai sacerdoti del tempio.

Che male c’era?

Gesù però scaccia quei piccoli commercianti perché non tollera che lo spazio tenuto sgombro proprio per far posto all’incontro con Dio venga occupato dal mercato. Ma cosa c’è di male nel mercato? È un modo onesto di guadagnarsi da vivere. Sì certo, Gesù non nega in assoluto la possibilità di commerciare e fare mercato, ma vuole affermare che c’è bisogno nella vita di ogni uomo di uno spazio libero per incontrare Dio e restare con lui, e questo posto è lo spazio della gratuità. L’amore di Dio è gratuito, donato senza chiedere nulla in cambio, niente da parte nostra lo potrà mai ripagare o meritare, e Dio lo incontriamo solo se viviamo questa stessa gratuità, il dono senza chiedere in cambio, la generosità che non cerca il guadagno ed è disposta anche a rimetterci del proprio.

Fratelli e sorelle, quello che accadde al Tempio non avviene forse abitualmente anche nella nostra vita? Lo spazio che ci preoccupiamo di tenere sgombero dalle azioni malvagie, osservando i precetti del decalogo, viene occupato dal commercio. Sì, noi commerciamo, dando la nostra attenzione in cambio del ricevere altrettanto, valutando se c’è convenienza a essere amici di qualcuno, facendo qualcosa per qualcuno purché questo ci procuri non dico un guadagno, ma almeno un contraccambio. Se non c’è un’utilità per me perché dovrei darmi da fare? Se non siamo in obbligo o in debito, perché dovremmo concedere qualcosa a qualcuno? Se il prezzo da pagare per un’azione non è ragionevole, perché dovremmo rischiare?

È la logica del mercato, il commercio che quotidianamente facciamo della nostra vita. Anche i nostri commerci, come quelli del tempio, sono onesti: chiediamo il giusto prezzo in cambio senza pretendere più di ciò che è corretto, valutiamo ragionevolmente se vale la pena uno scambio per non rimetterci. Non siamo speculatori o profittatori, ma solo oculati e onesti commercianti.

Gesù proprio questo contesta: lo spazio della nostra vita, è così occupato dal commercio e dallo scambio che non c’è più posto per la gratuità che è l’amore di Dio. Anzi, tanta generosità disinteressata suscita sospetti e diffidenze: che non nasconda un inganno? Sì a volte l’amore di Dio ci suscita diffidenza e paura e lo rifiutiamo, come qualcosa di eccessivo e per questo rischioso.

Cari fratelli e care sorelle chiediamoci oggi, davanti a questo vangelo, Gesù che viene oggi come trova la nostra vita? C’è spazio per qualcosa di gratuito, o è tutto ingombro di onesti scambi per guadagnare?

La gratuità ci fa paura: temiamo di perdere tutto e di restare, alla fine, senza niente. Per questo fin da piccoli siamo stati abituati a impostare i nostri rapporti e affetti ad un sano e onesto senso del commercio: io ti sono amico, se tu fai altrettanto; io ti do il mio aiuto, se tu mi assicuri il tuo; che male c’è, è un’onesta preoccupazione, meglio far bene il proprio interesse, per non rischiare di fare la fine di Gesù: solo, abbandonato, tradito, lui che aveva beneficato tanti; messo a morte, lui che aveva ridato la vita a tanti senza chiedere niente in cambio.

Gesù oggi sferza la nostra vita con le cordicelle della sua frusta. Il suo amore gratuito è infatti dolorosa e penetrante come una frusta sulle spalle di chi fa commercio e fa andare a gambe all’aria le bancarelle dei nostri onesti scambi meschini. La sua generosità che nulla chiede in cambio rovescia le monetine con cui teniamo il conto dei nostri meritati crediti nei confronti degli altri. La passione del suo volerci bene per primo fa cadere a terra la mercanzia che noi cercavamo di piazzare convenientemente.

A noi oggi decidere cosa fare: chinarci a raccogliere le monetine, a raccattare le mercanzia e riaprire la bancarella più in là, al sicuro, oppure lasciar perdere questo modo di ragionare, farsi prendere dalla passione di Gesù, goderci la libertà di quell’amore donato gratuitamente in quel bel tempio liberato dalla logica del mercato?

Tanti a vedere Gesù fare così si scandalizzano, lo deridono come un pazzo. E’ quello che facciamo noi quando vediamo qualcuno dare senza chiedere nulla in cambio, lo indichiamo come uno sciocco e un imprudente. Quelli chiedono a Gesù: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?” Non sanno fare altro che mercanteggiare uno scambio: perché noi ti diamo ragione cosa ci dai in cambio? La loro vita è deformata, non capiscono ormai più altro che ciò che risponde alla logica del commercio.

Anche a noi resta difficile uscire dalla logica del commercio e abbracciare la gratuità di Gesù. In questo tempo benedetto di Quaresima sforziamoci però di impararla. Il Signore ci aiuterà, a Pasqua, a rafforzare questo nuovo modo di vivere, se oggi cominciamo a farlo nostro. Così avvenne ai discepoli, i quali: “Quando poi fu risuscitato dai morti, … si ricordarono … e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”. Come pellegrini verso Gerusalemme prepariamo il nostro cuore perché anche noi a Pasqua ci ricordiamo delle sue parole e crediamo alla Scrittura che ci indica la gratuità dell’amore di Gesù.

Riceveremo così il dono senza prezzo della vita che non finisce. Nessun commercio infatti, anche il più vantaggioso, potrà mai farcela guadagnare.

 

Preghiere

O Dio che doni tutto te stesso senza chiedere nulla in cambio, aiutaci a uscire dalla logica del mercato per abbracciare la gratuità del voler bene a tutti senza interesse .
Noi ti preghiamo

Padre buono, aiutaci a tenere la nostra vita sgombra dalle rivendicazioni, dal conto dei crediti e dei debiti, dalla recriminazione, per essere liberi di voler bene sempre e a tutti, come Gesù ha fatto con noi.
Noi ti preghiamo

O Cristo Gesù sostienici in questo tempo di Quaresima perché ci prepariamo fin da adesso a seguirti fino all’ora difficile della passione. Fa’ che non prevalgano le nostre paure e i vani interessi ma sappiamo accompagnarti con fedeltà fin sotto la croce.
Noi ti preghiamo

Ti ringraziamo Signore per la forza che ci doni per vincere il male, ogni volta che ci si presenta l’occasione di compierlo. Guida i nostri passi sulle vie della generosità e dell’amore per compiere il bene che tu prepari per ciascuno.
Noi ti preghiamo

O Padre di eterna bontà, dona la pace al mondo intero. Per tutti i Paesi del mondo, perché nessuno muoia e soffra più per la guerra e la violenza.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo, o Signore, accompagna l’umanità a riscoprire in questo tempo di crisi economica la solidarietà generosa che guarisce dall’ingiustizia.
Noi ti preghiamo.

Signore ti preghiamo per tutti i malati, per i tribolati, per chi è nel dolore. Sostienili nel tuo amore e dona sollievo nella sofferenza. Suscita accanto a chi sta male un angelo di consolazione.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Signore per tutte le comunità cristiane disperse nel mondo che vivono e annunciano il vangelo. Dona loro la forza del tuo Spirito perché le loro parole e azioni conducano tanti ad incontrarti risorto.
Noi ti preghiamo





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