Matteo 4,18-23
Mentre camminava lungo il mare di
Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che
gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro:
«Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le
reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di
Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro
padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la
barca e il padre, lo seguirono. Gesù andava attorno per tutta la Galilea,
insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e
curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Romani 2,10-16
Fratelli, gloria, onore e pace per
chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco, perché presso
Dio non c'è parzialità. Tutti quelli che hanno peccato senza la legge,
periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge,
saranno giudicati con la legge. Perché non coloro che ascoltano la legge
sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno
giustificati. Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura
agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi;
essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come
risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi
ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. Così avverrà nel
giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo,
secondo il mio vangelo.
Commento
Cari
fratelli e care sorelle, il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci fa
incontrare Gesù mentre inizia il suo ministero. Sono i primi passi di un lungo
cammino in mezzo alle folle che prende l’avvio da un luogo periferico, la
Galilea, e si concluderà con la morte e resurrezione a Gerusalemme, capitale
d’Israele, centro della vita religiosa e sociale del popolo.
Gesù
inizia dalla periferia, come tante volte papa Francesco ci ha ricordato in
questi primi mesi del suo ministero, e il suo accento galileo lo identifica,
come si vede chiaramente nell’episodio del tradimento di Pietro. Il Signore ha
il volto del periferico, ne usa la lingua, non si vergogna di essere individuato
come tale, anche se qualcuno ironizza su queste sue umili origini: “Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?"
dice Natanaele di lui (Gv 1,46). Quello che Gesù ha da dire, il suo Vangelo, è
indirizzato dunque innanzitutto a gente periferica, come descrive l’evangelista
Matteo: “Gesù
andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e
predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di
infermità nel popolo.” Egli cioè
si rivolge a gente che non trova in sé il centro e non fa ruotare la propria vita
attorno a sé. E quando Gesù incontrerà la realtà del centro, Gerusalemme,
subito si evidenzieranno ostilità e chiusura nei suoi confronti: cosa ha da
dire un marginale, uno che viene da fuori a gente abituata invece a sentirsi
parte del nucleo di quelli che contano?
Ancora
oggi spesso il Vangelo è giudicato troppo semplice, quasi rozzo in quella sua
pretesa di poter essere vissuto da tutti, e anche a noi sembra un cibo poco
adatto a palati raffinitati e che ormai hanno fatto l’abitudine ai sapori
delicati e complessi di una psicologia evoluta e di esperienze ricercate.
Eppure
Gesù dalla Galilea parte e a gente di lì rivolge il suo invito ad andare con
lui e, paradossalmente, ad essi affiderà
il compito di far giungere il suo Vangelo a tutti gli angoli della terra: “Andate dunque e fate discepoli tutti i
popoli” (Mt 28,19).
Sembra
un non senso: come affidare un compito così complesso a semplici pescatori,
illetterati e senza esperienza del mondo? Eppure proprio quegli uomini galilei
daranno l’avvio a quel movimento universale di conversione al Vangelo, come il
libro degli Atti ci testimonia. Sì, perché solo chi non ha il centro in se
stesso e non ruota attorno a se stesso, ma sente di dover tendere verso l’unico
centro che è oltre noi stessi, il Signore Gesù, può aprirsi ad una dimensione
universale, come fecero gli apostoli, che riempiti del soffio dello Spirito a
Pentecoste, ebbero la capacità di rivolgersi al mondo intero radunato a
Gerusalemme.
Lo
si vede anche da quello sbilanciamento totale e immediato che i primi quattro
apostoli vissero appena raggiunti dall’invito di Gesù; il Vangelo dice: “essi subito,
lasciate le reti, lo seguirono.” Hanno
intuito che in lui troveranno quel senso e quella pienezza di vita che lì sulle
rive del lago, fra reti strappate da rammendare non potranno mai trovare.
Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni seguono subito Gesù e fanno
di lui il centro attorno a cui far ruotare la propria esistenza, senza
incertezze né indugio. Restano sempre gente periferica, ed è questa la loro
salvezza, perché hanno trovato in lui qualcuno sul quale incardinare tutta la
loro esistenza, sfuggendo così alla tentazione di quell’egocentrismo che
condanna alla schiavitù del niente.
La loro è una scelta entusiasta, eppure non basta farla una
volta. Dopo la resurrezione di Gesù, nel momento di incertezza che precede la
Pentecoste, vediamo infatti i dodici tornare alle barche, riprendere la vita di
sempre. Ma la loro pesca è infruttuosa e piena di fatica inutile, perché
avvitata attorno a sé e senza più il centro in Gesù. Ci sarà infatti bisogno
che i dodici si aprano al soffio potente dello Spirito, amore autentico che fa
sbilanciare fuori di sé, per uscire definitivamente dalla gabbia dell’io e
aprirsi alla missione universale per il Vangelo.
In questo i poveri ci sono veramente maestri. La vita ha
insegnato loro a cogliere con immediatezza e ad attaccarsi con tenacia al
centro solido che è il Signore per salvarsi da una vita spesso naufragata sugli
scogli delle durezze di un’esistenza precaria. Essi sono periferici e distanti
dal centro degli interessi della citta che ruota attorno a se stessa. La
corrente li trascina lontano, senza una meta che non sia il capriccio della
casualità fra le ondate del male che si abbatte su di loro. Ma quando la
comunità porge loro una mano per avvicinarsi al porto sicuro che è il Vangelo,
vediamo come spesso ad essa si aggrappano con tenacia, per incamminarsi verso
l’unico centro che salva. Infatti Gesù invita i primi apostoli non ad aderire
ad una dottrina o farsi seguaci di una scuola, ma ad “andare dietro di lui”. E la comunità è infatti proprio quel popolo
di poveri e umili, cioè di tutti quelli che decidono di non andare più dietro a
se stessi e di non seguire più i sentieri tortuosi e a spirale che non fanno
mai allontanare dall’egocentrismo. Nel seguire Gesù sbilanciati verso l’unico
centro cui valga la pena convergere ci troviamo così sempre più vicini a lui e
fra di noi e a tutti quelli che per strade diverse e itinerari sconosciuti
hanno seguito le stesse orme. Ci troviamo così, magari senza volerlo e senza
deciderlo, accanto a molti, le cui storie ci accompagnano, come ad esempio
quelle dei vescovi Mar Gregorios e Paul Yazigi che sentiamo così vicini in
queste ore di sofferenza per loro e per tutto il popolo della Siria, e i tanti
che rivolgono alla comunità le loro richieste o ne condividono la preghiera nei
luoghi della città.
Care sorelle e cari fratelli La Pentecoste, con il dono potente
dello Spirito, ci invita a sbilanciare le nostre vite per tendere ad un centro
che è fuori di noi: il Signore, i poveri, i fratelli. Lasciamoci trascinare,
docili al suo soffio, per non trovarci impigliati nelle reti e curvi sulle
barche, ma capaci di sollevare lo sguardo verso Gesù, per ascoltare il suo
Vangelo e viverlo con i fratelli.
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