lunedì 28 maggio 2012

Pentecoste




Dagli atti degli apostoli 2, 1-11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».



Salmo 103 - Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici
il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. 



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 5, 16-25

Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la car­ne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.



Alleluia, alleluia alleluia.
Vieni, Santo Spirito, riempi i nostricuori
accendi in essi il fuoco del tuo amore.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».



Commento

Cari fratelli e care sorelle, i discepoli stavano riuniti nello stesso luogo, come anche noi qui oggi, a Pentecoste, quando all’improvviso un forte vento si abbatté in quella sala, suscitando grande stupore. Un vento di novità si è abbattuto anche sul nostro secolo appena concluso e su questo inizio del nuovo, e noi ne siamo testimoni. Infatti il mondo in cui viviamo possiede un livello di progresso mai conosciuto prima dall’umanità. La nostra vita è più facile che nel passato, basti pensare al progresso della medicina che ha permesso un allungamento della vita e un miglioramento generale della nostra salute. Oggi si studia di più; il lavoro, in genere, è meno faticoso; siamo garantiti da leggi che ci difendono dall’arbitrio del più forte, come non era un secolo fa. E poi, da oltre 60 anni viviamo in pace, mentre le generazioni che hanno preceduto la nostra hanno conosciuto ben due guerre mondiali, con tutto quello che ne è conseguito in morti e distruzioni.

Tutto ciò significa che oggi viviamo meglio di quanti ci hanno preceduto, perché il vento del progresso ha portato grandi novità. Eppure, i ben noti fatti di questi anni, segnati pesantemente da un senso di crisi, e non solo economica, sembra stare a dire che questo vento nuovo non ha avuto la forza di portare la felicità e la soluzione dei problemi del mondo. Il progresso c’è stato, ma che cosa ne abbiamo fatto? Sembra quasi che il miglioramento oggettivo della vita dell’uomo è stato come un frutto bello a vedersi, dal sapore dolce, ma avvelenato, perché ha portato al crollo di quella certezze di miglioramento continuo e infinito e di progresso senza limiti che si nutriva per il futuro.

Cosa c’è che non ha funzionato, si chiedono molti oggi, contemplando un po’ sconsolati le macerie di tanto progresso. È come se tanta velocità nella crescita abbia generato un mostro che oggi dà segni di non riuscire più a vivere. Perché?

Io ho l’impressione che tanto sviluppo e crescita abbiano seguito un ritmo non solo tumultuoso, ma, soprattutto, ineguale. Alla crescita del benessere globale non è corrisposto una pari crescita del senso di responsabilità sul come utilizzarlo. Alla crescita delle conoscenze scientifiche non è corrisposta una crescita altrettanto grande della capacità di applicarle al servizio e per lo sviluppo dell’uomo e non per la sua disumanizzazione. Allo sviluppo, in generale, di un senso di potenza dell’uomo, sempre più padrone di sé e del proprio destino, non si è sviluppato altrettanto il senso di non poter comunque sia fare a meno dell’altro e di Dio per essere felici.

Ma poi lo stesso discorso lo si potrebbe fare in senso geografico: lo sviluppo e il progresso riguarda noi, occidente fortunato, ed altre poche aree del mondo, ma quante parti della terra sono rimaste nel sottosviluppo e nell’arretratezza, anzi pagano il conto del nostro sviluppo con un aumento della loro miseria?

È facile capire allora perché un mondo cresciuto in modo così diseguale e disarmonico, con ritmi e direzioni così diverse si trovi oggi a vivere una crisi così profonda, di cui quella economica è solo un aspetto.

Il vento del progresso in questo senso sembra aver allargato, come dicevamo domenica scorsa commentando l’Ascensione del Signore, lo spazio del vuoto di Dio. Il mondo si è sempre più sentito emancipato da lui e non più bisognoso di lui tanto da averlo espulso da sé. E il vuoto di Dio porta inevitabilmente con sé il vuoto di umanità e di senso della vita.

Il vento dello Spirito che soffia oggi a Pentecoste è molto diverso dal vento del progresso di questo secolo. È un vento, ci dice il vangelo che “riempì tutta la casa dove si trovavano” e uno Spirito, dice il vangelo di Giovanni che ci conduce “alla verità tutta intera”. Sì, lo Spirito riempie il vuoto di Dio e di umanità e lo fa illuminando cosa è vero e buono per tutti. È quello che fa l’amore. Solo volendo bene si riesce a coniugare lo sviluppo e la giustizia, il progresso e l’umanità, senza lasciare indietro nessuno, senza creare disuguaglianze. Lo Spirito è un vento che sconvolge e agita perché vuole portare un ordine nuovo e diverso dal solito Suggerisce di accorgerci del troppo vuoto di Dio che abbiamo lasciato crescere dentro di noi e attorno a noi, nel mondo, e che oggi paghiamo in termini di crisi e di assenza di prospettive.

Può sembrare un discorso ingenuo: cosa c’entra lo spread, le quotazioni di borsa, il tasso di disoccupazione, ecc… con lo Spirito di amore? Eppure c’entra, perché non c’è sviluppo sociale, culturale, politico ed anche economico che possa reggersi sul sottosviluppo, l’ingiustizia, l’ineguaglianza degli altri. Non è vera felicità quella che si fonda sull’infelicità degli altri e non c’è progresso costruito sul dolore degli altri.

Lasciamoci allora oggi riempire dallo Spirito di Dio, che può ridare il ritmo giusto alla crescita di quell’unico, grande corpo che è l’umanità tutta intera. Nessun membro sta bene se un altro soffre e nessuna parte può godere se non c’è benessere diffuso equamente.

A nulla vale il secolo di progresso che abbiamo ereditato se non c’è assieme un progresso dell’amore. Sì, questo è il vento forte di cui abbiamo tutti bisogno, un vento di amore, l’unico che può renderci felici. Un vento che spazzi via le certezze fasulle e porti aria pulita: “Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano”. Sì, c’è bisogno di una nuova Pentecoste che irrompa come un vento gagliardo a riempire di aria nuova un mondo in cui l’atmosfera è avvelenata dall’egoismo.

Il vento dello Spirito Santo, che è amore, può riempire le vite svuotate, dar senso ad esistenze sterili, bloccate dietro la ricerca affannosa del proprio interesse, che si rivela spesso illusorio, perché anche quando lo abbiamo raggiunto, non ci rende felici.

Oggi, a Pentecoste, lo Spirito scende su di noi, come un vento forte che vuole scapigliare vite troppo ordinate di un ordine che uccide l’amore. Questo è il dono di Pentecoste, non abbiamo paura di riceverlo, gustiamone la novità, godiamo del senso di libertà e pace che porta con sé. “Essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi” Sì, chi riceve lo Spirito parla le lingue dell’amore, che conosce parole buone per tutti e raggiunge i cuori. Sono parole che tutti capiscono e possono dire, che contrastano con la babele delle lingue con cui gli uomini si dividono e inseguono ognuno il proprio interesse.

Per tanto tempo abbiamo pensato che per essere felici dovessimo fare innanzitutto il nostro interesse. Oggi lo Spirito di Dio ci suggerisce che essere felici è voler bene, cioè fare l’interesse degli altri e ricevere, come dice S. Paolo: “Il frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. Se ci lasciamo toccare dall’amore di Dio lo vivremo. Se lo vivremo saremo felici.      



Preghiere



O Signore manda il tuo Spirito a scaldare i cuori e ad illuminare le menti, perché il mondo sia riempito del tuo amore,

Noi ti preghiamo



O Dio dona a tutti di lasciarsi ispirare da uno Spirito diverso da quello del mondo: spirito di amore e di pace, di perdono e di generosità,

Noi ti preghiamo



O Spirito di Dio riempi ogni luogo, anche quelli dimenticati dagli uomini, dove oggi c’è sofferenza e ingiustizia, perché ovunque regni il bene,

Noi ti preghiamo



Dona il tuo Spirito o Padre a tutti i tuoi discepoli, perché ovunque sono riuniti nel tuo nome siano sempre testimoni del Vangelo,

Noi ti preghiamo



Sostieni o Dio quanti sono colpiti dalla violenza della guerra e del terrorismo, aiutali a vincere l’odio con la forza del perdono e della riconciliazione,

Noi ti preghiamo



Sostieni o Signore coloro che sono stati colpiti dal terremoto e hanno perso tutto. Fa’ che tornino presto a vivere in serenità,

Noi ti preghiamo.



Ti preghiamo o Dio per tutti quelli che sono stati colpiti dalla crisi economica e hanno perso il lavoro e la serenità. Fa’ che trovino presto speranza e una prospettiva per il futuro,

Noi ti preghiamo



Sostieni o Padre del cielo quanti annunciano il Vangelo nel mondo, specialmente coloro che sono perseguitati e ostacolati. Dai loro il coraggio e la forza dello Spirito santo,

Noi ti preghiamo


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