martedì 1 marzo 2011

VIII domenica del tempo ordinario – 27 febbraio 2011




Dal libro del profeta Isaìa 49, 14-15
Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.

Salmo 61 - Solo in Dio riposa l’anima mia
Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: mai potrò vacillare.

Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare.

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.
Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 4, 1-5
Fratelli, ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele. A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.

Alleluia, alleluia alleluia.
La parola di Dio è viva ed efficace,
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 6, 24-34
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».


Commento


Cari fratelli e care sorelle, ancora una volta il Vangelo ci si presenta sotto le vesti del paradosso. Sì, questo discorso di Gesù sembra veramente incredibile secondo i criteri della logica ordinaria. Infatti l’atteggiamento tipico dell’uomo e della donna moderni è quello di chi deve innanzitutto capire. Prima di poter vivere qualcosa dobbiamo capirla, prima di fare un’esperienza dobbiamo aver chiaro dove ci porta e come si realizza, prima di scegliere per un modo di essere piuttosto che un altro dobbiamo avere chiarezza su tutto. Questo atteggiamento “razionalista” fa sì che spesso davanti alle parole del Vangelo restiamo turbati o anche freddi. Infatti troppe volte esse non si spiegano o sembrano non tenere in sufficiente considerazione le conseguenze e le modalità della loro realizzazione nella vita di tutti i giorni, come fossero aspetti secondari e senza importanza.
Esiste anche un’altra conseguenza di questo atteggiamento, cioè che aver capito qualcosa ci sembra sufficiente: lo sappiamo, ci è chiaro, cosa serve fare di più? È quello che facciamo, ad esempio, nei confronti di tanti insegnamenti del Vangelo, che conosciamo a memoria, ma che non si traducono poi in comportamenti, senza che ciò ci susciti un dubbio sulla nostra coerenza.
Il Vangelo però, ma direi che ancora prima la vita, non si accontenta di una comprensione razionale delle sue espressioni, né pensa che questa sia lo scopo più importante da raggiungere. Per il Vangelo c’è una priorità del vivere, dello sperimentare, e capire per esso non è un fatto puramente razionale ma significa essenzialmente tradurre in gesti e vissuto concreto le parole ascoltate e gli insegnamenti ricevuti. Sì perché non tutto si spiega e si capisce con la mente, molto lo si capisce solo se lo si vive, e per farlo ci si deve, almeno un po’, fidare. Solo in questo caso raggiungiamo una chiarezza, anche se non propriamente razionale, delle realtà e ne comprendiamo la bontà profonda: solo se ci fidiamo e ne facciamo esperienza. È questa la fede ingenua, da bambino, alla quale il Signore ci invita.
Così è anche per il brano del Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato oggi: non lo capiamo se cerchiamo di analizzarlo razionalmente, ma se proviamo a viverlo avvertiamo chiaramente la sua verità profonda, esistenziale, e non solo logica.
Infatti al giorno d’oggi una delle doti più apprezzate ed esercitate è quella del fare compromessi. Bisogna combinare tanti interessi, tanti impegni, tante preoccupazioni in modo tale che l’alchimia della nostra vita ne risulti un equilibrio il più possibile stabile. Così è per gli affetti, e per i rapporti che non possono essere esclusivi, quanto meno perché non si possono azzerare le mie esigenze che devono avere lo spazio adeguato. Questo modo di vivere ha eliminato l’idea di priorità, o quanto meno che non ce n’è una assoluta, ma tutto va contrattato giornalmente, sulla base degli umori, delle situazioni, delle mie esigenze personali, ecc…
E’ questo quello che le parole del Signore del Vangelo di Matteo di oggi vengono a negare: esiste una priorità assoluta, sempre valida; c’è qualcosa che viene prima e che prevale su tutto, c’è un primum che sovrasta e precede tutto il resto. Questo primum è l’amore di Dio. Amore innanzitutto offertoci da Dio, che fa il primo passo e prende sempre l’iniziativa di venirci incontro, ma che allo stesso tempo esige di essere ricambiato, senza rimandi né posponimenti. Questo è ciò che vuole dire Gesù quando afferma: “Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?” Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.”
Cioè la nostra preoccupazione per il nostro benessere a volte non si rende conto che esso c’è già, perché Dio è il primo a preoccuparsene, e già ci garantisce molto. Ma noi, presi dalla foga e fissati con noi stessi, pensiamo che non basti mai e che bisogna sempre averne di più. Non basta un fisico sano, deve essere anche snello o muscoloso; non basta avere di che vivere agiatamente, bisogna accumulare beni oltre ogni necessità; non basta che i nostri cari stiano bene, devono avere sempre un surplus di attenzioni e di cose. Ma tutto ciò, fratelli e sorelle, è innaturale e non sempre ottiene quello che ci sembra lo scopo, cioè la felicità nostra e dei nostri cari.
Riempire di cose e di un benessere ossessivamente cercato non sempre vuol dire essere felici. Pensiamo ai nostri bambini. Spesso questo nostro atteggiamento instilla in loro, fin dalla tenera età, una forma di egocentrismo ed egoismo che fa sì che il bisogno degli altri scompaia e il fratello e la sorella non abbiano rilevanza alcuna. Questa è la più pesante eredità che possiamo lasciare ai nostri figli, una vera e propria condanna all’infelicità.
Prima di tutto ci dice Gesù, rendiamoci conto di quanto siamo amati: quanto abbiamo, quante possibilità ci sono offerte, quante opportunità di essere voluti bene, quanta sicurezza e assenza di bisogno. Trascurare ciò, cioè non riconoscere quanto Dio si preoccupi, lui per primo, di noi, è una causa di infelicità.
Secondo poi c’è bisogno di ricambiare tutto questo amore e talenti che ci sono offerti, vivendo la gratitudine verso Dio, e chi è grato sa essere felice, mentre chi non lo è è sempre intristito e recriminatorio, e il desiderio di dare a chi ne ha bisogno parte del molto che abbiamo a disposizione.
Mettere prima di tutto e davanti a tutto l’amore che ci è dato e che ci è chiesto e lo sforzo di non lasciarlo cadere, ma di viverlo con fedeltà, è quella priorità assoluta di cui parla Matteo e che a prima vista ci sembra così assurda e incomprensibile.
Ma se proviamo a vivere così ci accorgeremo di quanto è vero che: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.” Sì, o saremo schiavi del padrone normale che siamo noi stessi e l’egocentrica smania di avere sempre di più (attenzioni, cose, benessere, ecc…) o saremo servi di un Dio che ci dona gratuitamente il suo amore e ci insegna a farlo nostro e moltiplicarlo, volendo bene dello stesso amore generoso e disinteressato gli altri. Cerchiamo dunque di realizzare il regno di giustizia in cui a nessuno manchi ciò che è necessario e non quello in cui a me non manchi il superfluo e il non necessario, vivremo così sempre nell’abbondanza perché sarà Dio per primo a preoccuparsi che nulla ci manchi e che la nostra felicità sia piena.



Preghiere


Ti ringraziamo o Signore perché ci vuoi bene tu per primo e ci vieni incontro perché nulla manchi alla nostra vita. Fa’ che riconoscendo questa tua sollecitudine viviamo grati e fiduciosi nel tuo amore.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Padre misericordioso perché riconosciamo sempre i tuoi doni, senza dimenticare tutto quello che continui a fare per noi. Ti ringraziamo per la vita, la salute, la pace, la gioia con cui hai colmato le nostre vite, e ti preghiamo continua a benedirle.
Noi ti preghiamo


Aiutaci, o Signore, a spendere i talenti ricevuti perché essi siano utili non solo a noi stessi ma anche a tanti altri. Fa’ che con generosità sappiamo spendere del nostro e vedere così moltiplicato il bene ricevuto.
Noi ti preghiamo


Perdona o Padre del cielo le nostre paure che ci spingono a diffidare del fratello e a respingere chi è diverso da noi. Aiutaci a voler bene a tutti, specialmente a coloro che sono in difficoltà.
Noi ti preghiamo



Ti invochiamo o Dio della pace per tutti i popoli del Nord Africa che vivono momenti di violenza e dolore. Fa’ cessare gli scontri e dona salvezza e libertà a quei popoli che soffrono per la tirannide.
Noi ti preghiamo



Concedi abbondante la tua consolazione, o Padre misericordioso, a tutti coloro che sono nel bisogno: gli anziani, i malati, chi è senza casa e famiglia, i poveri, i sofferenti. Dono loro pace e salvezza,
Noi ti preghiamo.



Sostieni o Dio i passi di chi annuncia il Vangelo e testimonia il tuo amore, perché in ogni angolo del mondo risuoni forte il lieto annuncio della fine della schiavitù dell’egoismo e l’inizio di un nuovo regno di giustizia,
Noi ti preghiamo



Sostieni o Padre tutti coloro che sono perseguitati a causa della loro fede. Fa’ che in ogni parte della terra ciascuno possa pregare e invocare te, o Dio misericordioso, senza dover temere per la sua salvezza.
Noi ti preghiamo



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