sabato 30 novembre 2013

I domenica del tempo di Avvento - 1 dicembre 2013


 
 
In attesa


Dal libro del profeta Isaia Is 2,1-5

Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie  e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore. 

 

Salmo 121 - Andiamo con gioia incontro al Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù del Signore, +
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 13, 11-14

Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
donaci la tua salvezza.
Alleluia, alleluia, alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 24, 37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
 
Commento

Cari fratelli e care sorelle, l’evangelista Matteo ci riporta le parole che Gesù pronunciò ai suoi discepoli mentre, stando nel tempio, questi ammiravano la magnificenza delle pietre del tempio. Già commentavamo, qualche domenica fa, come i dodici vedevano nella solidità di quelle pietre una forma di protezione e garanzia per il loro futuro: chi potrà mai sgretolare rocce così solide? Eppure Gesù a quella sicurezza dei discepoli risponde con l’invito a non fidare nella solidità delle certezze umane: la forza, il potere, l’abitudine, per cercare invece nel Signore l’unica protezione reale. Sì, la vera nostra salvezza sta nella venuta del Signore che oggi, con questa prima domenica di avvento, iniziamo ad attendere.

Ci chiediamo dunque, in questa prima tappa del nuovo anno liturgico, che cosa significa attendere la salvezza che viene dal Signore? Noi che cosa attendiamo?

Una grande insoddisfazione caratterizza l’uomo e la donna moderna. Assai difficilmente troveremmo infatti qualcuno che dica che la situazione in cui viviamo è buona. Il primo motivo di insoddisfazione è la congiuntura economica: la crisi ha sconvolto i mercati e ha messo in luce che tante illusioni di benessere erano in realtà solo un effetto drogato dell’economia senza reale consistenza. Alcune nazioni europee, come l’Italia, si trovano ad affrontare una situazione economica grave: disoccupazione, debito pubblico, rischio di bancarotta.

Vi è poi una crisi mondiale delle istituzioni sovranazionali, come l’ONU, il G9 o G20 o l’Europa, che sembrano impotenti, divise al loro interno, senza idee chiare sul da farsi e lasciando sempre più spazio ai particolarismi regionali o nazionali, se non addirittura etnici. Basti pensare all’impotenza delle nazioni, le quali si disinteressano della grave guerra in Siria.

Infine, al nostro livello nazionale, la politica è giunta ad un livello deplorevole, nessun ideale raccoglie consensi, nessun progetto coagula le forze. Le sorti del Governo sono legate agli interessi privati di qualche personaggio, più che alla ricerca responsabile del bene comune.

Anche il tessuto di convivenza è consumato e pieno di strappi: la famiglia stessa sempre più spesso è teatro di violenza o di divisioni e incomunicabilità fra generazioni, con il rifiuto di ricoprire ruoli per paura delle responsabilità conseguenti, restando in uno stato di eterna fanciullezza anche in chi dovrebbe invece assumere atteggiamenti e decisioni più serie.

Insomma tante rocce su cui si è fatto affidamento negli anni passati per dare solidità alle nostre società si vanno sgretolando. Prevale un senso di crisi, d’incertezza, di disorientamento. Come ci salveremo da tutto ciò?

La risposta istintiva e più diffusa è quella di provare a restare a galla cercando di farcela con le proprie forze. Ognuno si dia da fare per sé, sfrutti i propri talenti a proprio vantaggio, cerchi di emergere e garantirsi un futuro.

E’ questa la salvezza che ci propone il Signore?

Il Vangelo parla della venuta del Signore paragonandola alla salvezza che rappresentò l’arca con la quale Noè mise in salvo dalle acque l’umanità e tutti gli esseri viventi. Ma l’arca non era una barchetta monoposto in cui chi rema con più forza si salva. Era una nave larga, talmente capiente da poter accogliere, oltre all’uomo, due rappresentanti di ogni specie animale. Sì, la salvezza che il Signore viene a portarci non è la mia salvezza individuale, non si misura sull’orizzonte angusto dell’io, ma accoglie un popolo grande e vario, di ogni genere e razza. L’arca fin dall’antichità è stata interpretata come il simbolo della Chiesa, e in essa ognuno trovò il suo posto. Nessuno è escluso, anzi la salvezza di ciascuno è legata indissolubilmente a quella degli altri. Nessuno si salva da solo, e tanto meno a discapito dell’altro.

Ecco allora a cosa ci invita questo tempo di avvento: imparare a sentirci parte di un popolo vasto che cerca la salvezza e trovare il proprio posto al suo interno, nell’armonia con tutti. Nell’arca di salvezza c’è posto per chi ha successo e per chi ha fallito, per chi emerge e per chi soccombe, per il ricco e per il povero. Lo sappiamo bene la Chiesa è nel mondo l’unico posto in cui tutti hanno pari dignità e spazio, chiunque essi siano e quanto valgano agli occhi del mondo. Sappiamo bene infatti quanto la cultura del nostro tempo affermi il contrario e crei sempre più alte barriere fra il mondo di chi conta e chi no, fra chi ce la può fare da solo e chi è perduto. Ma questa è la rovina a cui va incontri chi non si fida dell’invito di Noè ad entrare nell’arca. Perché confondersi con quella gente con cui non ho niente a che fare? Perché rischiare di una nave che non sono io a governare? Ma chi non entra nell’arca resta sommerso dalle acque, continuando magari a illudersi fino all’ultimo di farcela da sé, continuando disperatamente a fare la vita di sempre, come nulla fosse: “nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti”. Non corriamo anche noi questo rischio: non crediamo di potercela fare in un tempo difficile come il nostro emergendo con il proprio sforzo individuale, ma salviamoci invece entrando in questo popolo radunato da Dio per salvarlo dalla tempesta.

Questo tempo di avvento è allora un’occasione benedetta per entrare a fra parte di questo popolo vario e multiforme, per abbattere le frontiere di divisione dagli altri, per vincere un senso di ambizione individuale che ci separa, per smussare gli spigoli di aggressività e insofferenza. Assieme ci salveremo perché assieme incontreremo il Signore che viene a visitare questo mondo. Guai se lasciamo correre invano questo tempo: ci troveremmo affogati nei nostri affanni, sbattuti nelle tempeste delle nostre vite individuali e incapaci a fronteggiare la forza del male che ci sommerge come onde di burrasca. Il Vangelo c’invita ad entrare nell’arca del popolo dei fratelli e delle sorelle che accolgono di legarsi al gioco soave di una fraternità larga. Accogliamo docili l’invito e prepariamoci ad essere radunati da lui sul monte, come sogna Isaia nella prima lettura di oggi. Assieme a tutti popoli che hanno accolto l’invito a non cercare la propria salvezza individuale ma a preparare la salvezza di tutti impareremo a guardare al mondo così difficile con occhi sereni e pieni della pace che solo Dio ci può donare.


Preghiere

O Signore che vieni e visiti le nostre vite, ti preghiamo perché sappiamo accogliere con gioia questo tempo in cui prepararci all’incontro con te. Fa’ che non crediamo di poterci salvare da soli ma accettiamo di far parte del popolo largo dei tuoi figli.

Noi ti preghiamo


Con pazienza e fedeltà, o Signore, ci guidi in questo tempo di crisi e disorientamento. Aiutaci a trovare la via che conduce all’arca di salvezza che è la Chiesa, la quale accoglie tutti coloro che ti cercano.

Noi ti preghiamo

In questo tempo di Avvento o Signore fa’ che non viviamo presi dall’affanno per noi stessi e distratti dalle abitudini banali. Aiutaci a prepararci perché possiamo riconoscerti re e salvatore delle nostre vite.

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Dio del cielo per questo nostro mondo, attraversato da correnti di odio e di violenza. Dona la tua pace a tutti coloro che ora sono sottoposti alla durezza della guerra, guarisci i cuori induriti dall’inimicizia e aprili al tuo amore.

Noi ti preghiamo


Salva o Dio questo tuo popolo. Fa’ che le nostre invocazioni siano ascoltate e che il tuo aiuto non ci venga mai meno. Confermaci nel bene che cerchiamo di compiere e impedisci che i nostri piedi percorrano le vie del male.

Noi ti preghiamo


Consola o Padre misericordioso chi è nel dolore: i poveri, i disperati, i senza casa e senza famiglia, i prigionieri, i malati. Guida i nostri passi sulla via della misericordia per chi è debole e dell’aiuto fraterno a chi ne ha bisogno.

Noi ti preghiamo.


Benedici o Padre di misericordia chi nel mondo annuncia il Vangelo e testimonia la tua pace. Proteggi ovunque i tuoi discepoli, specialmente dove la loro vita è minacciata. Incoraggia chi è timido nel proclamare la salvezza che viene dal tuo Nome.

Noi ti preghiamo

Perdona o Dio clemente il male che compiamo e ispiraci sentimenti di bontà e pace. Fa’ che in questo tempo di attesa ci prepariamo ad incontrarti povero e piccolo.

Noi ti preghiamo

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