giovedì 27 ottobre 2016

XXX domenica del tempo ordinario - Anno C - 23 ottobre 2016


Dal libro del Siràcide 35, 15-17.20-22
Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.

Salmo 33 - Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 4,6-8.16-18
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Alleluia, alleluia alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 18, 9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Commento
Cari fratelli e care sorelle, le letture della liturgia di oggi ci propongono di soffermarci a riflettere sulla preghiera. Essa è qualcosa di essenziale e necessario per la vita del discepolo, direi che lo è come è necessario ad un bambino parlare con i genitori o chi si prende cura di lui. Ogni bambino ha bisogno di parlare con loro per chiedere ciò di cui necessita, dal cibo all’acqua da bere, o un vestito caldo quando ha freddo, ecc…; ne ha bisogno per chiedergli aiuto se si sente male, se è caduto, se è stanco; ne ha bisogno per chiedere i tanti “perché?” che i bambini hanno, per farsi spiegare come sono fatte le cose, come funzionano, perché esistono, ecc…; infine ne ha bisogno anche solo per godere della sua compagnia, per attirare la loroattenzione e sentirseli vicini. Sono tutti bisogni che capiamo bene e che anche noi abbiamo sperimentato con i nostri genitori o altre persone care, da piccoli.
Poi però si cresce, cioè si impara a fare come se non avessimo più bisogno di qualcuno accanto che ci aiuti, ci spieghi, ci faccia compagnia, ci guidi, come fanno la mamma e il papà col lorobambino. Questa potremmo dire è la condizione dell’adulto.
Lo stesso avviene nella preghiera. 
Anche come cristiani ci succede di diventare adulti, ed allora ci sembra inutile pregare, ormai non abbiamo più l’età di chi deve chiedere, abbiamo già le risposte e le risorse per fare da soli a guidare noi stessi, altrimenti ci sentiremmo infantili e ridicoli. Diveniamo cioè come quel fariseo di cui parla Gesù, che sta in piedi nel tempio, tutto soddisfatto di sé. Egli rivendica con orgoglio il diritto davanti a Dio di essere apprezzato e, in fondo, lasciato in pace. Di due cose si sente soprattutto forte: della sua onestà davanti agli uomini (ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano”) e della sua onestà davanti a Dio (“Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”). Quel pio israelita cioè è convinto di fare già tutto quello che è tenuto a fare, non è in debito né con gli uomini né con Dio. Per questo non ha bisogno né degli uni né dell’altro, è adulto autonomo e autosufficiente. La sua infatti non è una preghiera, ma una rivendicazione; egli non ha bisogno di pregare cioè di parlare con Dio come ci si rivolge ad una madre o ad un padre, ma presenta il conto dei suoi crediti e chiede a Dio il saldo.
Il racconto di Gesù ci mostra accanto a lui un’altra persona. Fin da subito si capisce che è  un poco di buono, e non può nascondere di esserlo. Come potrebbe, tutti sanno che è un pubblicano, cioè un israelita traditore e ladro, uno che guadagna sulle disgrazie altrui perché si mette al servizio degli sfruttatori del proprio popolo. Questo fatto però lo spinge ad aver coscienza del proprio peccato, e lo dimostra col modo di fare (“fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto”) e le parole (“O Dio, abbi pietà di me peccatore”). Quel pubblicano, al contrario del fariseo, sa di non essere a posto, di essere cioè in debito con gli uomini e con Dio. Sa di aver bisogno del perdono degli uni e dell’altro, e si rivolge a loro con umiltà, sperando nella loro misericordia.
Gesù sottolinea la differenza agli occhi di Dio fra questi due: il secondo, il peccatore, è giustificato, cioè torna a casa rivestito da Dio dell'abito magnifico della sua giustizia, mentre il primo no, non lo ha chiesto, perché già da solo si è cucito indosso l'abito della giustizia umana.
Ci sembra paradossale: chi ha fatto il male è trattato con amicizia da Dio, mentre chi è a posto è guardato da Lui con freddezza? Che giustizia è questa, il secondo non andrebbe punito per il male fatto? Invece è premiato con la benevolenza di Dio.
Cari fratelli e care sorelle, come già abbiamo detto altre volte, la giustizia di Dio è diversa dalla giustizia degli uomini, perché essa si esprime soprattutto come misericordia. Sì, il modo di fare giustizia di Dio è far vincere il bene dove esso è più minacciato, umiliato o annientato e lo fa con una dose sovrabbondante di amore che spiazza l’uomo e lo spinge dalla parte di Dio, perché gli fa sentire che egli lo ama come un figlio.
Per questo chi ha sperimentato la misericordia di Dio, o chi spera di sperimentarla, non può rivolgersi a lui come un adulto, sicuro di sé, a posto, autonomo e che sa il fatto suo. Egli torna ad essere un figlio piccolo, un bambino accanto alla madre da cui si aspetta tutto ciò di cui ha bisogno, e la sua attesa non resta mai delusa, perché Dio è un padre e una madre attenta e sollecita con i suoi figli.
Fratelli e sorelle, pregare non è tanto una pratica, ma una condizione, un modo di essere. La nostra preghiera non si limita al tempo, poco o molto che sia, che passiamo a recitare suppliche o lodi. Pregare significa innanzitutto coltivare in ogni momento della nostra vita la coscienza di essere figli, non preoccuparsi di mostrarsi quello che si è veramente in profondità: piccoli, deboli e peccatori, e per questo bisognosi di cura, guida, comprensione e misericordia. I poveri ce lo insegnano, ma non perché essi sono migliori di noi, ma perché, come il pubblicano ha capito, non possono nascondere il loro bisogno che li rende dipendenti in tutto dagli altri. Per vivere devono chiedere e sperare che qualcuno misericordioso si muova a compassione. Torniamo bambini davanti a Dio, poveri, bisognosi, senza vergogna né paura di chiedere aiuto, a lasciarci guidare, anche solo ad attirare l’attenzione su di noi, come fanno spesso i bambini, per il piacere di essere coccolati e ascoltati, di stare in compagnia di Dio. Scopriremo come l’adulto a posto è solo e disperato, mentre la fede da bambino rende forti davanti alla vita, pieni di fiducia e ricchi di speranza, invincibili contro il male della forza dell’amore di Dio, nostro padre e nostra madre.



Preghiere  

O Padre misericordioso, accoglici umili e peccatori. Perdonaci del male commesso e donaci la salvezza che viene dall’imitare te.
Noi ti preghiamo


O Dio fa’ che non viviamo orgogliosamente soddisfatti di noi stessi e convinti della superiorità sugli altri. Insegnaci a non temere la debolezza e a riconoscerci bisognosi dell’amore dei fratelli e del tuo perdono.
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù che ti sei fatto umile servitore degli uomini, insegnaci a non difenderci dal tuo amore e a non allontanare i fratelli e le sorelle per paura di scoprirci bisognosi del loro affetto. Aiutaci ad essere sempre pronti a voler bene.
Noi ti preghiamo


Ti raccomandiamo o Padre misericordioso tutti coloro che camminano sulla via del male e perdono la vita propria e quella degli altri. Fa’ che con il nostro esempio comprendano la gioia che viene dal vivere per il bene.
Noi ti preghiamo


O Signore del cielo aiutaci a combattere fin da ora la buona battaglia contro l’istinto ad allontanarci da te e a diffidare del prossimo. Fa’ che vittoriosi sul male conserviamo la fede.
Noi ti preghiamo


O Dio rendi il nostro cuore puro e umile, perché la nostra preghiera ti raggiunga oltre le nubi. Dona guarigione e salvezza a tutti coloro che ci sono a cuore, da’ pace e gioia a chi è nel dolore. Accogli nel tuo Regno i defunti.
Noi ti preghiamo.


O Dio che sei il re della pace, fa’ cessare ogni guerra e ogni violenza perché con cuore riconciliato ognuno sappia costruire un destino comune in cui c’è posto per tutti.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Signore tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi. Fa’ che chi annuncia il tuo nome e vive come tu hai insegnato possa toccare il cuore di chi ancora non ti conosce.

Noi ti preghiamo

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