Michea 6,6-8
"Con che cosa mi presenterò al
Signore,
mi prostrerò al Dio altissimo?
Mi presenterò a lui con olocausti,
con vitelli di un anno?
migliaia di montoni
e torrenti di olio a miriadi?
Gli offrirò forse il mio primogenito
per la mia colpa,
il frutto delle mie viscere
per il mio peccato?".
8Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono
e ciò che richiede il Signore da te:
praticare la giustizia,
amare la bontà,
camminare umilmente con il tuo Dio.
Commento
Il brano si apre con la domanda dell’uomo: cosa mi chiede
Dio?
È la domanda dell’uomo di fede, per il quale Dio ha spazio e
rilevanza. L’uomo si pone la domanda del proprio debito nei confronti di Dio.
La risposta immediata che gli viene è quella del culto
tradizionale di Israele, che prevedeva una serie di offerte e azioni per
riconoscere la propria sottomissione al Signore. Potremmo dire che anche per
noi la risposta più scontata è l’offerta del culto, o dell’osservanza delle
prescrizioni.
Dio risponde a questo interrogativo con una proposta
triplice:
praticare la giustizia,
amare la bontà,
camminare
umilmente con il tuo Dio.
Sono le priorità, cioè quello che sta particolarmente a cuore
a Dio. Non basta un “qualcosa”, dice Dio, non c’è un gesto da compiere o un
obbligo da osservare, ma un “come” essere: giusto, buono, umile.
La giustizia consiste nel porre il proprio interesse sullo
stesso piano di quello degli altri nostri simili, e resistere alla tentazione
così spontanea di far prevalere il proprio su quello degli altri.
L’amore per il bene significa porre l’interesse degli altri
nostri simili al di sopra del nostro, al di là del dovuto e dell’obbligo, come
ad esempio quello fra parenti.
Infine camminare umilmente con Dio significa mettere
l’interesse di Dio sopra quello nostro e degli altri.
C’è come una gradualità in salita: Dio ci richiama alla
pedagogia con cui ci tratta e che non chiede più di quello che sa che siamo in
grado di dare, ma allo stesso tempo non
si accontenta e non rinuncia a chiedere il massimo, accettando la gradualità e
la fatica del rapporto con noi.
Oggi noi preghiamo in una settimana che in tutto il mondo è
dedicata all’invocazione da Dio del dono dell’unità di tutti i cristiani.
Questo dono non è qualcosa che si ottiene per via politica. Non è frutto di una
trattativa per giungere ad un compromesso onorevole per tutti. L’unione viene
dal farci tutti più vicini a Dio. Ed allora il triplice invito che il Signore
rivolge al suo popolo attraverso il profeta Michea oggi è anche una indicazione
di una via per l’unità. Iniziamo a vivere l’impegno per far nostri i tre
gradini dell’amore così come ci sono presentati e ci ritroveremo sempre più
vicini ai santi di tutti i tempi e di tutte le comunità cristiane che ascoltano
la sua Parola e invocano il suo nome.
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