mercoledì 28 novembre 2012

Preghiera del 28 novembre 2012



Dalla Prima lettera dell'Apostolo Paolo a Timoteo 4, 7-16

Allènati nella vera fede, perché l'esercizio fisico è utile a poco, mentre la vera fede è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente e di quella futura. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti. Per questo infatti noi ci affatichiamo e combattiamo, perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono. E tu prescrivi queste cose e insegnale. Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza. In attesa del mio arrivo, dedicati alla lettura, all'esortazione e all'insegnamento

Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l'imposizione delle mani da parte dei presbiteri. Abbi cura di queste cose, dedicati ad esse interamente, perché tutti vedano il tuo progresso. Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.

 Commento

Cari fratelli e care sorelle, l'Apostolo Paolo parla della fede come qualcosa che richiede “allenamento”. A questo proposito fa’ un parallelo con l’esercizio fisico. Eppure spesso si ha l’idea che la fede sia un’ispirazione, qualcosa di indipendente dalla volontà, oppure un “dono” a cui affidarsi, e per questo o c’è o non c’è. In realtà Paolo suggerisce che sì, la fede è dono, è ispirazione e grazia, ma allo stesso tempo va esercitata come si fa con il corpo. Anch’esso ci è donato, ma sta a noi tenerlo in buona forma e salute. Anche il corpo non ce lo diamo da soli, ma trascurarlo vuol dire provocarne la morte. Così è la fede.

Che vuol dire “esercitare la fede”?

L'Apostolo continua, insistendo sul concetto: “Per questo infatti noi ci affatichiamo e combattiamo”. Ribadisce la dimensione di sforzo, lotta, esercizio e fatica che sono ìnsiti nella fede, ma aggiunge: “perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono.” Fede è mettere la speranza in Dio, nel Dio non falso degli idoli, ma di quello che vive, cioè ci parla, ci incontra, interviene nella storia umana. Egli salva tutti, ma soprattutto quelli che credono. È molto bella questa prospettiva larga dell’amore di Dio che salva: esso non è proprietà di nessuno, non è diritto di nessuno, non lo meritiamo né ce lo conquistiamo. Non è per questo che dobbiamo esercitarci e faticare, per accampare un diritto alla salvezza. Piuttosto per esserne coscienti e non rifiutarla. Questo è il “di più” che abbiamo noi cristiani. Il fatto di sapere che la salvezza sta nel riporre fiducia e speranza in Dio ci carica di una responsabilità ancora più grande, e in ogni momento e situazione dobbiamo ricordarcelo, per non cadere nell’idolatria delle sicurezze mondane a cui affidiamo così naturalmente e volentieri la nostra salvezza, ma che tradiscono e fanno morire.

Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito” continua . La fede donata e fatta crescere con l’esercizio è una responsabilità e un debito verso gli altri. Trascurarlo, cioè non allenarsi e non fare esercizio di fede, vivendo la fiducia e testimoniandola con sincera franchezza, vuol dire venire meno al dovere di restituire almeno un po’ di quanto ricevuto.

Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.” La salvezza non è fatto privato. Salvarsi trascina gli altri, perdersi li affossa e conferma la forza del male.

Fratelli e sorelle, Paolo si rivolge a noi con parole semplici e accorate. Chiediamoci con sincerità in cosa confidiamo, a chi affidiamo la nostra sicurezza e salvezza. Ce ne verrà chiesto conto, come ci verrà chiesto conto non solo del male fatto, ma anche del bene che ci siamo rifiutati di compiere. Per questo ci vuole esercizio e allenamento: perché il nostro spirito sappia cogliere ogni opportunità, senza trascurarne nessuna, sappia cogliere il momento opportuno e quello inopportuno per vivere con franchezza e apertamente la fiducia in lui. Facciamolo subito, prima che i muscoli del cuore siano rattrappiti e sclerotici, prima che i giudizi e le abitudini si induriscano nella forma che il mondo vuole. Ma conserviamoceli elastici e scattanti, perché al momento opportuno sappiamo correre incontro al Signore che ci visita.

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