lunedì 24 settembre 2012

XX domenica del tempo ordinario - 19 agosto 2012


 Dal libro dei Proverbi 9, 1-6

La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza».


Salmo 33/34 - Gustate e vedete com'è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.


Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

 
Venite, figli, ascoltatemi:
vi insegnerò il timore del Signore.
Chi è l'uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?

 Custodisci la lingua dal male,
le labbra da parole di menzogna.
Sta' lontano dal male e fa' il bene,
cerca e persegui la pace.

 Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 15-20

Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

 Alleluia, alleluia alleluia
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue,
dice il Signore, rimane in me e io in lui.
Alleluia, alleluia alleluia

 Dal vangelo secondo Giovanni 6, 51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

 Commento


Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato dal libro dei Proverbi che la Sapienza ha scelto di venire ad abitare in mezzo agli uomini, e per questo ha costruito una casa. Ma che bisogno c’è, ci chiediamo oggi, che una nuova Sapienza si stabilisca nel mondo degli uomini? Non basta già la sapienza degli scienziati, con le sue sempre più stupefacenti conquiste, non basta il saper vivere che la psicologia e la sociologia ci insegna, con le loro verità così convincenti?

Ma poi, per restare a livello della nostra vita personale, la vera sapienza è quella che io mi sono fatto con le mie esperienze, quella che ho maturato superando tante difficoltà e ostacoli, pagando di persona. In fondo chi può venirmi a dire che non è vero quello che ho capito da me e che la vera sapienza è un’altra? Sì, ci sembra difficile, anzi inutile che una Sapienza diversa dalla nostra venga in terra: per parlarci di che? Per insegnarci cosa?

Eppure Dio continua a costruire la sua casa fra gli uomini perché la sua Sapienza abiti fra noi. E fa di più, prepara un grande banchetto perché ciascuno possa sfamarsi nella gioia e nell’abbondanza: “Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino, e ha imbandito la sua tavola.” Poi Dio invia le sue ancelle ad estendere l’invito, ma non a tutti. Dicono infatti: “Chi è inesperto venga qui”.

Strano criterio per fare degli inviti. Se noi pensiamo ai criteri ordinari di fare o ricevere inviti a banchetti vediamo chiaramente che essi, normalmente, sono altri: si invita chi è affine a noi, per parentela, amicizia o frequentazione. Si può invitare qualcuno perché ci conviene o perché siamo obbligati per qualche motivo. Dio invece per scegliere i suoi commensali al banchetto della Sapienza usa il criterio di invitare quelli che hanno fame della Sapienza che lui offre, perché sono inesperti, cioè senza una sapienza loro già consolidata. In questo modo possiamo dire che Dio invita tutti, perché sa che nessuno ha abbastanza Sapienza per sfamarsi, ma allo stesso tempo sa che pochi lo ammettono. Molti sono invece quelli che rifiutano quell’invito, proprio perché di quella Sapienza non sentono il bisogno né la fame, hanno già  la propria.

Fratelli e sorelle, l’invito del Signore è lo stesso che si ripete ogni domenica, quando il Signore invita a sfamarsi alla sua mensa quelli che sentono il bisogno di imparare a vivere. E non a caso ogni domenica ci ritroviamo attorno non a una statua o una immagine, né ad una persona, ma attorno a una tavola imbandita. Di nuovo, ancora, il Signore invita non genericamente tutti, ma chi ha fame e sete, chi non ha già tutto quello che gli basta per vivere e saziarsi. La famiglia di Dio, la Chiesa questo è: la riunione di chi sente fame e sete, di chi non si accontenta di quel poco che può racimolare altrove, del cibo che non sazia, l’assemblea di chi non finge di avere già a casa propria il pranzo pronto e di non avere bisogno che qualcuno lo inviti per poter mangiare. E infatti quanti di noi vengono qui alla tavola del Signore, vedono il cibo che viene imbandito, direi che ne sentono il profumo, ma restano digiuni, perché un altro pranzo li aspetta a casa propria? Sì, qui ci viene offerto il cibo prezioso di una parola che insegna a vivere, ma quanti di noi preferiscono imparare altrove a vivere: dalla televisione che ci spiega cosa dobbiamo credere e cosa no, cosa è vero e cosa no, o dalla saggezza comune che ci sembra così credibile e convincente. Qui magari assaggiamo il cibo del Vangelo, ma ci sembra troppo saporito per i nostri gusti, meglio qualcosa di più delicato e leggero per i nostri palati.

E poi qui ci è offerto il corpo e il sangue di Gesù, cioè la sua vita tutta intera. Anche in questo caso magari ci accostiamo all’eucarestia, ma con quanta convinzione crediamo che quello è il nostro vero nutrimento, cioè che se abbiamo fede nella forza di quel vero pane del cielo, che è il corpo di Gesù, questo diventa anche il nostro corpo, cioè la sua vita diventa la nostra vita, realizzando cioè quello che dice Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”?

Gesù nel vangelo di Giovanni dice: “Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.” Sì, perché la sapienza comune, quello che impariamo dalla vita è un pane che non ci salva dalla morte di una vita senza senso, mentre nutrirci della parola e del corpo di Gesù nel banchetto della santa Liturgia ci mette a parte di una vita che non finisce perché è quella che Dio ci dà.

Ma cosa significa nutrirci della parola e del corpo di Gesù o, come dice il libro dei Proverbi, fare nostra la Sapienza di Dio che ci è offerta nel banchetto eucaristico? Non si tratta di fare uno sforzo di sentimento, ma significa qualcosa di molto concreto. Fare nostra la sapienza di Dio significa infatti giudicare noi stessi, il mondo, le persone, le cose che vediamo e le scelte che prendiamo non in base a quello che sembra più giusto a noi, ma in base a quello che Gesù ha detto e come ha agito, cioè di fare come lui avrebbe fatto al nostro posto.

Il banchetto di Gesù è qualcosa di difficile e impegnativo, sì, è vero, ma è anche l’unica possibilità di nutrirci. Dove troveremo un cibo che non ci stanca e non ci delude, che non ci lascia con la stessa fame di prima? Quale pranzo o piatto cucinato da noi stessi potrà darci la stessa forza? Accostiamoci allora alla mensa di questo altare ogni domenica come affamati, gente che come Pietro dice “Signore, da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna”.

 
Preghiere


O Gesù che sei vero pane di sapienza e vino di salvezza, donaci la fede semplice e concreta di saziarci col tuo copro e sangue per farci trasformare in tuoi figli, eredi della vita che non finisce,

Noi ti preghiamo


Perdona o Dio il nostro attaccamento alla sapienza di questo mondo che ci affascina e ci rende schiavi. Fa’ che scegliamo per la libertà dei figli di Dio, discepoli della Sapienza che lo Spirito ci insegna.

Noi ti preghiamo

 
Sostieni o Padre del cielo tutti coloro che sono nel dolore e soffrono per la malattia, la violenza e l’abbandono. Suscita in ogni luogo fratelli e sorelle che con amore si facciano loro vicini e li sostengano,

Noi ti preghiamo
 

Dà forza o Padre a chi nel mondo ti annuncia come una nuova Sapienza che dà salvezza. Fa’ che riuniti attorno alla tavola dell’Eucarestia tutti gli uomini possano presto ritrovarsi come membri di un’unica famiglia,

Noi ti preghiamo.

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