lunedì 24 settembre 2012

XXV domenica del tempo ordinario - 25 settembre 2012


Dal libro della Sapienza 2, 12.17-20

Dissero gli empi: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

 

Salmo 53 - Il Signore sostiene la mia vita.
Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alle parole della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.


Dalla lettera di san Giacomo apostolo 3,16-4,3

Fratelli miei, dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia. Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
a possedere la gloria di Cristo.
Alleluia alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Marco 9, 30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, Gesù attraversava la Galilea assieme ai suoi discepoli e nel corso di quel viaggio, forse spinto dall’intimità di un momento in cui nessuno li vedeva e ascoltava, apre il suo cuore ai dodici e rivela loro quello che accadrà a Gerusalemme. Il Signore però non lo fa in modo vittimista, per farsi compatire o per suscitare nei dodici una reazione sdegnata e bellicosa. Infatti egli sì, parla della sua passione e morte, ma non tace il fatto che dopo tre giorni sarebbe risorto. Che prospettiva straordinaria! Infatti, se da un lato era abbastanza prevedibile che Gesù avrebbe subito una persecuzione da parte dei suoi avversari, il fatto veramente straordinario era la profezia di quella vittoria sulla morte dopo tre giorni. I discepoli però sembrano non rendersi conto di quanto Gesù dice loro. Afferma il Vangelo che non capiscono e non chiedono: “non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo”. I loro cuori sono spaventati dalla novità di un annuncio così straordinario e preferiscono chiudersi su se stessi, in un modo impenetrabile e indurito, tanto che nemmeno riescono ad avere parole e sentimenti di pietà o di consolazione per le sofferenze che Gesù si aspetta di subire.

Questa reazione ci stupisce e forse un po’ ci indigna: che razza di amici di Gesù sono? Eppure, se pensiamo alle nostre reazioni e sentimenti, questo non è forse anche il nostro modo normale di reagire? Il Vangelo che ascoltiamo ogni domenica infatti contiene sempre in sé un annuncio di resurrezione, non come un fatto astratto ma legato alla vita nostra e del mondo. La Parola di Dio ci indica sempre un prospettiva di vita che vince la morte, di bene che vince il male, di amore che vince l’odio, di perdono che vince il peccato. Quella misericordia e quella bontà che Gesù vive in ogni momento della sua vita con gli uomini è una profezia che afferma che oltre il male, il dolore, la malattia e l’ingiustizia che sembrano incombere sull’uomo senza lasciargli via di scampo c’è una forza più forte e una vita che non finisce che viene donata a chi si affida al modo di vivere così fuori dal comune del Vangelo e di Gesù. Pensiamo, solo per fare un esempio, alle Beatitudini, o al giudizio di Matteo 25: “quello che avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me”.

Come reagiamo noi a questo annuncio? Ci spaventiamo, e ragioniamo dentro di noi: “sarebbe bello se fosse possibile, ma è pericoloso rischiare di vivere così”. Perdonare settanta volte sette, o porgere l’altra guancia, non vuol dire mettersi in balia degli altri? Donare tutto, certi che riceveremo il centuplo, non è una rischiosa imprudenza? E così via. Lo spavento che ci suscitano simili prospettive ci fa’ chiudere il cuore, e allora non solo non capiamo più il senso di quelle parole, ma nemmeno riusciamo più a provare pietà e compassione, perché non trovano oramai posto in un cuore indurito e freddo. Sì, i cuori spaventati rendono le persone disumane e incapaci di speranza, perché chi ha paura non sa vedere nel futuro prospettive diverse dal presente, quelle visioni che invece il Vangelo ci propone così abbondantemente.

Ma cuori spaventati e induriti non solo sono sordi al Vangelo e insensibili al dolore, ma innescano anche meccanismi di sopraffazione ed il desiderio, così spontaneo in noi, di prevalere sugli altri. Chi ha paura cerca posizioni di forza da cui dominare gli altri e sentirsi così al sicuro. I discepoli infatti dopo essersi spaventati per quelle parole di Gesù si misero a fare la gara su chi di loro era più importante e più grande, dimostrando non solo di non considerare per niente l’esempio e gli insegnamenti di Gesù, ma di aver ormai preso una strada diametralmente opposta a quella del loro maestro.

Stiamo attenti dunque a restare col cuore spaventato e sordi all’annuncio della resurrezione che il Vangelo ci fa così spesso, perché è una scelta pericolosa e dalle conseguenze gravi, ci rende schiavi delle mentalità competitive e di sopraffazione del mondo.

Ci chiediamo allora, davanti a questo episodio così emblematico anche del nostro modo di essere, come vincere la paura istintiva di vivere il Vangelo?

Si potrebbe pensare che bisognerebbe diventare più coraggiosi, imparare a disprezzare i pericoli con animo eroico. Roba insomma da persone speciali.

Gesù però a quella reazione così disumana dei suoi discepoli, ai quali aveva aperto il cuore sperando forse di riceverne consolazione e di infondere in loro fiducia, non reagisce rimproverandoli duramente o esortandoli a essere più coraggiosi. Egli invece propone di rivestirsi di una forza diversa da quella del mondo, di essere grandi e potenti, ma non come fanno tutti: “Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti”. All’alternativa che il mondo ci pone: “essere deboli e soccombere o essere forti e dominare” risponde con una terza possibilità: essere forti, sì, ma delle forza dell’amore, che il mondo non possiede ma che Dio può donarci. Mentre dice queste parole Gesù chiama un bambino e lo abbraccia, aggiungendo: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Gesù cioè indica la strada della  tenerezza per chi è debole, come un bimbo, e dell’affetto protettivo per la sua fragilità, e questo non come un’astratta teoria, ma nella pratica di un caloroso abbraccio. Cioè per vincere la paura che rende disumani e sordi al Vangelo, dice il Signore, non serve a nulla corazzarsi di forza e rinchiudersi in sé, piuttosto bisogna imparare a voler bene, partendo dai più piccoli e deboli, in concreto e con gesti di tenerezza e affetto protettivo. Questo atteggiamento ci rende capaci di non chiuderci al Vangelo di Gesù ma di accoglierlo, e con esso di ricevere i doni tutti interi dello Spirito di Dio che è amore, misericordia e bontà, fonte della vita che non finisce e della forza che non è sconfitta dal male.

Fratelli e sorelle, stiamo attenti alle nostre reazioni istintive, spaventate o solo abitudinarie, che attenuano la forza della novità del vangelo, annacquandola nella banalità o spegnendone lo Spirito nella freddezza preoccupata solo di sé.

Come ci invita Gesù fermiamoci davanti al povero e al debole, abbracciamolo teneramente con la nostra cura affettuosa e il nostro cuore tornerà ad ascoltare quell’annuncio di speranza e di fiducia di una vita più forte della morte, di un bene che supera e sconfigge ogni male, di un futuro di felicità che Dio prepara per chi è pronto ad accoglierlo e ad ascoltarlo.

 

Preghiere

 

O Signore Gesù che ci indichi la resurrezione che vince la morte e il male e ci doni la possibilità di essere anche noi partecipi della sua forza invincibile, aiutaci a non rifiutare spaventati di accoglierla, ma di divenire tuoi discepoli e imitatori,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Signore ad imparare l’amore per i piccoli che vince la paura di essere sopraffatti e di rimetterci. Fa’ che seguendo il tuo esempio abbracciamo col calore del nostro affetto chi è debole e nel bisogno,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Dio del cielo tutti coloro che operano per la pace e la giustizia, perché nel mondo prevalga la riconciliazione sull’odio, il perdono sulla vendetta e il bene sul male,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni e proteggi o Padre misericordioso tutti quelli che sono nel bisogno: i poveri, i malati, gli anziani, chi è senza casa, chi vive nel pericolo ed è minacciato dalla violenza e dalla guerra. Fa’ che la vicinanza dei fratelli e la consolazione del tuo Spirito vincano ogni male,

Noi ti preghiamo

 

Dona o Signore Gesù anche a noi tuoi discepoli uno spirito mite e umile, perché non cerchiamo di imporre noi stessi e di dominare sugli altri, ma con spirito di servizio ci preoccupiamo che ciascuno sia voluto bene e aiutato,

Noi ti preghiamo

 

Perdona o Padre tutti coloro che sono schiavi del male e operano ingiustizie, chi è indifferente al dolore degli altri e preoccupato solo di sé. Guarisci la piaga del vivere solo per sé che avvelena la nostra società e rende meschini gli uomini,

Noi ti preghiamo.

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