lunedì 4 aprile 2011

IV domenica del tempo di Quaresima



Dal primo libro di Samuele 16, 1b.4a. 6-7. 10-13 In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.


Salmo 22 - Il Signore mi guida su pascoli erbosi

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,

ad acque tranquille mi conduce.


Mi guida per il giusto cammino

a motivo del suo nome.

Anche se vado per una valle oscura,

non temo alcun male, perché tu sei con me.


Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo;

il mio calice trabocca.


Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 8-14 Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».


Gloria a te, o Signore, re di eterna gloria

Io sono la luce del mondo, dice il Signore,

chi segue me, non sarà nelle tenebre

Gloria a te, o Signore, re di eterna gloria


Dal vangelo secondo Giovanni 9, 1-41 In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato nella prima lettura dal libro di Samuele che Dio ha voluto dare un re al popolo d’Israele, e per questo invia Samuele da Iesse, un pastore, per ungere, cioè marcare come prescelto da Dio, uno dei suoi figli come re del popolo. Dio infatti sa che senza una guida responsabile e sicura un popolo non può vivere, perché è come un corpo senza un’anima. Abbandonati a se stessi infatti gli uomini vengono spazzati dai venti degli umori, delle mode e del pensare comune, si lasciano attrarre da ciò che li appassiona sul momento, scelgono sui banchi del supermercato della vita i prodotti che più lo attraggono in una sorta di consumismo spirituale che porta a fare le esperienze più disparate senza un vero scopo per la vita. Insomma si vive così una vita alla rincorsa del piacere e della soddisfazione di ciò che momento dopo momento ci sembra più attraente. Anche a livello sociale questo ha pesanti conseguenze. Lo vediamo anche oggi attorno a noi: senza il senso di un destino comune che coinvolge tutta la comunità nazionale o mondiale si inseguono gli interessi particolari, gli uni in conflitto con gli altri, nello sforzo di prevaricare ed escludere gli altri.

Ma così, sia a livello individuale che a livello globale, non si raggiunge la felicità che tanto desideriamo. Al massimo si trova una soddisfazione momentanea, sempre minacciata e fugace. Ma non basta questa per costruire una gioia duratura e vivere una pace stabile.

È quello che vediamo plasticamente accadere nell’episodio raccontato nel vangelo di oggi da Giovanni. C’è un uomo cieco dalla nascita, un mendicante, un poveraccio al bordo della strada. Per lui non c’è pietà negli apostoli che tutto quello che sanno fare è discutere su di chi è la colpa di quella disgrazia: la sua o dei suoi genitori? Per la sua guarigione non c’è gioia nei farisei che invece di riconoscere la misericordia piena di compassione di Dio in quel miracolo straordinario maltrattano l’uomo guarito come se avesse compiuto una grave colpa. Nemmeno i genitori del povero cieco stanno dalla sua parte: per paura di avere problemi lo scaricano come un fardello ingombrante e fastidioso: ci pensi da sé. Ognuno cioè persegue il proprio interesse, cerca la propria soddisfazione e non riesce a gioire della felicità altrui. Per tutti quel cieco non contava nulla prima, quando mendicava sulla strada, e nemmeno ora che gioisce per la vista riacquistata. La logica individualistica ed egoistica del mondo infatti ci insegna che l’unica gioia è quella che viene dal mio profitto, degli altri chi se ne importa. Gesù invece con il suo gesto pieno di misericordia, con la sua attenzione per il mendicante sul quale non si limita a discutere, come fanno gli apostoli, ma per il quale si dà da fare per guarirlo, ci insegna che la vera gioia viene dal condividere i motivi della felicità altrui, nel raggiungere assieme il bene comune: che tutti stiano bene e possano vivere una vita felice, anche chi non conta nulla per il mondo, come un cieco mendicante.

Anche noi troppe volte siamo come i farisei o come gli apostoli: capaci di discutere dei problemi sociali o pronti a prendercela con chi è debole e povero per la sua presenza fastidiosa, come avviane in questi giorni ad esempio per gli immigrati che fuggono dal Sud del Mediterraneo. Così facendo però noi ci costruiamo una falsa felicità, basata sul proprio interesse egoistico. C’è bisogno di una guida sapiente e responsabile che ci aiuti a non chiudere gli occhi sul bisogno degli altri e a non cercare solo la propria illusoria soddisfazione personale. C’è bisogno di un re perché la vita di un uomo e dei popoli sia felice e pacifica, perché non siamo schiavi delle passioni momentanee e delle illusioni fugaci.

Noi quel re lo abbiamo incontrato: è il Signore, ma troppo spesso ci sembra che non sia forte abbastanza per proteggerci dai rischi della vita e per garantirci un futuro sicuro. E’ un re che in questo tempo di Quaresima ci prepariamo a incontrare coronato di spine, malmenato e deriso, e infine crocifisso come un malfattore.

Come possiamo fidarci di un re che non riesce nemmeno a salvare se stesso?

È quello che probabilmente pensava anche Samuele quando si accingeva a scegliere fra i figli di Iesse il re d’Israele: istintivamente scelse il più grande e vigoroso, quello che aveva l’aspetto di un re forte, ma Dio gli disse: “Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore”. Sì, anche a noi Dio in questo tempo di preparazione all’incontro con il Signore della passione e della croce dice lo stesso: non guardare all’apparenza, ma al cuore. Il cuore di Gesù proprio nella via dolorosa che lo porta alla croce si rivela come un cuore pieno di passione per gli uomini, disposto a farsi torturare e rompere in due pur di non tenere niente per sé e di dare tutto se stesso per la salvezza altrui.

È il messaggio forte che ci giunge dalla parola di Dio in questa penultima tappa nel cammino di Quaresima: impariamo a gioire per il bene degli altri, e non solo per il nostro, a cercare il vantaggio di chi ha bisogno di aiuto e non solo di me stesso. Scopriremo in questa che ci appare come una scandalosa debolezza tutta la forza dell’amore di Cristo che sulla croce non salvò se stesso, ma gli altri, persino quelli che lo stavano uccidendo, e per questo ricevette dal padre la forza di una vita nuova che nella resurrezione vinse la morte. È questo il traguardo che il Signore ci indica e ci accompagna a raggiungere, se noi, come discepoli docili, lo accettiamo come il re della nostra vita.




Preghiere


O Signore noi ti preghiamo, guarisci la nostra cecità al bisogno del povero e lava i nostri occhi dal velo dell’egoismo. Aiutaci ad essere come te misericordiosi e pronti ad aiutare chi è povero. Noi ti preghiamo


Fa’ o Padre del cielo che sappiamo gioire della liberazione del prigioniero e della guarigione del malato, perché ogni buona notizia è segno dell’avvicinarsi del tuo regno di pace e di giustizia. Noi ti preghiamo


O Gesù che ti avvii verso Gerusalemme per essere incoronato di spine e condannato a morte, sii tu il Signore della nostra vita, perché seguendo il tuo esempio e i tuoi insegnamenti sappiamo divenire come te, annunciatori della vita che non finisce. Noi ti preghiamo


Donaci o Padre la grazia di seguire il nostro Signore fin sotto la croce per accoglierne l’eredità di amore. Fa’ che non fuggiamo spaventati ma restiamo fedeli a lui. Noi ti preghiamo


Guarda con amore o Dio del cielo tutti coloro che sono oppressi dalla guerra e dalla violenza in queste ore di conflitto in Libia, in Siria, in Costa d’Avorio e nel resto del mondo. Fa’ che presto si realizzi la convivenza pacifica e nessuno cada vittima della mano armata del fratello. Noi ti preghiamo


O Signore fa’ che tutti i tuoi figli si radunino ai piedi della croce per contemplare il mistero di un amore così grande. Mostraci il tuo cuore aperto alla misericordia e al perdono persino di chi ti stava inchiodando alla croce. Noi ti preghiamo.


Guarisci o Padre chi è malato e nel dolore, consola chi è disperato, proteggi chi è senza casa e famiglia. Fa’ che il grido del povero sia ascoltato e consolato. Noi ti preghiamo


Proteggi o Signore Gesù tutti i tuoi figli che ovunque nel mondo invocano il tuo nome e si affidano alla tua misericordia. Fa’ che la loro testimonianza pacifica disarmi i cuori e susciti benevolenza in tutti. Noi ti preghiamo

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