sabato 15 ottobre 2011

XXIX domenica del tempo ordinario



Dal libro del profeta Isaia 45,1.4-6

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: «Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri».



Salmo 95 - Grande è il Signore e degno di ogni lode.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 1,1-5b

Paolo e Silvano e Timoteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.

 
Alleluia alleluia alleluia.
Risplendete come astri nel mondo,
tenendo alta la parola di vita.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 22,15-21

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?» Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, i farisei e le altre autorità religiose si erano riuniti attorno a Gesù nel Tempio di Gerusalemme, mentre stava insegnando, e provano fastidio per quell’uomo che pretende di avere qualcosa di importante e di nuovo da insegnare. Tanto che, indispettiti, gli chiedono: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?” Vogliono intimidire quel Maestro che insegna qualcosa di nuovo. È l’atteggiamento spaventato e autoritario di chi non vuole accettare che vengano messe in discussione le proprie convinzioni acquisite e soprattutto la propria posizione di autorità, fosse anche solo davanti a pochi. Davanti alle parole di Gesù anche noi spesso proviamo il fastidio di una novità che vuole mettere in discussione le nostre convinzioni ormai assodate e per di più condivise da tutti: Con che autorità lo fa? Ci chiediamo.

Gesù non risponde direttamente a questa domanda: non si deve giustificare, e poi la forza del Vangelo che egli annuncia non proviene da qualcosa o qualcuno che ci sta dietro ma dall’autenticità della sua stessa umanità, vera e attraente per la ricchezza e pienezza di vita che contiene.

Così il Signore continua a parlare, usante il suo metodo semplice e diretto, le parabole, racconti semplici, a tratti paradossali, da cui emerge che ciò che sembra normale, quello che pensano tutti, in realtà non è così neutrale e inoffensivo, ma nasconde dentro l’insidia di un male che si fa strada dentro e attorno a noi e rivela la necessità di scegliere invece per il bene.

Ed ecco che di nuovo, nel brano ascoltato oggi, quei personaggi autorevoli tornano a contestare Gesù e lo fanno cercando di coglierlo in contraddizione. Per questo scelgono un tema spinoso, come quello del tributo imposto dagli odiati romani. Ogni possibile risposta conteneva un tranello: se avesse detto che non bisognava darlo si sarebbe proposto come un rivoluzionario fuorilegge; se invece diceva che era giusto darlo avrebbe offeso il sentire dei giudei.

In fondo quante volte anche noi ci sentiamo stretti fra scelte opposte e inconciliabili? È giusto fare qualcosa per gli altri, ma ci sono le responsabilità nei confronti della famiglia. È giusto essere generosi, ma bisogna anche essere prudenti e limitarsi. Bisognerebbe agire in un certo modo, ma motivi altrettanto seri ci sconsigliano di farlo. È proprio davanti a questi dilemmi che maturiamo il giudizio che non si può vivere a pieno il Vangelo, perché è qualcosa di utopistico e impossibile da applicare nella vita concreta e bisogna invece accontentarsi di compromessi e aggiustamenti.

Gesù risponde a questa obiezione non con un compromesso equilibrato che potesse accontentare tutti e togliere lui dall’imbarazzo. No, Gesù si fa dare la moneta in questione e chiede qual è l’immagine che vi è impressa. Quella del potere di questo mondo. Conclude che non vale la pena contendere al potere di questo mondo ciò che lui stesso ha inventato per vendere e comprare. La moneta, se ci pensiamo, altro non è che un dischetto di metallo con impressa un’effigie, eppure è vista da tutti come uno straordinario strumento di potere. Attraverso di lei si esercitano i poteri del mondo: il dominio, il possesso, l’asservimento, lo sfruttamento. Grazie a lei l’uomo ha la pretesa di affermare che tutto è quotabile e ha un prezzo, e concentra in essa la propria felicità, ecc… Davanti a tutto ciò Gesù dice: bene, lasciate a chi punta a questo potere spendere la sua vita per impossessarsene: date a Cesare quello che lui ha inventato per essere riconosciuto come imperatore del mondo.

Aggiunge poi di rendere invece “a Dio quel che è di Dio.” E qui emerge tutto il nostro smarrimento. Infatti noi che cosa pensiamo sia di Dio? Nel sentire moderno tutto è dell’uomo: i suoi pensieri, le sue azioni, i suoi beni, le sue doti, le sue conquiste, le sue opere, ecc… possediamo le spiegazioni, i meccanismi, i processi con cui tutto si realizza, dal pensiero ai sentimenti, ai fenomeni naturali semplici e complessi. Cosa resta a Dio? In realtà il libro della Genesi con le sue immagini semplici pone le basi di una diversa idea dell’uomo. Egli stesso e tutto quello che ha a sua disposizione non è propria opera e proprio possesso, ma è opera della creazione di Dio e dono ricevuto da lui. È Dio che ha creato la vita imprimendoci sopra la sua immagine e ce l’ha regalata. E questa non è un possesso esclusivo che si accumula e si ha a disposizione. Non si compra e non si vende, neppure con la somma più grande del mondo. Su di essa esercitiamo un potere relativo, è a nostra disposizione, possiamo farne ciò che vogliamo, ma non la possediamo. L’unica cosa che possiamo farne è donarla. Per questo Gesù dice “rendete a Dio”, cioè restituite a lui quello che lui vi ha donato, e lo facciamo regalando la nostra vita agli altri. Come lui l’ha donata moltiplicandola per tutto il numero degli esseri viventi, così a noi è chiesto di moltiplicare la nostra vita facendola tornare a Dio aumentata. È il messaggio della parabola dei talenti: chi li nasconde e li sotterra per paura può ridare indietro solo quanto ha ricevuto, ma chi invece l’ha messi a frutto investendoli e usandoli per gli altri, li restituisce cresciuti e moltiplicati.

Ecco che allora questo brano del Vangelo, semplice e scarno, racchiude una grande verità. E cioè che della nostra vita dobbiamo rendere conto, e non solo alla fine, ma ogni giorno: come l’ho spesa, nel modo migliore, l’ho sprecata, l’ho resa inutile e l’ho umiliata, o l’ho esaltata nella sua bellezza più profonda e autentica, cioè nel suo essere un dono gratuito motivato solo dall’amore per me, l’ho moltiplicata donandola, come una fiamma che se comunicata aumenta la sua luce e il suo calore?

Il giudizio non è solo alla fine, quando non si può più fare niente. Il giudizio è quotidiano. Non fuggiamolo nascondendolo con l’illusione del potere di comprare e vendere tutto, riconosciamoci invece forti solo dell’unico grande potere che abbiamo, quello di donare la vita e, così facendo, salvarla.

 
Preghiere 

O Signore nostro, Dio onnipotente, ti ringraziamo per il dono della vita e di tutto quello che abbiamo a disposizione per mantenerla. Fa’ che non la sprechiamo per ciò che ha poco valore,

Noi ti preghiamo

O Signore Gesù, insegnaci a far fruttare il dono della vita spendendola per gli altri e a moltiplicarla rendendola utile a tutti,

Noi ti preghiamo

Perdonaci o Signore per la tentazione di nascondere e trattenere solo per noi quello che abbiamo ricevuto. Fa’ crescere in noi un animo generoso e un cuore largo,

Noi ti preghiamo

Ti chiediamo, o Padre onnipotente, di farci ascoltare con disponibilità il Vangelo perché facendo entrare nei nostri cuori e mettendolo in pratica salviamo la nostra vita,

Noi ti preghiamo

Ascolta o Dio la preghiera di chi è nel bisogno. Libera tutti i poveri dal peso che li opprime,

Noi ti preghiamo

Dona o Padre del cielo la pace a tutti i popoli, perché mai più la guerra semini morte e dolore,

Noi ti preghiamo.

Guida o Signore gli uomini di buona volontà perché rendano il mondo più vivibile e giusto. Fa’ che la fiamma del tuo Spirito scaldi i cuori e illumini le menti dei tuoi discepoli,

Noi ti preghiamo

Proteggi o Padre onnipotente i tuoi figli ovunque dispersi, perché riuniti nel tuo nome rendano lode a te e ti celebrino risorto e vivo in mezzo a noi,

Noi ti preghiamo









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