mercoledì 16 marzo 2011

II domencia del tempo di Quaresima


Dal libro della Gènesi 12, 1-4
In quei giorni, il Signore disse ad Abram: «Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.

Salmo 32 - Donaci, Signore, la tua grazia: in te speriamo
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 1, 8b-10
Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.

Lode a te, o Signore re di eterna gloria!
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio amato: ascoltatelo».
Lode a te, o Signore re di eterna gloria!

Dal vangelo secondo Matteo 17, 1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».


Commento

Cari fratelli e care sorelle, con questa seconda domenica siamo immersi nel pieno del tempo di Quaresima che, come una madre paziente e affettuosa, ci accompagna verso la Pasqua di Resurrezione.

Spesso si è voluto vedere la Quaresima come un tempo di ripiegamento su se stessi, di macerazione interiore, di tristezza incupita. In realtà se così fosse la Quaresima non sarebbe molto diversa dal tempo ordinario, perché nel nostro tempo mi sembra che un velo di tristezza e rassegnazione copra sempre il nostro mondo e le nostre città. Certo, c’è la tristezza che viene da una coscienza di noi stessi, e cioè quella di essere polvere e cenere, come abbiamo voluto affermare mercoledì scorso col gesto che apre la Quaresima. Ma la tristezza più comune è una sorta di mesta modestia, che proprio perché modesta e costante quasi non pesa più, anzi della quale quasi non si può fare a meno, come un modo di essere di “basso profilo”, funzionale a mantenere tutto a basso livello nelle nebbie della rassegnazione.

Questa falsa tristezza, impastata di rassegnazione, non si vince con un’emozione, ma accettando la cenere sul capo, cioè guardando alla nostra inadeguatezza e complicità col peccato per vivere la speranza di liberarsene.

La Quaresima dunque non è tempo triste e basta, ma è il tempo in cui dobbiamo prepararci ad una grande gioia, che è vero, ancora non c’è, ma che si intravede al termine del nostro cammino. La pienezza della gioia è infatti la vittoria della vita sulla morte. A una tale gioia sembra che, figli di un mondo triste e rassegnato, siamo tutti impreparati, come vasi sigillati o rotti, incapaci di accoglierla e conservarla in sé. Prevalgono infatti sempre i motivi di scontento e pessimismo, piuttosto che quelli per cui gioire: siamo un po’ più invecchiati, la situazione è un po’ peggiorata, ecc… C’è una vera e propria paura di vivere la gioia per un futuro nuovo, che è un segno di vecchiaia del cuore e della vita. Il vecchio infatti non ama la novità, ma preferisce rimpiangere il passato e conservarsi in un presente sempre uguale.

La Quaresima vuol essere questa proposta a chi è invecchiato, prigioniero della tristezza e della rassegnazione: andare verso Cristo nella Pasqua. Ma, per questo incontro, bisogna prepararsi per avere occhi, cuore, per non dormire per la tristezza, come i discepoli nel Getsemani, accanto a Gesù che pregava e sudava sangue.

Per poter gioire della novità è richiesta un’apertura fiduciosa al futuro, la disponibilità a vivere con speranza, come fece Abramo: “il Signore disse ad Abram: «Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò...» Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.”

Abramo, nonostante fosse avanti negli anni, davanti alla promessa di Dio, audace fino all’assurdo, di concedergli una discendenza numerosa e una terra non reagì come un vecchio spaventato dalla novità, ma accettò di riformare se stesso, il suo modo di vivere. Cambiò le priorità della sua vita: invece di prepararsi una serena vecchiaia, godendosi quello che aveva ottenuto e assicurandosi la continuità di un presente tranquillo, accettò di compiere un cammino lungo e pericoloso, di rischiare anche di perdere tutto, di faticare per raggiungere la gioia di un futuro nuovo, cioè diventare “una grande nazione”.

S. Paolo parla di Abramo ai Romani: “[Abramo] ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara. Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento.” (Rm 4, 19-21)

Questo “sperare contro ogni speranza” fu il suo modo di “avere fede”, dice Paolo, vincendo l’invecchiamento del cuore e della vita.
Oggi la Quaresima ci pone la stessa domanda di Dio ad Abramo: vuoi vincere la paura da vecchio per accogliere la gioia della vita nuova che la Pasqua viene a portarci?
Eppure la paura è la reazione spontanea davanti alla visione grande di Dio sulla vita dell’uomo, come quella che propose ad Abramo. Capitò anche a tre apostoli che Gesù chiamò con sé sulla montagna. Ad essi, in disparte, si mostrò trasfigurato, immerso in quello splendore che trasforma la realtà umile e meschina dell’uomo nella gloria della Resurrezione. Fu per i tre apostoli un anticipo della vita nuova che il Signore avrebbe inaugurato a Pasqua con la vittoria definitiva sulla morte che umilia la vita, è la strada che propone a ciascuno di noi: passare dalla vita vecchia e triste alla gioia della vita nuova che non finisce. Gli apostoli prima furono felici, ma poi sembrò troppo per loro, si gettarono spaventati faccia a terra. È la reazione “normale” di ciascuno di noi: all’entusiasmo iniziale segue la paura e il ritorno alla contemplazione di sé dal basso.

Fratelli e sorelle, la Quaresima che stiamo vivendo è come Gesù che ci invita a seguirlo sul monte per pregustare con lui come può essere la vita glorificata dalla sua resurrezione: la nostra vita personale, con i suoi affanni e miserie, la vita del mondo, con i drammi e la violenza che lo attraversano. Noi siamo attratti da questa visione, ma ci sembra troppo grande per noi e restiamo ancorati alla rassegnazione che tanto niente potrà mai cambiare.

Come fare a vincere questa paura, come rialzare il volto da terra per rivolgerlo con fiducia e speranza verso il futuro indicato da Cristo? Una voce lo dice chiaramente ai tre sbigottiti apostoli: “Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. Ascoltare il Signore, ecco la via per rinnovare la nostra vita e vincere la vecchiaia nostra e del mondo. Una via semplice e concreta che vogliamo fare nostra in questa Quaresima: ascoltare con attenzione e disponibilità la Parola di Dio perché questa entri in noi e si faccia strada nel chiuso del nostro intimo, restituendoci quel cuore con cui gioire della Resurrezione a Pasqua. Viviamo una Quaresima di ascolto, di silenzio interiore e ascolto attento della Parola di Dio. Torniamo sulla pagina della Scrittura, abituiamoci a far tornare alla mente le parole che ci guidano nella vita e torneremo capaci di appassionarci, di gioire e di soffrire per una vita non più vecchia e ripiegata su di sé.


Preghiere

Ti preghiamo o Signore nostro perché viviamo in questo tempo di Quaresima l’inquietudine per il nostro peccato, nella serena fiducia del tuo perdono.
Noi ti preghiamo

Donaci in questo tempo o Dio di vivere nell’ascolto della tua Parola, perché vinciamo ogni paura e ci incamminiamo fiduciosi in te verso la gioia della Pasqua.
Noi ti preghiamo
Con insistenza o Dio ti preghiamo perché tu soccorra tutte le vittime del terremoto in Giappone. Fa’ che chi è sopravvissuto al terribile disastro trovi consolazione e riparo e chi è morto riposi in pace nel tuo amore.
Noi ti preghiamo

Guarda con amore alla tua Chiesa o Padre del cielo, perché la Quaresima sia in tutte le comunità un tempo di ascolto della tua Parola e di conversione del cuore.
Noi ti preghiamo
Sostieni con il tuo amore, o Padre misericordioso, quanti soffrono per la miseria e l’abbandono e tutti quelli che si sforzano di essergli vicini. Uniscili nella benedizione di una vita rinnovata e consolata.
Noi ti preghiamo

Accogli o Padre il nostro sforzo di uscire come Abramo dalla vita ordinaria per metterci in cammino verso il Cristo risorto a Pasqua. Sostienici e aiutaci a non restare fermi su noi stessi.
Noi ti preghiamo.

Benedici o Dio il papa Benedetto XVI che sabato prossimo incontreremo a Roma. Sostieni il suo impegno di indicare Te come unica via per la felicità dell’uomo.
Noi ti preghiamo

Proteggi tutti i cristiani perseguitati per la loro fede nel tuo Nome. Fa’ che in futuro si aprano ponti di comprensione fra i popoli e le religioni, così che nessuno più soffra e muoia per la propria fede.
Noi ti preghiamo

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