venerdì 30 novembre 2012

XXXIV domenica del tempo ordinario - 25 novembre 2012



Dal libro del profeta Daniele 7, 13-14
Guardando nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fi­no al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno;  tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.

Salmo 92 - Il Signore regna, si riveste di splendore.
 
Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza.
È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre, dall'eternità tu sei.
 
Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti! +
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 1, 5-8
Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della ter­ra si batteranno il petto. Sì, Amen! Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!

Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 18, 33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giu­deo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno con­segnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Commento
Cari fratelli e care sorelle, con questa liturgia chiudiamo un anno liturgico e, domenica prossima, ne cominceremo un altro con l’inizio dell’Avvento. Il susseguirsi dei tempi della liturgia ci strappano da una continuità stanca e banale della nostra vita o da un esclusivo riferimento egocentrico alle proprie scadenze e ai propri ritmi che ci fanno sentire estranei alla vita degli altri: non ci sono solo i nostri impegni, ma c’è un tempo di Dio che ci invita a seguire qualcun altro oltre noi stessi. 
In questa domenica conclusiva di un anno la liturgia ci propone l’immagine di Gesù come re della Storia e dell’Universo. Già altre volte abbiamo parlato di come il nostro mondo esalti l’autonomia dell’individuo, la sua capacità di governarsi e decidere da sé, di non dipendere da altri, fino al punto di preferire la morte pur di non dover dipendere per le proprie funzioni vitali, in casi di necessità grave. A questa mentalità Gesù si contrappone, e ancora una volta, si propone come un Signore buono che cerca di attrarci ad una obbedienza al suo volere di bene per tutti.
Nel vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato assistiamo al dialogo fra Gesù e Pilato proprio su questo tema dell’essere re. Il governatore romano pone alcune domande a Gesù. Sembra interessato a capire, non si accontenta dei giudizi interessati dei giudei che lo avevano consegnato alle autorità militari. Gli chiede se è vero che lui si è proclamato re, come lo accusava il sinedrio per metterlo in cattiva luce davanti al potere romano, e conclude il suo dialogo con la domanda: “Che cosa hai fatto?” Pilato cioè cerca di andare oltre le apparenze e si pone una domanda davanti al Signore per capire chi lui sia veramente proprio a partire dal suo agire. E’ questo l’atteggiamento più giusto da assumere davanti al Signore: l’impressione di sapere già e conoscere già ci rende infatti distanti da Gesù che diventa una sbiadita raffigurazione senza colore né vita. Bisogna interrogarlo, proprio a partre dal suo parlare e agire. Eppure, nonostante ciò, Pilato non capisce Gesù, anche se questi non si nasconde e gli risponde in modo esauriente. In fin dei conti egli si rende conto che Gesù è innocente, ma non capisce perché non vuole accettare un ruolo tradizionale, perché fa di tutto per mettersi contro quello che si è sempre fatto, non lo vuole condannare, ma non trova nemmeno motivo per lasciarlo libero, e infine, lo abbandona al suo destino lavandosene le mani. Perché succede questo?
Pilato molto probabilmente avrebbe accettato anche l’idea che Gesù si voleva fare spazio e diventare signore di un pezzo di mondo. Probabilmente avrebbero trovato un accordo, una convenienza reciproca e una spartizione dei vantaggi che si potevano ricavare dalla situazione: Gesù infatti dice chiaramente: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo” ma aggiunge che “Il mio regno non è di questo mondo; … il mio regno non è di quaggiù.
Queste parole sono spesso state lette come un invito a non valutare importante la dimensione terrena, come se Gesù ci suggerisce una sorta di disprezzo per la vita mondana, per dare invece valore solo alle realtà celesti e ultramondane. Ma perché Gesù avrebbe assunto la natura umana incarnandosi se questa dimensione fisica fosse solo qualcosa da fuggire? E perché Dio avrebbe creato il mondo intero e l’uomo, per disprezzare l’opera delle sue stesse mani così amorevolmente voluta? Non credo che sia questo il senso delle parole di Gesù. Il Signore infatti, non dobbiamo dimenticare, si rivolge a Pilato e quando dice che il suo regno “non è di questo mondo” si riferisce al mondo di Pilato, il mondo di un piccolo re attento solo alle faccende dei propri guadagni e ricavi, alle convenienze, agli equilibri della situazione politica e sociale per non perdere il suo potere e garantirsi un guadagno adeguato. Questo è il piccolo mondo di Pilato,  Ma Gesù sfugge da questo orizzonte. Il regno di cui Gesù vuole la signoria è largo e abbraccia tutta l’umanità, passata presente e futura. E’ un mondo dove c’è posto per tutti, in cui non vige la regola del guadagno e non ci si accorda per far fuori gli altri. È il regno di Dio in cui ognuno è amato e accolto. Per questo Pilato non capisce Gesù e, dopo aver cercato di trovare un accordo con una persona di cui avvertiva la straordinarietà, si arrende davanti all’evidenza del fatto che non ci poteva ricavare nulla, e se ne lava le mani.
Cari fratelli e care sorelle Gesù oggi anche a noi chiede di quale mondo vogliamo essere cittadini. Di quello di Pilato, circoscritto alle proprie convenienze, dominato da sé e dai propri interessi e dagli equilibri con gli altri piccoli regni individuali, oppure desideriamo essere cittadini del regno di Gesù che abbraccia tutta l’umanità e ci rende fratelli e sorelle anche di chi non conosciamo. A conclusione di un anno durante il quale il Signore ci ha accompagnato e sostenuto con la sua presenza affettuosa ci pone oggi la domanda definitiva: “ora, dopo tutto quello che ho detto e fatto, tu con chi stai, di quale regno sei cittadino?” E’ una domanda a cui non possiamo sfuggire, perché non rispondere è già una risposta, è un rifiuto. Impariamo invece con pazienza a cogliere i segni che ci possono rendere cittadini del regno di Dio, fin da ora, non solo domani, e potremo essere sicuri che lo resteremo per sempre, perché, il regno di Gesù non finisce con le cose di quaggiù.

Preghiere

O Signore Gesù che hai amato noi uomini fino a vivere in mezzo a noi come nostro servo, aiutaci a non resistere al tuo amore e a lasciarci attrarre dalla tua umanità mite e buona.
Noi ti preghiamo

Gesù, il tuo amore per tutti noi ti ha portato a non desiderare di salvare te stesso ma gli altri, a non cercare ciò che conveniva a te ma a chi avevi di fronte. Aiutaci a divenire anche noi cittadini del tuo regno in cui nessuno è disprezzato e allontanato, ma anzi ognuno è amato e accolto come un fratello.
Noi ti preghiamo

Padre misericordioso, ti chiediamo con insistenza di perdonare il nostro peccato. Fa’ che non spendiamo il dono prezioso della nostra vita a cercare il proprio vantaggio e guadagno, ma sappiamo condividere ciò di cui disponiamo con chi ne ha bisogno.
Noi ti preghiamo

Dio del cielo che hai creato l’uomo e tutte le cose perché fossimo felici e condividessimo i tuoi doni, fa’ che nessuno al mondo viva più nella miseria, ma che ciascuno abbia di che vivere dignitosamente.
Noi ti preghiamo

Padre buono, guarda con misericordia ai tuoi figli più deboli: i malati, i prigionieri, i peccatori, chi è senza casa e sostegno. Ascolta la loro invocazione e dona il tuo aiuto.
Noi ti preghiamo

Fa’ o Signore che la nostra città divenga un porto sicuro per tutti quelli che cercano accoglienza e sostegno. Fa’ che nessuno sia straniero ma tutti fratelli e sorelle.
Noi ti preghiamo.

Accogli o Dio tutti coloro che sono morti, in modo particolare quelli che nessuno ricorda o conosce. Fa’ che nel tuo Regno di pace e di giustizia anche chi non ti ha riconosciuto in vita, trovi il posto che tu gli hai preparato.
Noi ti preghiamo

Ti invochiamo o Signore della pace perché cessi ogni violenza e conflitto. Fa’ che dove ora domina il rumore sinistro delle armi possano al più presto risuonare canti di gioia.
Noi ti preghiamo

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