mercoledì 24 luglio 2013

X domenica del tempo ordinario - 9 giugno 2013


 
Dal primo libro dei Re 17, 17-24

In quei giorni, il figlio della padrona di casa, [la vedova di Sarepta di Sidòne,] si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elìa: «Che cosa c’è fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?». Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo». Il Signore ascoltò la voce di Elìa; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elìa prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elìa disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elìa: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità».

 

Salmo 29 - Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, +

della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 1, 11-19

Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo.
Alleluia, alleluia alleluia.
 

Dal Vangelo secondo Luca7, 11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato un brano della lettera ai Galati nel quale l’apostolo Paolo descrive la sua vocazione. Da questa descrizione emergono alcuni fatti significativi: il primo è che essa impone una svolta decisiva alla sua vita. Egli infatti afferma “Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, .... Ma quando Dio, che mi scelse…” ecc.. Cioè c’è un prima e un dopo, e la differenza è notevole. La seconda cosa da notare è che la vocazione ha la sua origine direttamente da Dio: “il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo”.

Sono cose su cui vale la pena soffermarsi, perché riguardano ciascuno di noi. La vocazione infatti non è solo la chiamata a servire il Signore nel presbiterato o nella vita religiosa, come in genere si intende, ma è piuttosto il richiamo con il quale a ciascuno di noi è chiesto di vivere la vera vita. Infatti si può essere biologicamente vivi, ma allo stesso tempo albergare dentro di sé quel principio di morte che è la sterilità, l’incapacità a offrire e donare la vita agli altri.

È quello che avviene ad Elia, uomo di Dio, al quale è indirizzata da Dio la chiamata ad uscire dal suo luogo abituale per andare incontro a lui. Egli lascia le persone e i luoghi che gli sono familiari seguendo l’invito del Signore: “Vattene da qui, dirigiti verso oriente.” (1Re 17,2). La sua esistenza conosce una svolta decisiva e diviene così capace per la sequela alla parola di Dio, di restituire la vita al figlio della vedova di Sarepta, come abbiamo ascoltato, e di far cessare la terribile carestia dovuta alla siccità abbattutasi su Israele, salvando la vita di una moltitudine. Anche Elia è chiamato da Dio, come Paolo, a stravolgere la sua vita, e questo gli dona una forza vitale che si comunica a chi entra in contatto con lui.

La stessa esperienza di Paolo e di Elia, e di tantissimi altri personaggi di cui la Scrittura ci propone la vita, come i profeti e gli apostoli, può essere la nostra. Dio infatti ci invita a non accontentarci di condurre un’esistenza “normale”, cioè a vivere per se stessi e a salvaguardare la propria vita dalle minacce e a farla sviluppare in benessere e forza. Il desiderio di Dio è che la vita che ci è stata donata susciti altrettanta vita, forza e benessere negli altri, moltiplicandosi e non solo conservandosi, ampliandosi come un’onda attorno a noi che propaga forza di bene, pace, speranza e fiducia in lui.

È quello che vediamo avvenire nella vita di Gesù ogni giorno. Egli non conserva se stesso, non accresce se stesso, né si pone al riparo dei pericoli, ma anzi dona la sua vita e la comunica a chi lo incontra, come abbiamo visto anche oggi nel racconto della resurrezione del figlio della vedova di Nain. Dio chiama ciascuno di noi a vivere in questo stesso modo, con una chiamata, o in termine tecnico vocazione, personale che cambia radicalmente il modo di pensare e di essere. Infatti la mentalità comune fa credere che donarsi agli altri fa impoverire e perdere una parte di sé. Ma invece chi risponde alla chiamata di Dio scopre che è vero il contrario, cioè si impoverisce la vita che è conservata per sé, risparmiata e chiusa, mentre offrirla la rafforza e ne moltiplica le energie. Questo, lo ripeto, non riguarda solo persone speciali, o solo alcune categorie, ma è la vocazione comune di tutti i cristiani che, con il loro battesimo, ricevono la partecipazione alla morte e resurrezione di Cristo. La loro vita cioè, è resa forte da quel seme di eternità che la resurrezione di Gesù ha deposto in tutti i battezzati.

Ci chiediamo allora: come si fa a sentire la chiamata? Cosa ci dice Dio per farci comprendere che, come S. Paolo e come il profeta Elia, la nostra vita deve cambiare radicalmente? per andare dove, per essere spesa come?

La risposta, se vogliamo, è estremamente semplice. Diffidiamo innanzitutto da tutto ciò che si ammanta di un senso di soprannaturale che vuol dire fuori dal comune. Siamo chiamati ogni volta che ci è offerta la possibilità di voler bene. Questa è la chiamata che Dio rivolge ad ogni suo discepolo per rinnovare il germe di vita eterna che è in lui e renderlo capace di comunicare vita agli altri. Amare l’altro infatti è qualcosa di soprannaturale, perché esula dall’istinto naturale, che chiede di conservare sé, e ci mette in comunicazione diretta con l’essenza di Dio, che è amore. Voler bene sempre e comunque: quando ci sembra opportuno e inopportuno; quando siamo pronti e quando siamo presi alla sprovvista; quando ci viene facile e quando ci risulta così difficile. Ogni opportunità è un dono prezioso di Dio: è una vocazione a seguire lui, il suo insegnamento e il suo esempio, e non il proprio istinto, e a rivestirci di una forza che rende possibile sconfiggere il male, come fece Elia con la morte di quel bambino, figlioletto della vedova. Ad ognuno è offerta questa possibilità: la vocazione ad essere rivestiti della vita vera e che non finisce, cioè ad amare, è rivolta a ciascuno, indipendente dall’età, la condizione, la razza, persino la religione. Sì anche chi non è cristiano è chiamato nel suo intimo a voler bene e a farsi così abitare da quello Spirito che santifica e rende figli di Dio, anche se non si conosce il Vangelo. 

Vivere così, cogliendo cioè ogni occasione di voler bene come un’opportunità preziosa per amare, ci rende capaci di allargare attorno a noi un contagio di bene che trasforma la realtà e coinvolge molti. Infatti la vedova davanti alla forza di amore di Elia che restituisce la vita e sconfigge il male afferma: “Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità.

Accogliamo allora con gratitudine l’invito a non sprecare nemmeno una delle opportunità di voler bene che Dio ci pone innanzi, facendoci così annunciatori non solo a parole del Vangelo, ma comunicatori del suo stesso Spirito che lo rende una fonte inesauribile di vita vera che non finisce.


Preghiere 
 

O Signore nostro Dio, ti ringraziamo perché col battesimo ci hai reso partecipi della tua resurrezione, donandoci il germe della vita vera che non finisce. Fa che lo conserviamo e lo alimentiamo per dare buoni frutti di conversione,

Noi ti preghiamo

 
Aiutaci o Dio nostro Padre a dare ascolto alla tua chiamata a vivere come tuoi figli e discepoli. Fa’ che docili alla vocazione convertiamo la nostra vita e la rendiamo capace di comunicare pace e amore a tutti quelli che incontriamo,

Noi ti preghiamo

 
Ti preghiamo o Signore per tutti noi, perché non viviamo per conservare noi stessi, ma diveniamo capaci di donare la vita che abbiamo ricevuto, di rafforzare la speranza nei fratelli, di costruire la pace e la concordia attorno a noi,

Noi ti preghiamo

 O Dio nostro Padre, aiuta tutti gli uomini e le donne che ti invocano a seguire il tuo esempio e a vivere con disponibilità ripercorrendo le tue orme. Fa che diveniamo capaci di annunciare in Vangelo con le nostre vite,

Noi ti preghiamo

 Proteggi o Dio tutti coloro che sono nel dolore: gli anziani, i malati, gli stranieri, i prigionieri, chi è senza casa e famiglia. Fa’ che l’affetto dei fratelli lenisca il dolore e la tua grazia doni speranza e consolazione,

Noi ti preghiamo


Ristabilisci la pace o Dio là dove oggi infuria la guerra: per la Siria, l’Afganistan, il Mali, e tutti i paesi sconvolti dalla violenza. Fa’ che nascano presto frutti buoni di concordia e riconciliazione fra gli uomini,

Noi ti preghiamo.

 
Ti preghiamo o Signore per tutti i tuoi figli, ovunque dispersi. Perché le comunità dei cristiani siano in ogni luogo una casa di speranza e un segno di pace,

Noi ti preghiamo

 
Ti preghiamo o Dio per il papa Francesco. Sostienilo e proteggilo, perché le sue parole e il suo esempio siano per tutto il mondo motivo per affermare la giustizia e costruire la pace, e per noi cristiani invito alla conversione al Vangelo,

Noi ti preghiamo

 

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