Dalla Prima
lettera dell'Apostolo Paolo a Timoteo 4, 7-16
Allènati nella vera fede, perché
l'esercizio fisico è utile a poco, mentre la vera fede è utile a tutto,
portando con sé la promessa della vita presente e di quella futura. Questa
parola è degna di fede e di essere accolta da tutti. Per questo infatti noi ci
affatichiamo e combattiamo, perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio
vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che
credono. E tu prescrivi queste cose e insegnale. Nessuno disprezzi la tua
giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel parlare, nel comportamento, nella
carità, nella fede, nella purezza. In attesa del mio arrivo, dedicati alla
lettura, all'esortazione e all'insegnamento
Non trascurare il dono che è in te e
che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l'imposizione
delle mani da parte dei presbiteri. Abbi cura di queste cose, dedicati ad esse
interamente, perché tutti vedano il tuo progresso. Vigila su te stesso e sul
tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli
che ti ascoltano.
Cari fratelli e care sorelle, l'Apostolo Paolo parla della fede come qualcosa che richiede
“allenamento”. A questo proposito fa’
un parallelo con l’esercizio fisico. Eppure spesso si ha l’idea che la fede sia
un’ispirazione, qualcosa di indipendente dalla volontà, oppure un “dono” a cui
affidarsi, e per questo o c’è o non c’è. In realtà Paolo suggerisce che sì,
la fede è dono, è ispirazione e grazia, ma allo stesso tempo va esercitata come
si fa con il corpo. Anch’esso ci è donato, ma sta a noi tenerlo in buona forma
e salute. Anche il corpo non ce lo diamo da soli, ma trascurarlo vuol dire
provocarne la morte. Così è la fede.
Che vuol dire “esercitare la fede”?
L'Apostolo continua, insistendo sul concetto: “Per questo infatti noi ci affatichiamo e combattiamo”. Ribadisce la
dimensione di sforzo, lotta, esercizio e fatica che sono ìnsiti nella fede, ma
aggiunge: “perché abbiamo posto la nostra
speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma
soprattutto di quelli che credono.” Fede è mettere la speranza in Dio, nel
Dio non falso degli idoli, ma di quello che vive, cioè ci parla, ci incontra,
interviene nella storia umana. Egli salva tutti, ma soprattutto quelli che
credono. È molto bella questa prospettiva larga dell’amore di Dio che salva:
esso non è proprietà di nessuno, non è diritto di nessuno, non lo meritiamo né ce
lo conquistiamo. Non è per questo che dobbiamo esercitarci e faticare, per
accampare un diritto alla salvezza. Piuttosto per esserne coscienti e non
rifiutarla. Questo è il “di più” che abbiamo noi cristiani. Il fatto di sapere
che la salvezza sta nel riporre fiducia e speranza in Dio ci carica di una
responsabilità ancora più grande, e in ogni momento e situazione dobbiamo
ricordarcelo, per non cadere nell’idolatria delle sicurezze mondane a cui
affidiamo così naturalmente e volentieri la nostra salvezza, ma che tradiscono
e fanno morire.
“Non trascurare il dono che è in te e
che ti è stato conferito” continua . La fede donata e fatta crescere
con l’esercizio è una responsabilità e un debito verso gli altri. Trascurarlo,
cioè non allenarsi e non fare esercizio di fede, vivendo la fiducia e
testimoniandola con sincera franchezza, vuol dire venire meno al dovere di
restituire almeno un po’ di quanto ricevuto.
“Vigila su te stesso e sul tuo
insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che
ti ascoltano.” La salvezza non è fatto privato. Salvarsi trascina gli
altri, perdersi li affossa e conferma la forza del male.
Fratelli e sorelle, Paolo si rivolge a noi con parole semplici e accorate.
Chiediamoci con sincerità in cosa confidiamo, a chi affidiamo la nostra
sicurezza e salvezza. Ce ne verrà chiesto conto, come ci verrà chiesto conto
non solo del male fatto, ma anche del bene che ci siamo rifiutati di compiere.
Per questo ci vuole esercizio e allenamento: perché il nostro spirito sappia
cogliere ogni opportunità, senza trascurarne nessuna, sappia cogliere il
momento opportuno e quello inopportuno per vivere con franchezza e apertamente la
fiducia in lui. Facciamolo subito, prima che i muscoli del cuore siano rattrappiti
e sclerotici, prima che i giudizi e le abitudini si induriscano nella forma che
il mondo vuole. Ma conserviamoceli elastici e scattanti, perché al momento
opportuno sappiamo correre incontro al Signore che ci visita.
Nessun commento:
Posta un commento