lunedì 24 gennaio 2011

III domenica del tempo ordinario


Dal libro del profeta Isaia 8,23b - 9,3
In passato il Signore umiliò la terra di Zabulon e la terra di Neftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e il territorio dei Gentili.
Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda. Poiché tu, come al tempo di Madian, hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra che gravava le sue spalle e il bastone del suo aguzzino.

Salmo 26 - Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Dalla prima lettera di Paolo Apostolo ai Corinzi 1,10-13. 17
Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti. Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!». Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

Alleluia, alleluia alleluia.
Gesù predicava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di infermità nel popolo
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo 4, 12-23
Gesù, avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: "Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata". Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Commento


Cari fratelli e care sorelle, come già dicevamo la settimana scorsa, passato il tempo della festa del Natale riprende la vita ordinaria con i suoi ritmi e la normalità della fretta e degli impegni di ciascuno. Per questo ci possono apparire fuori luogo le parole della Scrittura che la Liturgia oggi ci propone: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.” Di quale luce si parla in questo tempo buio, e di che gioia si tratta in una vita tornata alla banalità e alle difficoltà ordinarie? Sono le domande che si fa l’uomo comune davanti alla crisi economica, alle notizie del telegiornale, ad un clima politico così degradato.
Ma, io mi chiedo, non è forse proprio a causa di questo clima e delle difficoltà in cui ci troviamo che l’annuncio di una grande luce e di una gioia moltiplicata dovrebbe attrarci e riempirci di stupore.
In verità noi spesso preferiamo coltivare un senso di tristezza e di insoddisfazione, perché ci pone al riparo dalla necessità di confrontarci con la novità del vangelo. Chi è felice e chi sta bene ha la possibilità di aiutare gli altri, di interessarsi di loro, ma chi invece sta male non è tenuto. Noi preferiamo coltivarci il malessere, il lamento, l’insoddisfazione perché mette gli altri nella situazione di doversi interessare di noi, almeno quanto basta per compatirci, e noi al riparo da ogni obbligo. Certo, non stiamo ogni momento a pensare a questo, perché col tempo diventa un’abitudine e un modo di essere spontaneo. Anche perché chi si mostra troppo felice o soddisfatto sembra un po’ sciocco e superficiale, chi non si lamenta almeno un po’ appare persona di poco conto. Ma c’è da chiedersi: vale la pena vivere così? Vale la pena rifiutare la proposta di vivere nella gioia e con una luce che rischiari il cammino, piuttosto che nel grigiore di penombra di una vita sempre insoddisfatta?
Ma da dove viene questa gioia? Il profeta Isaia parla di una gioia che viene dalla mietitura e dalla spartizione di un bottino di guerra: “Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda.” E’ cioè una felicità che viene dall’aver seminato, con pazienza e tenacia, dall’aver coltivato, dissodato la terra ed estirpato le erbacce e dal poter ora finalmente godere dei frutti del lavoro compiuto. E’ la gioia che viene dall’aver combattuto per una buona battaglia contro la forza del male che schiaccia i più deboli, contro la rassegnazione che condanna tutto a restare sempre uguale, contro la tentazione dell’egoismo e della chiusura e finalmente di poter condividere il bottino di una vita liberata dal male e resa più buona.
Ma coltivare costa fatica e combattere è rischioso e gioire è allora qualcosa di troppo impegnativo, meglio restare nel limbo della tristezza insoddisfatta, senza coltivare nulla e senza dover lottare.
Il seme, ci dice il Vangelo, è la parola di Dio, che a Natale si è fatta carne, cioè è divenuta qualcosa che può essere incontrata, ascoltata e vissuta da tutti. E’ stata seminata nel terreno, anche noi l’abbiamo vista nell’umiltà della mangiatoia offrirsi a noi come una buona notizia: prima Dio era lontano e inconoscibile, ora è alla nostra portata, vicino e disponibile. Così lo incontrarono gli apostoli sulle rive del lago di Galilea, come una parole rivolta a loro, diretta e esigente: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini.” Senza mezze misure né preamboli rassicuranti, Gesù parla e chiede di seguire lui, non restare più fermi a riva ma prendere il largo. Lì ci sono i pesci, lì si può fare la pesca abbondante che sfama tanti e dona gioia. E’ vero, a riva è più sicuro e meno faticoso, ma vale la pena passare la vita a rassettare reti a stare curvi sulle proprie piccole cose, ad aggiustare i propri affarucci, senza mai prendere il largo e buttarsi negli orizzonti larghi della vita oltre me stesso?
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni si fidarono di quella parola e il vangelo ci racconta come la conservarono come un seme prezioso gettato nella loro vita. Dissodarono il loro terreno dai sassi della durezza e dell’orgoglio, lo irrigarono con l’acqua buona della misericordia e del perdono, fino a giungere al tempo della mietitura in cui poterono godere della gioia dei frutti buoni. La loro fu una vita faticosa, sempre in viaggio e disponibile a venire incontro al bisogno dei fratelli e delle sorelle, ma fu una vita piena e felice, non lamentosa né triste. Seppero combattere la buona battaglia contro l’istinto egoista e il carattere difficile di ciascuno e alla fine ottennero come bottino di guerra una vita benedetta da Dio.
Perché non fare nostra questa prospettiva? La lamentela e l’insoddisfazione sono come una prigione: ci chiudiamo dentro per sentirci più riparati e sicuri, ma poi diventa una gabbia che ci toglie la libertà di essere felici. Accogliamo con gioia la liberazione che il Signore Gesù è venuto a portarci: possiamo sfuggire al destino triste e coltivare giorno per giorno una vita nuova: germogli di pace, semi di generosità, piante che diventano alberi capaci di dare ristoro e riparo a tanti. Facciamo nostra l’esultanza di Isaia: “hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra che gravava le sue spalle e il bastone del suo aguzzino.” Sì, Dio ci libera dal giogo e la sbarra, dai colpi del bastone se noi con disponibilità ci innamoriamo di lui e della sua parola, più che di noi stessi e della nostra tristezza.
Preghiere
O Signore Gesù vieni e visita la nostra vita. Fa’ che ascoltando il tuo invito ti seguiamo docilmente come discepoli e figli obbedienti.
Noi ti preghiamo

O Signore che ci vieni incontro e ci rivolgi la tua parola fa’ che l’accogliamo come liberazione dal giogo pesante del nostro egoismo e orgoglio. Rendici capaci di conservarla e meditarla nel cuore come fece Maria.
Noi ti preghiamo

O Dio del cielo, tu che hai seminato con pazienza il seme buono della Parola nel terreno accidentato della nostra vita, aiutaci a dissodarlo dai sentimenti di ostilità e durezza per poter godere della gioia di una mietitura abbondante.
Noi ti preghiamo

Fa’ o Dio che non fuggiamo la fatica paziente dell’agricoltore e l’audacia del combattente per restare fermi e indifferenti al tuo invito. Sostieni il nostro impegno perché la nostra gioia sia moltiplicata e l’allegria pervada ogni momento della nostra vita.
Noi ti preghiamo
Proteggi o Padre buono ogni uomo e ogni donna che è fragile e indifeso: i poveri, i malati, gli anziani, i bambini, chi è senza casa e senza protezione. Tu che li conosci uno ad uno, ascolta il loro grido e rispondi alla loro invocazione.
Noi ti preghiamo

Ti invochiamo o Dio della pace per tutti i popoli in guerra. Per le nazioni sconvolte dalla violenza: la Tunisia, l’Albania, l’Afghanistan, l’Irak, la Terra Santa. Dona a tutti pace e salvezza.
Noi ti preghiamo.
Guida o Signore Gesù i passi di chi ti cerca e fa’ loro incontrare i discepoli del Vangelo. Aiuta il mondo intero a confidare in te e ad invocare il tuo Nome.
Noi ti preghiamo

Perdona o Padre buono le nostre colpe e cancella il nostro peccato, perché anche per nostra colpa il regno tarda a realizzarsi sulla terra. Fa’ che con fiducia e umiltà lavoriamo perché la nostra vita sia un terreno fertile per la pianta del Vangelo.
Noi ti preghiamo

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