martedì 15 marzo 2011

I domenica del tempo di Quaresima




Dal libro della Gènesi 2, 7-9; 3, 1-7
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Salmo 50 - Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; +
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5, 12-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.... Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Non di solo pane vive l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Dal vangelo secondo Matteo 4, 1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.


Commento


Cari fratelli e care sorelle, inizia questa domenica il tempo di Quaresima che ci conduce fino alla Pasqua. È un tempo che si caratterizza per la serietà pensosa con cui siamo chiamati a considerare la nostra vita, affinché sappiamo accogliere con maggior coscienza e gioia più piena il dono della vita che non finisce che con la resurrezione di Cristo il Padre vuole fare anche a noi. Come tutti i doni, infatti, non basta riceverli per poterne godere. Il dono deve essere accolto e apprezzato: se ci sembra una cosa inutile e che non serve lo lasceremo cadere e presto ce ne dimenticheremo. Così è per la Pasqua per chi non vive la Quaresima come tempo opportuno per conoscere meglio se stesso, e il proprio bisogno del dono di una vita rinnovata da parte del Signore.


Il vangelo ascoltato oggi ci aiuta nel nostro cammino di Quaresima facendoci riflettere sul fatto che spesso noi abbiamo una visione delle cose della vita diversa da come esse sono in realtà. Se vogliamo è un fatto molto banale: diamo tanta importanza a qualcosa che ci sembra decisiva per il nostro futuro e la nostra felicità, e poi magari, una volta raggiunta, ci rendiamo conto che non è come ci sembrava. Ma non è tanto banale, perché la vita spesa dietro a ciò che non vale è persa per sempre e non è detto che, alla fine, siamo disposti ad ammettere il nostro errore: magari preferiamo mascherare il fallimento e continuare fino in fondo a fare affidamento in ciò che si manifesta come incapace a darci la felicità.


Gesù stesso fa questa amara esperienza: anch’egli è sottoposto al dubbio circa cos’è che veramente vale.

La prima tentazione, cioè il primo modo con cui la vita lo vuole trarre in inganno, è quella di considerare essenziale e primario soddisfare i propri bisogni materiali. La potenza di Dio, dice il tentatore, si manifesta nel trasformare la realtà in qualcosa di utile a me. È il dominio di una mentalità materialistica che attribuisce valore solo a ciò che si può vendere e comprare, che serve a qualcosa e si scambia. Oggi la mentalità mercantilistica del nostro mondo ci porta con facilità a vivere questo atteggiamento per cui tutto ciò che non ha una rilevanza economica o utilitaristica viene considerato secondario. Ma Gesù risponde a questa tentazione dicendo che non solo il pane, bene materiale, ci nutre, ma anche l’amore che è espresso dalla Parola di Dio. È vero questo a volte non si vede, non si compra e non è quotato nelle borse, ma senza non si vive una vita degna di questo nome.


Poi, in secondo luogo, il tentatore propone a Gesù di vivere un senso di onnipotenza individuale, secondo il quale ciascuno può fare quello che istintivamente si sente, senza bisogno di costruirsi pazientemente e con fatica capaci di scegliere in base al valore reale della vita. Lo vediamo spesso come sia facile gettarsi in avventure, costruire relazioni, buttarsi a capofitto in progetti o impegni, come se bastasse per essere felici affidarsi alla passione del momento o alla foga o intensità nel vivere. Salvo poi, dopo il fallimento, coltivare un senso vittimistico per cui la colpa è degli altri che non hanno aiutato abbastanza o non hanno assecondato. Alla proposta di vivere così Gesù risponde che Dio non può essere messo alla prova, cioè usato come scusa per il proprio fallimento, ignorato quando ci indica come vivere, ma poi preso come responsabile con cui prendersela del poco amore che abbiamo saputo costruire nella nostra vita.


Infine il tentatore propone a Gesù di credere che tutto è a sua disposizione. Che si può agire ed essere secondo il proprio capriccio, come il padrone fa con le sue cose: oggi ne ho voglia, domani chissà; finché mi serve lo accetto, poi chissà. È la mentalità individualista ed egocentrica che pervade la nostra società, nella quale l’altro è una pallida comparsa sul palcoscenico della nostra vita, sfuggevole e inconsistente è puramente funzionale alla scena madre che devo recitare io, e finché le è utile bene, poi può anche scomparire nel nulla. È qual culto di se stesso che il tentatore pretende da Gesù e che ognuno di noi è pronto a offrire e a pretendere dagli altri. Ma Gesù, anche in questo caso, non cede, ma risponde con la centralità di un unico culto che è rivolto a Dio, l’Altro per eccellenza, e che ci si presenta con il volto del fratello e della sorella, del bisognoso, del piccolo (Mt 25) perché noi gli rendiamo il culto dell’amicizia e dell’amore che accoglie e fa spazio nella propria vita.


Cari fratelli e care sorelle, possiamo dire che, in sintesi, alla tentazione di spendere la propria vita per ciò che non vale, fosse il materialismo gretto che non va oltre la soddisfazione dei bisogni materiali, oppure l’irresponsabilità vittimistica del farsi trascinare dalla passione di sé per poi dare colpa agli altri o a Dio del fallimento, dell’eliminazione degli altri per vivere nell’isolamento narcisista dell’individuo autosufficiente, il Signore contrappone la sapienza antica della scrittura: “Sta scritto…” risponde infatti Gesù. Egli ci indica una strada. Non è in noi né nelle sapienza del mondo che ci si offrono a buon mercato che troveremo la strada per costruire la propria felicità e trovare il senso della nostra vita. La parola di Dio piuttosto ci indica i materiali e la sapienza, ci offre, come dicevamo due domeniche fa, il fondamento solido su cui costruire con pazienza l’edificio solido che non cada alle piogge e ai venti della vita. Confrontandoci con cuore aperto con il Vangelo di questa domenica troveremo anche in noi le tentazioni che il maligno, cioè la normalità della sapienza del mondo, ci suggerisce. Facciamo nostre le risposte sapienti di Gesù, perché ci rendiamo conto che senza di esse siamo esposti ad un vento pericoloso che ci rende vittime delle passioni passeggere e dell’individualismo. Cominceremo così la costruzione per la quale la Quaresima è tempo opportuno e favorevole.


Preghiere




O Signore ti ringraziamo perché ci doni la sapienza del Vangelo per resistere ai suggerimenti del tentatore. Fa’ che sappiamo riporre in te la nostra fiducia.
Noi ti preghiamo


O Dio donami la forza di resistere alla corrente di una vita spesa senza preoccupazione per te e per i fratelli. Fa’ che sappiamo mettere in pratica le parole del vangelo.
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Signore in questo tempo di Quaresima a riconsiderare le scelte della nostra vita, perché sappiamo riformarla secondo il tuo esempio e insegnamenti.
Noi ti preghiamo


Guida i nostri passi o, Padre del cielo, verso la Pasqua di resurrezione, perché nell’attesa del dono della vita che non finisce sappiamo scoprirci umili e bisognosi del tuo perdono.
Noi ti preghiamo


Guarda con amore o Padre alle vittime del terremoto in Giappone, perché chi è nel dolore sia consolato e chi ha perso la vita sia accolto nel tuo abbraccio amorevole.
Noi ti preghiamo


Sostieni tutte le vittime della guerra e della violenza, in Libia, in Terra Santa, in Costa d’Avorio, perché cessino gli scontri e si apra un tempo di riconciliazione e pace.
Noi ti preghiamo.


Proteggi dal male o Signore tutti coloro che sono perseguitati per la loro fede in te, proteggi chi soffre a causa del vangelo e per l’amore per la giustizia.
Noi ti preghiamo


Guida i tuoi figli o Dio del cielo perché con il loro operato e le loro parole siano testimoni credibili del Vangelo e indichino a chi ancora non ti conosce la strada che conduce alla gioia dell’essere tuoi discepoli.
Noi ti preghiamo



Nessun commento:

Posta un commento