sabato 15 ottobre 2016

XXVIII domenica del tempo ordinario - anno C - 9 ottobre 2016


Dal secondo libro dei Re 5, 14-17
In quei giorni, Naamàn, il comandante dell’esercito del re di Aram, scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato dalla sua lebbra. Tornò con tutto il seguito da Elisèo, l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore».

Salmo 97 - Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 2, 8-13
Figlio mio,  ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.  Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.

Alleluia, alleluia alleluia.
In ogni cosa rendete grazie:
questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 17, 11-19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il  Vangelo del Signore oggi ci si presenta innanzitutto come un viaggio. Non a caso il brano è tutto pieno di parole che indicano il movimento: Cammino, attraversava, entrando, vennero incontro, andate, tornare indietro, ecc... La vita di Gesù si svolge per lo più sulle strade, nelle piazze, lungo le vie, e lì incontra le tante persone con cui ha un rapporto.
Questo non è un caso, ma sta a significare che la vita con Dio è un cammino: uscire da sé stessi e andare verso una meta che sono gli altri e Dio stesso. Chi sta fermo non è con Dio, perché rifiuta la compagnia di qualcuno che non sta fermo su se stesso. È la stessa esperienza fondante del popolo di Israele: l’esodo dalla terra di schiavitù per andare verso la terra promessa. E non a caso tre volte al giorno il pio israelita recita la preghiera Shemà Israel, che ricorda proprio questa realtà peregrinante dell’uomo di Dio.
A noi il viaggio fa paura: si incontrano realtà sconosciute, persone diverse, si fa fatica, ci vuole tempo. Noi preferiamo la sedentarietà di una situazione in cui conosciamo l’ambiente e sappiamo bene come sono le persone con cui abbiamo a che fare. Ma il nomadismo è nel DNA della nostra fede: Abramo, il padre dei credenti, il primo a cui Dio promise un futuro grande e felice, promessa di cui anche noi cristiani, ultimi arrivati, siamo eredi proprio perché innestati nella sua discendenza, era un nomade e Dio gli chiese come primo gesto di fiducia di uscire dalla sua terra e di lasciare la casa della sua famiglia per intraprendere un viaggio.
Anche ai lebbrosi che invocano la guarigione Gesù chiede di intraprendere un cammino: “Andate a presentarvi ai sacerdoti.” Sembra una proposta sciocca: cosa potranno mai sperare di ottenere?
Gesù chiede innanzitutto di uscire da una vita centrata solo su se stessi e di andare incontro all’altro. Lì c’è la salvezza dalla malattia, la peggiore delle malattie, come era la lebbra al tempo di Gesù, perché non solo minava la salute fisica, ma allontanava da tutti e rendeva intoccabili e inavvicinabili. Sembra un paradosso, ma proprio a coloro che erano allontanati da tutti il Signore chiede di andare verso gli altri!
Anche noi tante volte abbiamo mille motivi per sentirci distanti dagli altri: con tutto quello che mi hanno fatto o che non hanno fatto per me, perché io dovrei andare incontro all’altro? Oppure, più semplicemente, non ci interessa ciò che non riguarda noi stessi, specie se questo richiede uno sforzo di uscire dal proprio piccolo mondo per entrare in un altro ambiente sociale, culturale, di abitudini. E così restiamo per conto nostro a rimuginare sui torti subiti e i diritti non riconosciuti, sulle nostre particolarità e sulla diversità degli altri che sembra inconciliabile con noi. Gesù ci chiede innanzitutto di uscire da questa “prigione volontaria”. Sì, è una vera e propria prigione, di cui noi possediamo le chiavi, poiché siamo noi stessi che allontaniamo gli altri, che li avvertiamo come un fastidio inutile o ingombrante.
Il vangelo dice che “mentre essi andavano, furono purificati.” Cioè il muovere il primo passo verso l’altro è già l’inizio della guarigione, già mentre siamo ancora in viaggio, ancora prima di arrivare alla meta. È forzare la nostra chiusura, la diffidenza, le paure, le difese che ci apre alla felicità di far entrare la vita degli altri nella nostra. Sembra paradossale, perché è l’esatto contrario di quello che ordinariamente si crede. Dicono: pensa a te stesso, stattene per conto tuo, e avrai meno problemi, sarai più felice. Il Signore ci indica la via opposta e, come sempre, è lui a fare per primo quello che chiede agli altri: lui infatti va incontro a tutti, pure a noi, persino si avvicina ai lebbrosi, non li evita, nonostante fossero considerati pericolosi: li incontra, li ascolta e li guarisce. E la prima guarigione sta proprio in quel nuovo rapporto umano che li fa uscire dall’isolamento.
La meta del viaggio che Gesù indica a quei dieci è il tempio, dove i lebbrosi potevano essere riaccolti nella comunità e dove ringraziare Dio con un’offerta per la guarigione ottenuta. Il Signore chiede fiducia piena nel suo aiuto: ancora prima di essere guariti considerarsi già sanati e pronti a ringraziare Dio per il dono ottenuto, come afferma nel vangelo di Marco: “Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà.” (Lc 11,24). È la fede di un bambino che sa già che otterrà quello che sta per chiedere al padre che lo ama così tanto. Ma non basta la fede, ci vuole anche la gratitudine per il dono ricevuto. Su dieci solo uno torna a rendere lode e ringraziare, ed è solo lui che ottiene oltre alla guarigione anche la salvezza. Anche noi troppo spesso non siamo mai soddisfatti, sempre lamentosi e recriminatori, perché siamo incapaci di essere grati di quanto abbiamo ricevuto. Sembra che quello che abbiamo e quello che siamo invece di essere un dono immeritato e generoso da parte di Dio è un diritto per il quale non c’è bisogno di essere grati a nessuno.
Fratelli e sorelle, accogliamo questo invito ad essere uomini e donne pronti a uscire dal chiuso di una vita  che allontana gli altri, basta fare il primo passo e la guarigione ci aprirà ad un senso grato della vita. E’ il primo passo che porta alla salvezza, perché è il Signore che compirà gli altri e ci guiderà alla vita che non finisce.


Preghiere


O Dio ti ringraziamo perché ci liberi dalla prigione di una vita chiusa dal piccolo orizzonte individuale, per aprirci alla libertà di un amore senza confini.
Noi ti preghiamo



Guidaci, o Signore Gesù, sulla via che ci conduce all’incontro con il fratello e la sorella, perché aprendo la nostra vita ad essi impariamo a vivere come figli di un unico padre.
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Signore Gesù a vincere la paura che ci chiude all’incontro con i fratelli, specialmente i più poveri e bisognosi del nostro aiuto. Fa’ che sappiamo vedere nel volto di chi incontriamo qualcuno da amare e a cui tendere la mano amica.
Noi ti preghiamo


Guida o Signore tutti coloro che sono persi nei sentieri tortuosi del male e non trovano la strada per incamminarsi verso di te. Fa’ che, anche con il nostro esempio, la tua Parola orienti i loro passi e illumini il loro cammino.
Noi ti preghiamo


Sostieni o Dio del cielo tutti coloro che sono colpiti dal male e soffrono a causa della violenza della natura. Per le vittime dell’uragano ad Haiti e negli Stati Uniti, fa’ che trovino presto il sostegno e la consolazione di cui hanno bisogno.
Noi ti preghiamo


Guarda con amore a noi tuoi figli e, nonostante il nostro peccato, ti preghiamo di guidare i nostri passi sulla via del bene. Fa’ che, fidandoci del tuo amore misericordioso, affidiamo a te la nostra salvezza.
Noi ti preghiamo.


Proteggi e sostieni o Padre del cielo tutti coloro che annunciano la tua Parola e cercano di viverla, perché il tuo Nome porti salvezza e vita dove oggi regnano le tenebre.
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Padre Santo, di essere sempre al nostro fianco perché anche nei momenti bui e di dimenticanza sappiamo accorgerci della tua presenza amorevole ed essere grati per la tua grande bontà.

Noi ti preghiamo

Nessun commento:

Posta un commento