domenica 27 gennaio 2013

Preghiera del 23 gennaio 2013


Michea 6,6-8

"Con che cosa mi presenterò al Signore,

mi prostrerò al Dio altissimo?

Mi presenterò a lui con olocausti,

con vitelli di un anno?

Gradirà il Signore

migliaia di montoni

e torrenti di olio a miriadi?

Gli offrirò forse il mio primogenito

per la mia colpa,

il frutto delle mie viscere

per il mio peccato?".

8Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono

e ciò che richiede il Signore da te:

praticare la giustizia,

amare la bontà,

camminare umilmente con il tuo Dio.

 

Commento

Il brano si apre con la domanda dell’uomo: cosa mi chiede Dio?

È la domanda dell’uomo di fede, per il quale Dio ha spazio e rilevanza. L’uomo si pone la domanda del proprio debito nei confronti di Dio.

La risposta immediata che gli viene è quella del culto tradizionale di Israele, che prevedeva una serie di offerte e azioni per riconoscere la propria sottomissione al Signore. Potremmo dire che anche per noi la risposta più scontata è l’offerta del culto, o dell’osservanza delle prescrizioni.

Dio risponde a questo interrogativo con una proposta triplice:

praticare la giustizia,

amare la bontà,

camminare umilmente con il tuo Dio.

Sono le priorità, cioè quello che sta particolarmente a cuore a Dio. Non basta un “qualcosa”, dice Dio, non c’è un gesto da compiere o un obbligo da osservare, ma un “come” essere: giusto, buono, umile.

La giustizia consiste nel porre il proprio interesse sullo stesso piano di quello degli altri nostri simili, e resistere alla tentazione così spontanea di far prevalere il proprio su quello degli altri.

L’amore per il bene significa porre l’interesse degli altri nostri simili al di sopra del nostro, al di là del dovuto e dell’obbligo, come ad esempio quello fra parenti.

Infine camminare umilmente con Dio significa mettere l’interesse di Dio sopra quello nostro e degli altri.

C’è come una gradualità in salita: Dio ci richiama alla pedagogia con cui ci tratta e che non chiede più di quello che sa che siamo in grado di dare, ma  allo stesso tempo non si accontenta e non rinuncia a chiedere il massimo, accettando la gradualità e la fatica del rapporto con noi.

Oggi noi preghiamo in una settimana che in tutto il mondo è dedicata all’invocazione da Dio del dono dell’unità di tutti i cristiani. Questo dono non è qualcosa che si ottiene per via politica. Non è frutto di una trattativa per giungere ad un compromesso onorevole per tutti. L’unione viene dal farci tutti più vicini a Dio. Ed allora il triplice invito che il Signore rivolge al suo popolo attraverso il profeta Michea oggi è anche una indicazione di una via per l’unità. Iniziamo a vivere l’impegno per far nostri i tre gradini dell’amore così come ci sono presentati e ci ritroveremo sempre più vicini ai santi di tutti i tempi e di tutte le comunità cristiane che ascoltano la sua Parola e invocano il suo nome.

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