sabato 5 gennaio 2013

Epifania - 6 gennaio 2013


 Battesimo della croce nella festa dell'Epifania, Salonicco - Grecia

Dal libro del profeta Isaia 60,1-6
Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.


Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3,2-3a.5-6
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

 Alleluia, alleluia alleluia.
Abbiamo visto la tua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, la festa che celebriamo oggi viene a concludere la narrazione del Natale. Nella notte in cui Gesù è nato i pastori, che vivevano vicino al luogo della nascita del Signore, accorsero a constatare di persona l’evento straordinario che gli angeli avevano loro annunciato. Essi furono i primi testimoni, privilegiati dal loro vivere all’aperto, non protetti dalle mura solide delle case, e dal loro essere persone semplici e umili, senza quella sufficienza con la quale chi la sa lunga guarda agli eventi che non rientrano negli schemi abituali. I pastori se ne tornarono dalla stalla di Betlemme riferendo ciò che avevano udito e visto, furono cioè i primi evangelizzatori e missionari della buona notizia che Dio si è fatto uomo e ci salva.

Accanto ad essi oggi, la Scrittura ci presenta altri testimoni della nascita di Gesù che si stringono attorno a lui, i Magi, i quali, al contrario dei pastori, provenivano da molto lontano, dai confini del mondo allora conosciuto. Il loro arrivo sta cioè a dire che l’evento del Natale non è qualcosa di circoscritto ad una piccola cerchia, ad una cultura, ad un popolo, ma è un evento che, attraverso la loro presenza, diviene fin da subito universale. È questa infatti la vocazione della nostra fede, abbattere ogni confine e non trovare nessun limite per provare a vivere un’universalità capace di abbracciare popoli e genti le più diverse. Ogni volta invece che il cristianesimo si è identificato con una cultura, una nazione, una cerchia ristretta di gente ha tradito la propria natura e si è trasformato in dottrina sterile e priva di vita, lo vediamo anche oggi.

Dei Magi il Vangelo ci dice pochissimo, solo che venivano da lontano e che ebbero la capacità di scrutare i segni del cielo per capire da dove veniva la loro salvezza. Essi non erano persone potenti o re, come il papa Benedetto ha ribadito nel suo libro sull’infanzia di Gesù, ma persone sapienti, in senso profondo e vero.

La loro sapienza, a differenza di quella del mondo, non risiedeva infatti nel riuscire a dominare gli altri e il mondo, a mettersi al sicuro con la forza, a proteggersi con i beni e i ruoli sociali o il potere. Essi sono sapienti perché cercano qualcuno di cui avere fiducia e al quale valga la pena sottomettersi, perché sanno che questa è la salvezza dell’uomo. Appena giunti davanti alla stalla infatti non restano in piedi, ma si prostrano: la loro visita non è di potenti ad un altro potente, ma di piccoli e umili al loro Signore.

Questa è la grandezza dei Magi!

I Magi non sono sazi del loro presente ma cercano: conoscono il mondo e il cielo che lo sovrasta, ma non si accontentano e continuano a cercare; hanno il loro sapere, probabilmente per questo sono conosciuti e rispettati nel loro ambiente, ma non basta loro. Questo li rende modello dei credenti.

Spesso invece il nostro modello è riuscire a raggiungere l’indipendenza e l’autonomia, meglio ancora se riusciamo a raggiungere uno status che ci pone al di sopra degli altri. Il nostro ideale è raggiungere la sazietà per non avere più bisogno di niente e di nessuno. Guai ad essere sottomessi, deboli e a mostrarsi in situazione di bisogno! Quante paure ci rendono aggressivi o scostanti, perché temiamo di essere scoperti deboli; quanto desiderio di rivalsa, quanta amarezza perché non riusciamo a dimostrare quanto valiamo; quanta rabbia per i torti subiti e per tutte le situazioni in cui gli altri sembrano avere la meglio su di noi o a nostro danno; quante volte pensiamo: “lui non sa con chi ha a che fare, glielo faccio vedere io!” Chi teme la propria debolezza è un uomo schiavo di tutto ciò: paure, amarezze, rabbia, che ci condannano ad una infelicità cupa.

I Magi invece cercano colui davanti al quale sottomettersi, chinare il capo, mostrarsi deboli e bisognosi di aiuto e protezione e ricevere così la salvezza che è la liberazione dal male. Essi sono liberi dalla paura: non temono Erode e i suoi sinistri disegni di morte, non temono il viaggio lungo e pericoloso, non temono di fare brutta figura, loro anziani a prostrarsi davanti a un neonato in una stalla. Anzi, il loro gesto rivela i tesori di cui sono custodi: oro, incenso e mirra. È solo con il ginocchio piegato e il capo chinato che la nostra umanità rivela la sua vera bellezza e rara preziosità. Non c’è bisogno di molte parole né discorsi, c’è solo bisogno di chinarsi davanti a quell’umile esserino adagiato in una mangiatoia, perché non c’era un letto per lui. Lì, in quel misero e squallido luogo periferico brilla l’oro, si sparge il profumo dell’incenso, si gusta la dolcezza balsamica della mirra.

I Magi sono l’icona dell’umile, cioè dell’uomo sapiente. È l’uomo pienamente uomo, in cui brilla la scintilla di un Dio che non ha esitato a umiliare se stesso facendosi uomo e morendo in croce. L’arrogante, il potente, l’orgoglioso è invece solo la caricatura sfigurata dell’uomo: il suo volto è una smorfia disgustosa, i suoi pensieri sono ridicoli, le sue azioni abominevoli, le sue pretese infantili.

Ma da dove giunge la sapienza dei Magi, da chi l’hanno appresa? Ad essi non si è rivolto un angelo, come ai pastori, ma hanno scorto un segno dal cielo, una stella nuova capace di indicare il cammino. In qualche modo essi rappresentano tutta l’umanità alla quale Dio parla attraverso i “segni dei tempi”. Cosa sono? Sono tutte le situazioni, le persone, i fatti che ci rivelano la vera natura umana che viene da Dio creatore e fanno sì che essa brilli dentro di noi nella sua bellezza semplice e pura. È la nostra umanità il tesoro più prezioso che abbiamo! 

È il dolore dei fratelli, specialmente i più poveri, che fa scaturire in noi la fonte della pietà e della commozione, dolce come la mirra; è l’entusiasmo dei semplici davanti ad una buona notizia, ad un invito alla festa, ad un incontro amichevole, che suscita in noi il desiderio di averne tante e per ciascuno, desiderio profumato come incenso; è il bisogno di chi è solo e senza prospettive di trovare motivi di speranza, che dà valore ai nostri gesti di amore, brillanti come oro. Il dolore, l’entusiasmo, il bisogno di speranza sono segni che chiunque può incontrare ogni giorno per strada, a lavoro, fra i conoscenti e i parenti, se scruta il cielo, cioè se guarda oltre se stesso, attorno, fuori.

I Magi videro la stella e ne notano la novità, noi spesso rifiutiamo le novità come qualcosa di rischioso e inutile. I Magi lasciano tutto e partono per seguirla, per non perderla di vista, noi spesso rifiutiamo di uscire dagli ambienti e le persone già note e chiniamo lo sguardo su noi stessi. I Magi gioiscono nello scorgere questo segno, se ne rallegrano e ad esso si affidano, noi ci fidiamo solo di noi stessi e ci rallegriamo solo del nostro individuale benessere. Quella stella, vero segno dei tempi è importante non in se stessa, ma perché conduce a Dio, e così i segni dei tempi che oggi possiamo scrutare fuori e oltre noi stessi ci guidano a Dio.

È quello che è accaduto solo pochi giorni fa qui in questa chiesa, quando, come tradizione ormai, circa 200 poveri sono stati accolti per festeggiare la nascita del Signore. Noi che li accoglievamo e li servivamo a tavola siamo stati avvolti dalla loro felicità di aver ricevuto un invito e di aver trovato una famiglia accogliente. Questa immagine resta per noi un segno che solca come una stella luminosa i cieli bui di questo tempo oscurato da tanta inaccoglienza e rifiuto per chi sta peggio. Abbiamo seguito questa stella e ci siamo ritrovati vicini a Dio che nasce, siamo usciti dal ritmo abituale delle feste che mettono sempre al centro se stessi per compiere un viaggio che ci ha portato lontano da noi stessi. Abbiamo chinato il capo e il ginocchio per servire con umiltà persone deboli e ferite, bambini, immigrati, zingari e senza casa. Abbiamo così scoperto in noi stessi il tesoro di umanità che sgorga dal cuore di chi si fa umile e cerca il Signore a cui sottomettersi. Facciamolo ogni giorno della nostra vita e saremo felici, le nostre mani colme dei doni preziosi che Dio vi mette e il nostro sguardo capace di scorgere da lontano la presenza di Dio che nasce e resta con noi.


Preghiere

O Dio che ti sei fatto bambino per confondere con la tua umile semplicità i forti e per consolare i deboli, fa’ che usciamo dalle nostre vite per venire a contemplarti ogni volta che l’angelo ci annuncia la tua Parola,

Noi ti preghiamo


O Cristo, re e Signore umile, riempi della forza del tuo amore le nostre vite, perché animati dalla gioia dell’incontro con te andiamo anche noi come i pastori ad annunciare ciò che abbiamo udito e visto a Betlemme,

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore perché come i Magi anche noi sappiamo piegare il ginocchio e chinare il capo per adorarti piccolo e indifeso, nei poveri, nei deboli, in chi ha bisogno di sostegno e conforto. Guida e benedici il nostro cammino verso di te,

Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Signore perché hai riempito le nostre vite dei doni preziosi di una umanità mite, di parole buone, di azioni misericordiose. Continua a benedirci e ad aver pietà della nostra debolezza,

Noi ti preghiamo


Fa’ giungere o Padre misericordioso a tutti gli uomini l’annuncio gioioso del Natale perché in ogni popolo e in ogni lingua sia lodato il Dio bambino che è nato per la nostra salvezza,

Noi ti preghiamo

Senza di Te o Dio non possiamo nulla. Aiutaci a rinunciare all’orgoglio arrogante e al desiderio di imporci sugli altri per scoprire la bellezza del servizio ai fratelli,

Noi ti preghiamo.


Dona la tua pace al mondo intero, o Dio che riconcili i cuori e li apri alla fiducia. Fa’ che il tempo che viene sia guarito dalla piaga della guerra e della violenza,

Noi ti preghiamo


Donaci o Dio la vera sapienza che ci fa cogliere i segni della tua presenza e la via per raggiungerti. Fa’ che non smettiamo mai di cercarti,


Noi ti preghiamo

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