domenica 17 aprile 2011

Domenica delle palme



Dal libro del profeta Isaia 50,4-7

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.


Salmo 21 - Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,

storcono le labbra, scuotono il capo:

«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,

lo porti in salvo, se davvero lo ama!».


Un branco di cani mi circonda,

mi accerchia una banda di malfattori;

hanno scavato le mie mani e i miei piedi.

Posso contare tutte le mie ossa.


Si dividono le mie vesti,

Sulla mia tunica gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano,

mia forza, vieni presto in mio aiuto.


Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, +

ti loderò in mezzo all’assemblea.

Lodate il Signore, voi suoi fedeli,

gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,

lo tema tutta la discendenza d’Israele.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.


Lode a te o Signore, re di eterna gloria!

Per noi Cristo si è fatto obbediente

fino alla morte di croce.

Lode a te o Signore, re di eterna gloria!


Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

Mt 26,14 – 27,66


Commento

Cari fratelli e care sorelle, con questa domenica si apre la settimana santa di passione morte e resurrezione del Signore Gesù. E’ un tempo santo perché siamo chiamati a rivivere in prima persona i momenti più importanti della vita del Signore. Le liturgie di questi giorni infatti ci danno un grande privilegio: essere contemporanei di Gesù e stare in sua compagnia in queste ore difficili. Per questo è necessario in questa settimana non farsi vincere da un senso scontato e banale, dall’abitudine o, peggio, dall’affanno per le cose da fare. Solo una cosa c’è da fare e ha la priorità assoluto: stare assieme a Gesù nell’ora del dolore e dell’abbandono. Oggi abbiamo cominciato questo cammino accompagnando Gesù mentre entra in Gerusalemme fra due ali di folla festosa. Tutti lo esaltano e vogliono farlo re! La folla prende dei rami e li agita per esprimere la loro gioia. Anche noi abbiamo ripetuto quel gesto, e nelle nostre mani abbiamo un ramo di ulivo a significare che anche noi lo abbiamo visto entrare trionfalmente. Siamo stati presenti nel momento del successo e della festa. Anche noi abbiamo gioito. Ma tante volte la nostra felicità assomiglia ad una ubriacatura: è facile entusiasmarsi, come è altrettanto facile intristirsi, restare delusi, divenire aggressivi. Sì la nostra vita spesso è preda degli umori, delle infatuazioni passeggere, delle passioni del momento, poiché tutto ruota attorno a se stessi ed al piccolo mondo fatto delle abitudini e degli scenari limitati entro i quali si svolge la nostra vita. La Settimana Santa viene ad aprire un grande squarcio nell’orizzonte stretto in cui si giocano abitualmente i nostri drammi e passioni e vi fa entrare la vita e la storia di una grande folla. Sì, una grande folle accompagna le vicende delle ultime ore di Gesù: i discepoli, le guardie, Pilato, le folle, i sacerdoti e il sinedrio, Simone di Cirene, i due ladroni,ecc… Gesù muore solo, ma attorniato da una grande folla. E non è una folla anonima e omogenea, come quella delle piazze. Il vangelo che abbiamo udito getta un fascio di luce potente su ciascuno di loro. Le loro azioni, le parole, il modo di comportarsi, persino i sentimenti più intimi e gli stati d’animo, rivelano la verità profonda di ciascuno per quello che egli è: Giuda era uno dei dodici, ha vissuto mescolato fra loro e come loro, ma in questa ora estrema si rivela un traditore; Pilato era un funzionario come tanti, timoroso di sbagliare e attento alla carriera, ma ora la sua paura si rivela complice dell’omicidio efferato di un innocente; i capi dei giudei erano persone oneste e irreprensibili di fronte alla legge, attenti a mantenersi entro le norme, ma davanti a Gesù accusato in modo palesemente ingiusto, la loro legge si rivela solo convenienza e opportunismo. E così via: il Vangelo della passione del Signore rivela con la sua potente luce la verità di ciascuno, anche di noi. Nella vita quotidiana ci barcameniamo, troviamo il nostro equilibrio, ci mascheriamo e ci difendiamo, ma oggi davanti al vangelo non possiamo più. Il nostro modo di vivere è posto come sotto un riflettore potente che ne rivela la verità più profonda, al di là di quello che sembra o che mostriamo. Sì, ogni volta che accettiamo di porci con sincerità e cuore aperto davanti all’umanità umiliata, schiacciata, abbandonata da tutti, schernita, offesa, giudicata ingiustamente, colpita e ferita, incatenata e condannata a morte dei tanti che come Gesù percorrono oggi accanto a noi la loro via dolorosa, essa rivela a noi stessi e agli altri la nostra vera umanità: paurosa, traditrice, spaventata e opportunista, violenta, indifferente. Chi siamo veramente noi? Ci chiediamo oggi dopo aver ascoltato il vangelo della passione di Gesù. I discepoli avevano camminato con Gesù per tanto tempo, come noi, eppure nel momento dell’arresto tirano fuori le spade che avevano con sé nascoste. Si sentono in diritto di difendersi aggredendo e rispondendo con violenza alla violenza. Gesù no: si lascia prendere, tradire e arrestare. I discepoli si sentono forti della forza della violenza che difende attaccando. Gesù ha una sola arma, che è la sua parola, che non viene meno, nonostante la terribile violenza a cui è sottoposto. È una parola che non viene usata per difendere se stesso, infatti davanti a Pilato e al sommo sacerdote tace, non è per cercare di avere il favore di chi contava e poteva essergli utile. È una parola che non è usata contro qualcuno, come una spada, anche se è tagliente e affilata più di una lama, e penetra dentro le viscere: A Giuda che viene con un drappello di soldati armati dice: “Amico!” una parola che taglia più di una spada e cerca fino all’ultimo di tirar fuori dall’anima accecata dall’odio il debole lucignolo di umanità. A chi lo stava crocifiggendo Gesù dice: “Padre perdona loro”, parole dirompenti contro il male che stavano compiendo. A noi spaventati che ci armiamo con le spade affilate dell’aggressività contro gli altri per difenderci, il Gesù della Passione insegna a fidare nella forza delle parole buone e di perdono: parole che riescono a scalfire persino la durezza dei soldati romani che, davanti ad esse riconoscono in quel moribondo Dio, e dicono: “Davvero costui era figlio di Dio”. Fratelli e sorelle, facciamoci inondare dalla luce che il Signore della passione getta sulla nostra vita, perché ne riveli gli aspetti che non ammettiamo con noi stessi. Facciamolo oggi dopo aver ascoltato il Vangelo, ma anche ogni giorno, quando incontriamo il Gesù della passione nei poveri e negli abbandonati. Essi rivelano chi siamo veramente, mettono a nudo la nostra umanità spaventata e per questo aggressiva e violenta. Il ramoscello di ulivo che portiamo nelle nostre case sia allora la memoria della forza delle parole miti, buone e di perdono con le quali Gesù sconfisse dalla corce il male. Gettiamo le spade che portiamo nascoste in noi e assumiamo la forza dell’amore, corazza contro il male e lama affilata contro la minaccia di perdere la nostra vita.

Preghiere

O Signore Gesù, ti abbiamo accolto festosi come il re della nostra vita agitando i rami di ulivo che abbiamo fra le mani. Aiutaci a non restare indifferenti al tuo amore misericordioso e pieno di parole buone, perché sappiamo restarti vicino anche nei momenti difficili. Noi ti preghiamo


O Padre che hai mandato il tuo figlio unigenito per salvare l’umanità intera, fa’ che in questi giorni sappiamo accogliere la sua richiesta di vegliare con lui e non lo abbandoniamo presi dal sonno di una vita banale e abitudinaria. Noi ti preghiamo

O Cristo che sei vero re e Signore di tutti i tempi, ti siamo grati perché hai accettato di umiliarti e sottometterti alla forza del male senza fuggire dal dolore e dalla morte. Ti sei fatto compagno di tutti quelli che ancora oggi soffrono per il male e patiscono l’ingiustizia del mondo. Accoglili nel tuo amore e consolali con la tua misericordia senza fine. Noi ti preghiamo P


roteggi e consola o Padre del cielo tutti coloro che in questi giorni bussano alla porta del nostro Paese per cercare la salvezza dalla guerra e dalla miseria. Per i migranti, per coloro che sono in pericolo in mezzo al mare, per chi è malato e ferito. Noi ti preghiamo


O Dio che dal cielo hai partecipato al dolore del tuo Figlio unigenito, sii compagno di tutti coloro che soffrono per la malattia, la miseria, la violenza. Accogli il loro grido e dona loro la salvezza. Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore per tutti coloro che in questi giorni nel mondo intero ti seguono sulla via dolorosa, ascoltando la tua parola e celebrando la memoria della tua passione. Fa’ che sappiano essere testimoni del tuo amore che non arresta nemmeno davanti alla sofferenza della croce. Noi ti preghiamo.

O Signore Gesù che dalla croce hai perdonato coloro che ti stavano mettendo a morte, non guardare al nostro peccato, ma cancellalo con la grazia della tua misericordia infinita. Noi ti preghiamo

Aiutaci o Signore Gesù a non difenderci dagli altri con l’aggressività delle spade, ma a conquistare la loro umanità con la bontà delle parole e la dolcezza del perdono. Noi ti preghiamo

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