Neemia 8, 9-12
Neemia, che era il governatore,
Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a
tutto il popolo: "Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non
fate lutto e non piangete!". Infatti tutto il popolo piangeva, mentre
ascoltava le parole della legge. Poi Neemia disse loro:
"Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a
quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al
Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza". I
leviti calmavano tutto il popolo dicendo: "Tacete, perché questo giorno è
santo; non vi rattristate!". Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a
mandare porzioni e a esultare con grande gioia, perché avevano compreso le
parole che erano state loro proclamate.
Commento
Tradizionalmente il tempo di Quaresima
nel quale ci troviamo è considerato velato da un senso di tristezza. Certamente
la tradizione della chiesa ci chiede di vivere una sobrietà e una serietà
pensosa che aiuta a prendere in considerazione la propria vita per poterla
valutare alla luce della Scrittura e trovare la via per l’esodo da compiere
dalla vita di sempre e avviarci alla terra promessa della conversione.
Il brano del libro di Neemia che abbiamo
ascoltato oggi ci aiuta a comprendere meglio qual è l’atteggiamento del
cristiano in questo tempo.
Innanzitutto è tempo di ascolto della
Scrittura. Non perché per il resto dell’anno sia ammesso restare estranei al
Vangelo e farne a meno, ma questo tempo è opportuno per esercitarci in una
ginnastica dello spirito che sviluppi i nostri muscoli dell’interiorità che poi
resteranno come una risorsa sempre a nostra disposizione. Chi non si esercita
resta debole, inerme contro le pulsioni della nostra volontà superficiale che
ci distrae in mille attenzioni fugaci e sterili. Oggi siamo presi da una cosa,
domani da un’altra, ma l’esercizio dell’ascolto e del soffermarsi sulla
Scrittura è qualcosa di continuo e progressivo.
Il popolo riunito nell’ascolto è preso
da un sussulto di pianto. La scrittura infatti ci restituisce una coscienza di
sé più autentica che svela un volto che non ci piace. La distrazione quotidiana
ci fa sfuggire dal contemplare l’unico specchio che ci riflette così come siamo.
Questo ci fa dolore, ci rattrista, e ciò significa che il nostro cuore è
allenato a sentimenti forti e autentici. L’atteggiamento infatti
autoassolutorio o di fuga davanti a se stesso spinge a sentimenti tiepidi (in
tutti i tipi di sentimenti, sia di gioia come di dolore). Ma le lacrime che la
Scrittura suscita sono lacrime di pentimento, cioè di dolore per la distanza
dal bene che Dio ci vuole. E questo è un bene che è alla nostra portata, che
anzi Dio ci mette sempre dinanzi come via di uscita dal nostro modo di essere
attuale. Per questo Neemia esorta il popolo a gioire, perché quella distanza da
una Scrittura che si era perduta nell’oblio è tornata a indicarci una via per
accorciale la nostra distanza da Dio.
La Scrittura infatti non separa mai lo
svelamento del peccato dall’offerta di perdono: sono i due volti di un unico
specchio nel quale vediamo il nostro vero volto, ma anche quello trasfigurato
dal suo amore.
L’atteggiamento di chi si mostra solo
addolorato e non consolato dalla Scrittura rivela il rifiuto ad accogliere
l’invito alla conversione. È la pigrizia del rifiuto di intraprendere
quell’esodo da sé che la Quaresima c’invita a intraprendere, illuminandoci il
cammino.
Diffidiamo dalla tentazione di
enfatizzare la difficoltà o la durezza del male che ci avvince e che magari noi
contrabbandiamo come prova del proprio pentimento, esercitiamoci invece a
esaltare la misericordia di un Dio che, anche davanti al peccato più grave, non
rinuncia a indicare la via del ravvedimento e del ritorno a lui.
Da qui nasce la gioia della Quaresima,
quel volto pulito e non coperto di cenere di cui parla Gesù: “E quando digiunate, non diventate
malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere
agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro
ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa
e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il
Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.” (Mt 6,16-18)
Cari fratelli l profumo della nostra conversione
attira i fratelli, rende il luogo piacevole e lieto. Sia questo per noi questo
tempo, digiuno da sé, ascolto del Vangelo, amore per i fratelli ci guidino in
un camino benedetto incontro al Signore che viene per salvarci.
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