mercoledì 20 aprile 2011

Giovedì santo Messa in Coena Domini e Lavanda dei piedi




Dal libro dell’Èsodo 12, 1-8. 11-14
«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

Salmo 115 - Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi 11, 23-26
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Lode a te o Signore, re di eterna gloria!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Lode a te o Signore, re di eterna gloria!

Dal vangelo secondo Giovanni 13, 1-15
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».



Commento



Cari fratelli e care sorelle, oggi ci siamo radunati nella casa del Signore per ricevere ancora una volta l’annuncio del Vangelo della passione di Gesù. Lo facciamo nel cuore di questa giornata che apre la celebrazione solenne del Triduo pasquale, cuore della nostra fede. Sì, la salvezza degli uomini, la mia salvezza personale, la salvezza del mondo intero si gioca in questi giorni in cui siamo chiamati a rivivere le ultime giornate di Gesù prima della sua gloriosa resurrezione. Non sono giorni banali, anche se fuori tutto vuole dirci il contrario. Il mondo prova fastidio per ciò che è decisivo e che pone davanti alla necessità di scegliere e decidere. La vita ordinaria vuole trascinarci nella banalità di giornate tutte uguali e grigie, ma le Liturgie del Triduo pasquale ci strappano da questa schiavitù della normalità scontata per richiamarci alla decisività dei fatti accaduti in queste giornate.


Questo ultimo tratto di strada di Gesù verso la croce e il sepolcro vuoto della Resurrezione si apre con una affermazione forte: “Gesù … avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.” È il punto di partenza di tutto, è ciò che viene prima di tutto. Dio ci vuol bene, Dio compie il primo passo verso di noi, Dio non attende da lontano, ma si fa vicino e ci cerca. Lo abbiamo visto a Natale, quando i cieli si sono squarciati e il Figlio di Dio si è fatto uomo per stare con noi e attirarci a lui.


Non basta dire questo?


C’è un senso di scontatezza che consuma le parole e le idee. Sì, Dio ci ama, lo sappiamo, che bisogno c’è di ripeterlo? Il consumismo materialista della nostra cultura non solo ci spinge a ritenere vero solo l’amore che si tocca e si vede, e questo è ancora accettabile, ma esige che ci siano continue conferme, perché quella del giorno prima già si è esaurita. Come bambini insicuri e psicologicamente fragili esigiamo con prepotenza che ogni momento Dio ci segua, ci ascolti, ci esaudisca, si preoccupi di noi, più e meglio di quanto già faccia e ha fatto in passato. Bambini capricciosi, pronti a fare il broncio se le cose non vanno come ci aspettiamo, a sentirci offesi se le nostre esigenze non sono prese in considerazione come pretendiamo.


Con questo spirito, come quei discepoli, ci siamo riuniti in questa casa. Preoccupati, scontenti, spaventati, chi non ha motivo per esserlo? È questo quel germe di tradimento di cui parla il Vangelo: “Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo,…” la preoccupazione per sé, la scontentezza lamentosa, la paura degli altri e del futuro, sono quel germe di tradimento latente in fondo al cuore che, anche se non sfocia in gesti eclatanti o dichiarazioni di principio, come d’altronde anche in Giuda, pone con forza i motivi di diffidenza e di distanza fra me e Gesù.


Il Signore lo sa, ci conosce, conosce i suoi discepoli e Giuda. Li vede tutti presi da se stessi, difensivi, litigiosi, già con la spada nascosta sotto il vestito, pronti a tirarla fuori al momento del suo arresto. Li vede scontenti perché si sono affidati a lui e ora quel Maestro si sta rivelando per quello che è veramente: un imprudente e imprevidente, nel migliore dei casi un illuso, di certo uno sconfitto e un perdente. Avevano fatto tanto per lui e ora come li ripaga di tanti sforzi e sacrifici? Tutti si preoccupano di sé, recriminano, rimpiangono, litigano, nessuno si preoccupa di Gesù, l’unico che in quelle ore meriterebbe la pietà e la compagnia dei dodici.

Questa è anche la nostra realtà che, come dicevamo domenica scorsa, il Vangelo della Passione di Nostro Signore mette a nudo in ognuno di noi. Anche noi siamo preoccupati per noi e pronti a difenderci aggredendo, delusi e spaventati.


Chi si preoccupa di Gesù che sta per morire?


Il Signore lo sa. Per questo inizia proprio da ciò che è il fondamento del suo essere insieme ai dodici, del suo stare insieme a noi: il fatto di volergli bene. Lo dimostra con un gesto straordinario e inatteso: gli lava i piedi.


Un gesto strano, un gesto estremo, eccessivo. Forse, ma è il tentativo disperato di un moribondo di farsi capire dai suoi. Pietro è seccato, e bruscamente scosta Gesù da sé: “Tu non mi laverai i piedi in eterno!” Non capisce quel gesto, non capisce l’ostinazione di Gesù a voler bene mentre è l’ora di farsi duri e mostrare, finalmente, un volto accigliato e violento.


La differenza è che quei discepoli sono schiavi della preoccupazione per sé, per questo nemmeno accettano di essere voluti bene, mentre Gesù è tutto preoccupato per loro.


È quello che accade a noi: preoccupati per noi stessi rifiutiamo i gesti e le parole di amore di Gesù: che me ne faccio, con tutto quello a cui devo far fronte, ben altro mi ci vuole! Questo pensiamo scostando bruscamente da noi le parole, i gesti, i sentimenti di Gesù dalle nostre giornate.


Ma l’insistenza dolce del Signore vince anche l’ostinazione di Pietro. Gesù capisce che tanta durezza, antipatia, arroganza e aggressività è proprio il frutto di questo suo essere preoccupato solo per sé. È come una prigione che lo rende scontento e lo agita. E Pietro, come uno con le mani legate dietro la schiena scalcia per liberarsi e colpisce proprio chi gli si fa più vicino. È quello che facciamo anche noi con Gesù: scontenti e spaventati scostiamo bruscamente proprio l’unico che ci si fa vicino con amore.


Per questo, dopo aver dato l’esempio, Gesù libera i suoi dal legame che li imprigiona dentro una condizione di impotenza e rabbia. Gli dice: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”.


La vera salvezza, dice il Signore, l’unica via di fuga dalla schiavitù che li incatena alla paura aggressiva non sono le spade che nascondono, non è coltivare sentimenti di delusione e lamento, ma è intraprendere con decisione la via della preoccupazione sollecita per l’altro, fino a chinarsi ai suoi piedi per lavarglieli.


Fratelli e sorelle in questo prima tappa del Triduo pasquale Gesù ci vuole liberare dalla nostra fissazione su noi stessi, per indicarci l’amore e l’amicizia per gli altri come via di salvezza. È il suo gesto di amore più grande. È la salvezza che ci vuole donare.


Non rifiutiamolo, come fece Pietro, con un gesto brusco: “sono tutte sciocchezze, so io come ci si comporta”. Non rifiutiamolo nemmeno come qualcosa di scontato, parole vuote, ripetute per una pia abitudine. Gettiamo via le spade nascoste sotto gli abiti della normalità abitudinaria e chiniamoci invece umilmente sui piedi di chi incontriamo. Li troveremo sgradevoli, sporchi e antipatici, ma se ci preoccuperemo di lavarli con il nostro affetto amico troveremo la gioia a cui il Signore ci chiama e la vita vera che egli ci dona.




Preghiere


O Signore che ti chini a lavarci i piedi, non sdegnarti per la pesantezza dei nostri passi, resi lenti dall’amore per sé, ma aiutaci a liberarli per andare incontro al fratello,
Noi ti preghiamo

O Signore Gesù che ci lasci l’eredità preziosa della lavanda dei piedi, fa’ che seguendo il tuo esempio diveniamo servitori umili e solleciti del prossimo,
Noi ti preghiamo

Perdona o Padre del cielo l’insensibilità dei nostri cuori, ripiegati su noi stessi e incapaci di guardare il volto di Gesù nella Passione. Aiutaci a farci suoi compagni fino a scoprirne la tomba vuota,
Noi ti preghiamo

Ti ringraziamo o Signore per il dono del tuo corpo e sangue che ci lasci per sempre come nutrimento del corpo e dello spirito. Fa’ che lo accogliamo con gratitudine e venerazione,
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Dio del cielo per tutti coloro che qui sulla terra condividono la via dolorosa del tuo Figlio Gesù. Per i poveri, i malati, i migranti, chi è senza casa e famiglia. Tu che hai preso su di te il peso del loro dolore aiutaci a farcene anche noi carico con pietosa misericordia,
Noi ti preghiamo

Perdona o Signore Gesù tutti coloro che con cinismo e indifferenza chiudono la porta al fratello nel bisogno. Fa’ che il Vangelo della Passione possa intenerire i cuori induriti e scaldare gli animi freddi,
Noi ti preghiamo.


Guida e proteggi o Dio Padre Onnipotente coloro che nel mondo si raccolgono attorno alla tua mensa eucaristica, perché come tuoi figli fedeli sappiano essere fratelli e sorelle di tutti,
Noi ti preghiamo


Ispira o Signore le parole e i gesti del nostro papa Benedetto perché tocchi i cuori con la Parola della tua salvezza,
Noi ti preghiamo


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