domenica 27 gennaio 2013

II domenica del tempo ordinario - 20 gennaio 2013


 

Dal libro del profeta Isaia 62,1-5

Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.

 

Salmo 95 - Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.


In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Date al Signore, o famiglie dei popoli, +
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 12,4-11

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

 

Alleluia, alleluia alleluia.

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria del Signore.
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 2,1-12

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato il racconto di Giovanni di quel giorno in cui Gesù compì il segno miracoloso del mutamento dell’acqua in vino a Cana. Nel passo subito precedente troviamo il racconto di quando Gesù chiamò i suoi primi discepoli a seguirlo, e poi, nell’episodio di Cana, è come se il Vangelo volesse indicare, con rapidi ma precisi tratti, chi è il discepolo e cosa è chiamato a fare.

La figura centrale dell’episodio infatti, quella che risalta maggiormente, non è tanto Gesù, quanto Maria. E’ lei infatti il motivo della presenza di Gesù al banchetto: “vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli” ed è lei che si accorge del bisogno sopravvenuto all’improvviso in quella festa: “Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino».

Queste due notazioni dell’evangelista ci fanno subito capire che Maria è il modello del discepolo e la sua grandezza viene subito rappresentata nel suo saper essere al fianco di Gesù con sensibilità e preoccupazione per chi si trova di fronte. E’ un po’ come nelle icone orientali in cui Maria non è mai raffigurata senza Gesù, per dire che dal suo rapporto stretto col Figlio deriva la sua grandezza.

È il discepolo infatti che Può far emergere con forza la presenza del Signore Gesù in un contesto, in una situazione ed è sempre il discepolo che si accorge di come Gesù sia l’unica risposta possibile ai bisogni che emergono.

All’inizio Gesù resiste alla richiesta di Maria di intervenire. Egli dice: “Non è ancora giunta la mia ora”, ma sua madre sembra non ascoltarlo e invita i servi a eseguire i suoi comandi. Maria non ha dubbi sul fatto che Gesù intervenga ed esaudisca la sua preghiera.

L’episodio vuol dirci che non è sempre l’ora dell’intervento del Signore, ovvero che questo non è scontato né banale, ma c’è bisogno che qualcuno prepari con la sua fede, a volte anche insistente e tenace, la realizzazione di quell’ora. E’ la fiducia cieca di Maria nell’intervento di Gesù che fa sì che l’ora giunga e il Figlio dia ascolto alla sua richiesta.

Ancora una volta si rivela un altro tratto del discepolo: la sua fiducia piena e incondizionata nel Signore è indispensabile perché si raggiunga “l’ora” in cui Gesù manifesti la sua potenza. Le parole di Maria infatti sono chiare: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”, e indicano un affidamento senza incertezze né dubbio. Il discepolo provoca l’intervento del Signore, affretta l’ora della manifestazione della sua potenza, ma anche suscita altri che si mettano al servizio della sua Parola, come i servi a cui Maria si rivolge. Quel “Qualsiasi cosa vi dica” mette in conto che il comando di Gesù possa apparire strano o illogico. Allo stesso tempo però esprime la convinzione che non si deve tanto dare importanza alla nostra impressione, quanto piuttosto eseguire fedelmente ogni sua indicazione.

Anche a noi spesso la Parola di Dio ci sembra illogica o irrealizzabile, inadatta alle situazioni e da attutire in alcuni suoi eccessi. Quel “qualsiasi cosa” ci solleva dal dover interpretare e mediare con la nostra sapienza pratica e pronta agli aggiustamenti, per essere invece strumenti disponibili e pronti ad eseguire, anche senza capire.

I servi eseguono il comando di Gesù, che veramente sembra ridicolo: manca il vino e lui ordina di travasare acqua da un contenitore all’altro, dai secchi agli orci, dagli orci alle brocche. Che senso ha tutto ciò? Cari fratelli e care sorelle, il Signore usa quello che trova nella nostra vita, e spesso non c’è molto più che semplice acqua: parole, gesti, decisioni poco saporite e che non sanno scaldare il cuore. Lui però sa trasformare la povera acqua delle nostre vite in vino, anzi nel vino migliore, più gustoso di qualunque altro noi avremmo saputo fare da noi stessi.

Quella festa continua, anzi diventa ancora più bella e felice dopo che il Signore è stato forzato dalla fede della discepola Maria a trasformare le povere cose a disposizione in qualcosa di prezioso. Ancora una volta, come a Natale, come nell’Epifania, Gesù ci si presenta non come un uomo forte e capace di operare segni portentosi che stupiscono tutti. A Cana infatti il Signore ha bisogno della fede di Maria e dell’aiuto dei servi, ha bisogno delle giare vuote e dell’acqua di una fonte. E’ questo suo mischiarsi alle cose della vita di tutti i giorni, questo suo non disprezzare la dimensione umile e banale delle piccole vite di quella famiglia di campagna a rendere gli uomini felici con il miracolo.

Il vangelo nota come pochi si accorsero di quello che era accaduto (Maria, i discepoli, i servi),e nemmeno erano le persone più importanti in quella circostanza, ma tanti godettero della bontà di quel vino e della gioia che seppe suscitare nei cuori. Noi, tante volte, cerchiamo che siano subito evidenti i risultati e che venga il riconoscimento per quel poco di buono che sappiamo fare, ma i discepoli di Gesù hanno imparato a gioire del bene non quando si riverbera su di loro stessi, ma quando sono gli altri a goderne, assieme a loro. E’ quella gratuità con la quale Gesù ha attraversato e continua a beneficare il mondo, operando miracoli di bene ovunque un discepolo con fede, senza stancarsi e tenacemente lo invita a colmare il vuoto di gioia e di vita. Impariamo a godere di miracoli dei quali noi non siamo i protagonisti o i realizzatori. Spesso se non è opera nostra non diamo importanza agli avvenimenti e nemmeno ce ne accorgiamo. Come quei sposi ignari e quegli ospiti goderono del vino buono meravigliandosi della sua qualità, così, anche noi impariamo a farci servi dell’opera salvatrice di Dio che lavora per rendere più umana e felice la vita di tutti.  siamo a conoscenza o dei quali noi non siamo che umili e inutili servitori. Probabilmente nessuno ci individuerà come cooperatori di quel miglioramento, ma non importa, impariamo a goderne e a ringraziarne il Signore. Anche noi infatti potremo gustare di quel vino buono che non si esaurisce ma disseta e rende felice la vita.

 
Preghiere

O Padre misericordioso, fa’ che come Maria sappiamo farci tuoi discepoli attenti alla mancanza di felicità dei luoghi in cui ci troviamo. Con fede insegnaci a invocare il tuo aiuto perché la potenza del tuo amore li trasformi.

Noi ti preghiamo


Signore Gesù fa’ che giunga presto la tua ora e che la vita degli uomini sia trasformata. Fa’ che l’insistenza della nostra preghiera e la fiducia in te possano trasfigurare l’acqua della nostra vita in vino buono.

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore per tutte le vittime delle guerre e del terrorismo che insanguinano la terra. Accogli nel tuo amore coloro che muoiono e consola i feriti e chi ha perso tutto. 

Noi ti preghiamo

O Padre, Dio del cielo ti preghiamo per tutti coloro che hanno bisogno del tuo aiuto. Per i malati, i sofferenti nel corpo e nello spirito, i prigionieri, le vittime dell’odio e dell’ingiustizia. Sostienili e dona loro guarigione e salvezza.

Noi ti preghiamo


O Dio che non disprezzi le nostre povere vite ma hai mandato il tuo Figlio Unigenito a salvarle, fa’ che accogliamo con gioia le parole che egli ci dice e le mettiamo in pratica con coraggio ed umiltà.

Noi ti preghiamo

Come i discepoli furono testimoni e partecipi del miracolo di Cana, così, o Signore, fa’ che anche noi siamo attenti ai segni che tu operi nel mondo, per saperne gioire e godere con gratitudine.

Noi ti preghiamo.


In questo settimana che si apre di preghiera per l’unità di tutti i cristiani ti invochiamo o Dio perché noi tutti tuoi discepoli sappiamo essere una sola cosa, come tu ci inviti a fare.

Noi ti preghiamo

 

 

 

Fa o Signore che non manchi mai il tuo sostegno a tutti coloro che testimoniano il tuo amore e annunciano il Vangelo ovunque nel mondo. In modo particolare ti affidiamo i cristiani di tutti i Paesi in cui la vita è difficile e pericolosa.

Noi ti preghiamo

 

 

 

 

 

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