martedì 12 ottobre 2010

XXVIII domenica del tempo ordinario – 10 ottobre 2010




Dal secondo libro dei Re 5, 14-17
In quei giorni, Naamàn, il comandante dell’esercito del re di Aram, scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato dalla sua lebbra. Tornò con tutto il seguito da Elisèo, l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».

Salmo 97 - Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 2, 8-13
Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.

Alleluia, alleluia, alleluia.
In ogni cosa rendete grazie:
questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 17, 11-19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. E Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».


Commento


Il Vangelo del Signore si presenta innanzitutto come un viaggio. Non a caso il brano di oggi è tutto pieno di parole che indicano il movimento: Cammino, attraversava, entrando, vennero incontro, andate, ecc... La vita di Gesù si svolge per lo più sulle strade, nelle piazze, lungo le vie, e lì incontra le tante persone con cui ha un rapporto.
Questo non è un caso, ma sta a significare che la vita con Dio è un cammino: uscire da sé stessi e andare verso una meta che sono gli altri e Dio stesso. Chi sta fermo non è con Dio, perché rifiuta la compagnia di qualcuno che non sta fermo su se stesso.
A noi il viaggio fa paura: si incontrano realtà sconosciute, persone diverse, si fa fatica, ci vuole tempo. Noi preferiamo la sedentarietà di una situazione in cui conosciamo l’ambiente e sappiamo bene come sono le persone con cui abbiamo a che fare. Ma il nomadismo fa parte del DNA della nostra fede: Abramo, il padre dei credenti, il primo a cui Dio promise un futuro grande e felice, promessa di cui anche noi cristiani, ultimi arrivati, siamo eredi proprio perché innestati nella discendenza di Abramo, era un nomade e Dio gli chiese come primo gesto di fiducia di uscire dalla sua terra e di lasciare la casa della sua famiglia per intraprendere un viaggio.
Anche ai lebbrosi che invocano la guarigione da Gesù il Signore indica di intraprendere un cammino: “Andate a presentarvi ai sacerdoti.” Sembra una proposta sciocca: cosa potranno mai sperare di ottenere? Gesù chiede innanzitutto di uscire dal chiuso di una vita centrata solo su se stessi e di andare incontro all’altro. Lì c’è la salvezza dalla malattia, la peggiore delle malattie, come era la lebbra al tempo di Gesù, perché non solo minava la salute fisica, ma allontanava da tutti e rendeva intoccabili e inavvicinabili. Proprio a loro il Signore chiede di andare verso gli altri.
Anche noi tante volte abbiamo mille motivi per sentirci in credito con gli altri: con tutto quello che mi hanno fatto o che non hanno fatto per me, perché io dovrei andare incontro all’altro? E così restiamo per conto nostro a rimuginare sui torti subiti e i diritti non riconosciuti. Gesù ci chiede innanzitutto di uscire da questa “prigione volontaria”. Sì è una prigione di cui noi possediamo le chiavi: ci lamentiamo di essere isolati e soli, ma siamo noi stessi che allontaniamo gli altri, che li sentiamo come un fastidio inutile se non pericoloso.
Il vangelo dice che “E mentre essi andavano, furono purificati.” Cioè è il muovere il primo passo verso l’altro che ci guarisce già in viaggio, non arrivare alla meta. E’ il forzare la nostra chiusura, la diffidenza, le paure, le difese che ci apre alla felicità di far entrare la vita degli altri nella nostra. Sembra un paradosso, perché è l’esatto contrario di quello che ordinariamente si crede: dicono più pensi a te stesso, più te ne stai per conto tuo e meno avrai problemi, più sarai felice. Il Signore ci indica la via opposta e, come sempre, è lui a fare per primo quello che chiede agli altri: si avvicina ai lebbrosi, non li evita, nonostante fossero considerati pericolosi, li ascolta e li guarisce. E la prima guarigione sta proprio in quel rapporto che li fa uscire dall’isolamento.
La meta del viaggio che Gesù indica a quei dieci è il tempio, dove i lebbrosi potevano essere riaccolti nella comunità e dove ringraziare Dio con una offerta per la guarigione ottenuta. Il Signore chiede una fiducia cieca nel suo aiuto: ancora prima di essere guariti considerarsi già sanati e pronti a ringraziare Dio per il dono ottenuto. E’ la fede di un bambino che sa già che otterrà quello che sta per chiedere. Ma non basta la fede, ci vuole anche la gratitudine per il dono ricevuto. Su dieci solo uno torna a rendere lode e ringraziare, ed è solo lui che ottiene oltre alla guarigione anche la salvezza.
Fratelli e sorelle, accogliamo questo invito ad essere uomini e donne pronti a uscire dal chiuso di una vita che allontana gli altri, basta fare il primo passo e la guarigione ci aprirà ad un senso grato della vita. E’ il primo passo che porta alla salvezza, perché è il Signore che compierà gli altri e ci guiderà alla vita che non finisce.


Preghiere




O Dio ti ringraziamo perché ci liberi dalla prigione di una vita chiusa dal piccolo orizzonte individuale, per aprirci alla libertà di un amore senza confini.
Noi ti preghiamo

Guidaci, o Signore Gesù, sulla via che ci conduce all’incontro con il fratello e la sorella, perché aprendo la nostra vita ad essi impariamo a vivere come tuoi discepoli figli di un unico padre.
Noi ti preghiamo

Aiutaci o Signore Gesù a vincere la paura che ci chiude all’incontro con i fratelli, specialmente i più poveri e bisognosi del nostro aiuto. Fa’ che sappiamo vedere nel volto di chi incontriamo qualcuno da amare e a cui tendere la mano amica.
Noi ti preghiamo


Guida o Signore tutti coloro che sono persi nei sentieri tortuosi del male e non trovano la strada per incamminarsi verso di te. Fa’ che anche con il nostro esempio la tua Parola orienti i loro passi e illumini il loro cammino.
Noi ti preghiamo

Sostieni o Dio del cielo tutti coloro che sono colpiti dal male e soffrono a causa della violenza degli uomini e della natura. Fa’ che trovino presto il sostegno e la consolazione di cui hanno bisogno.
Noi ti preghiamo

Guarda con amore a noi tuoi figli e, nonostante il nostro peccato, ti preghiamo di guidare i nostri passi sulla via del bene. Fa’ che, fidandoci del tuo amore misericordioso, affidiamo a te la nostra salvezza.
Noi ti preghiamo.

Proteggi e sostieni o Padre del cielo tutti coloro che annunciano la tua Parola e cercano di viverla, perché il tuo Nome porti salvezza e vita dove oggi regnano le tenebre.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Padre Santo, di essere sempre al nostro fianco perché anche nei momenti bui e di dimenticanza sappiamo accorgerci della tua presenza amorevole ed essere grati per la tua grande bontà.
Noi ti preghiamo

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