sabato 27 gennaio 2018

IV domenica del tempo ordinario - Anno B - 28 gennaio 2018




Dal libro del Deuteronomio 18, 15-20
Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».

Salmo 94/95 - Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio +
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
pur avendo visto le mie opere».

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 7, 32-35
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

Alleluia, alleluia alleluia.
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Marco 1,21-28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Commento
Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Marco ci introduce oggi all’inizio della vita pubblica di Gesù. È la prima volta che il vangelo ce lo mostra mentre partecipa con un ruolo da protagonista, cioè il predicatore, al culto della sinagoga. Questo fatto mette subito bene in luce come Gesù colloca la sua predicazione in continuità con il cuore della fede di Israele, in prosecuzione della tradizione spirituale del popolo, animata e ravvivata nel corso dei secoli dalla voce dei profeti, oltre che dagli interventi potenti di Dio nella storia. Non è un maestro alternativo, che crea una “sua” dottrina e religione. Con Gesù la voce di Dio torna a farsi sentire, la sua vita a mescolarsi con quella del popolo, sottolinea l’evangelista Marco.
Proprio per questo la gente che lo ascolta riconosce che Gesù ha un’autorità più forte di chiunque. È l’autorità che viene dal farsi eco di una volontà e di un amore più grandi, quelli del Padre, dei quali si fa portavoce autentico e convinto. Questo, ci dice il Vangelo, stupisce i fedeli che si sono radunati nella sinagoga.
Sì, perché quando Dio parla non lascia indifferenti, e lo stupore è il primo segno del fatto che quelle parole ci hanno raggiunto, lasciandoci nell’animo un segno potente. Infatti la Parola di Dio non viene mai a confermare e basta quello che già sappiamo, o a rassicurarci che quello che facciamo va già bene così, ma “pretende” con forza di muovere i cuori e le vita su strade diverse, di indicarci nuovi traguardi. Proprio per questo gli ascoltatori di Gesù riconoscono la grande differenza che c’è fra il suo parlare e quello degli scribi.
Questi erano esperti della legge e conoscevano molto bene la scrittura tanto da saper giudicare ogni minimo aspetto della vita in conformità alle prescrizioni legali. È una certa idea di fede e del messaggio delle Scritture che ancora oggi è diffusa: che la salvezza dell’uomo viene dal suo essere conforme alle regole, ai modelli alle norme di comportamento che si pretende riassumano il volere di Dio. Il buon credente, secondo questa mentalità, se si attiene a questi modelli si garantisce la salvezza, sennò cade nel peccato e si perde. Ovvero si salva da se stesso, con la propria forza di volontà ed esercizio di disciplina. L’attenzione si concentra quindi tutta sull’importanza di conoscere sempre meglio i dettagli di queste leggi perché ci si possa adeguare.
Tutto ciò è esattamente il contrario di quello che ci dice la Parola di Dio.  Essa infatti non è un codice di norme di comportamento da seguire nelle varie situazioni della vita o modelli che ciascuno può applicare per conto proprio, ma è storia di salvezza. Le sue parole infatti da un lato ricordano la storia antica che ha segnato il rapporto di Dio con gli uomini, in particolare col popolo prescelto Israele, dall’altro ci chiedono di continuare quella storia per portarla al suo compimento che è il Regno di Dio. La Parola innanzitutto ci indica una via, che la persona di Gesù stesso, i suoi sentimenti, i suoi insegnamenti da ascoltare e far entrare nella nostra carne come vita vissuta.
La legge invece ci allontana da Dio, perché con il suo giudizio e isola l’individuo davanti alla verità impersonale e fredda della norma. La misura del giudizio di un uomo non può essere una verità impersonale o un principio immutabile, ma solo Gesù, che si presenta come “via verità e vita”, non legge, ma persona viva.
Per questo Gesù, paradossalmente non è “giusto” né “imparziale”, perché i suoi giudizi sono sempre influenzati dalla misericordia che supera la legge e da un amore che lo fa pendere immancabilmente dalla parte del suo interlocutore. Ne abbiamo parlato spesso durante il Giubileo della misericordia e tanti sono gli esempi di quando Dio “cambia idea” e si ravvede, come davanti a Ninive per intercessione di Mosè a Mamre, Gesù con l’adultera, ecc… Se il metro di Giudizio di Dio fosse stato la legge come principio astratto Dio o sbagliava prima, nel voler condannare, o sbaglia dopo, nell’assolvere. Il cristiano, vuole dirci Gesù con il suo esempio, non è colui che ha sempre le risposte giuste, che giudica persone e situazioni in modo “giusto”. Il Signore invece fa entrare l’altro nella sua vita, se ne assume il carico, facendosi ferire delle sue stesse ferite. La malattia, la miseria, il dolore e persino il peccato del suo interlocutore diventa un peso che lui stesso solleva. Cerca così di troncare la radice del male che si manifesta e opprime l’uomo in tanti modi, e il suo modo di farlo è caricarsene e combatterlo in prima persona.
Così ha fatto: per liberarci dalla forza del male si è sottoposto lui stesso alla tentazione, per salvarci dalla morte ha accettato la morte, per salvarci dall’ingiustizia l’ha subita. Non emette un giudizio dal di fuori, in base ad una legge esterna al di sopra di tutto, la salvezza che offre è innanzitutto lasciarsi ferire dal male.
Ecco qual è la differenza che subito al gente avverte fra il suo parlare e il giudizio tagliente e oppressivo dei sapienti della legge: lui salva, quelli giudicano. Ed ecco che si sente il grido di chi non solo sente la novità del parlare di Gesù ma esprime tutta l’insofferenza per quella sua pretesa di caricarsi del cumulo di vita cattiva, di sbagli e di peccato che ci opprime. Sì, perché Gesù volentieri se ne fa carico, ma bisogna che noi per primi lo accettiamo e ci presentiamo a lui così come siamo. Invece lo spirito di orgoglio e di autosufficienza pretende di far da sé anche nel giudicarsi e nel condannarsi o assolversi. Quell’uomo grida: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Pur ammettendo che Gesù è Dio non tollera che venga a intromettersi nella sua vita, a rovinare l’isolamento con cui, si autogestisce la propria coscienza e il proprio equilibrio. Ecco che Gesù allora libera quell’uomo dallo spirito che lo possiede, che è la separazione dagli altri, il rifiuto a far entrare e a entrare nelle vite altrui.
E la salvezza che porta il Signore è proprio questa: la potenza di una parola che, se accolta e vissuta, abbatte le barriere di difesa e lascia libera circolazione alla vita dei fratelli e delle sorelle, senza che il giudizio su di loro e l’autogiudizio su di sé ci isoli in una gabbia impenetrabile.




Preghiere 

O Signore ti ringraziamo perché ci inviti a vivere secondo la larghezza del tuo amore e a non giudicare con le leggi strette del mondo. Donaci di divenire tuoi imitatori.
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Padre del cielo ad gustare con gioia la dolcezza del vangelo, perché la nostra vita sia ricca di sapore e piena di significato,
Noi ti preghiamo


O Cristo che sei la vera luce, fa’ che sappiamo illuminare col Vangelo le strade del mondo e orientiamo i nostri passi verso di te.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo, o Signore misericordioso, perché non vinca in noi la rassegnazione e il realismo, ma con audacia guardiamo a te per conoscere come essere uomini e donne capaci di voler bene.
Noi ti preghiamo


Guarda con amore o Dio a noi tuoi figli, perché sappiamo far entrare la vita dei fratelli in noi, senza giudizio né condanna, ma con misericordia e disponibilità sappiamo comprendere e voler bene,
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Signore a fuggire le occasioni di peccare e aiutaci a compiere con decisione le opere buone che tu hai preparato per noi.
Noi ti preghiamo.


Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che sono nel bisogno: per i prigionieri, i malati, i profughi, gli anziani, chi è senza casa e famiglia. Dona loro guarigione e salvezza dal male.
Noi ti preghiamo

Proteggi i tuoi discepoli o Dio, e chi, come papa Francesco, li accompagna verso di te col proprio esempio. Dona loro coraggio e proteggili perché il vangelo sia sempre annunciato e il tuo nome benedetto in ogni luogo.

Noi ti preghiamo 

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