mercoledì 26 dicembre 2012

Natale del Signore


Dal libro del profeta Isaia 62,11-12

Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Li chiameranno Popolo santo, Redenti del Signore. E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata».

 

Salmo 96 - Oggi la luce risplende su di noi.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Annunciano i cieli la sua giustizia
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito 3,4-7

Figlio mio, quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini, che egli ama.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Luca 2,15-20

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

 

Commento

Abbiamo ascoltato il profeta Isaia proclamare al popolo: “Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore”. Lo fa nel tempo del pericolo e della paura, quando Israele era minacciato dai nemici, e si rivolge al popolo che aveva dimenticato il loro  Dio e lo aveva abbandonato, per affidare la propria salvezza alla forza delle armi e agli idoli. In qualche modo con la sua promessa fatta per bocca del profeta, Dio evidenzia proprio la sua assenza dal mondo che lo ha rifiutato. Sì, il Natale ci rivela la nascita di un Dio che si fa presente in mezzo agli uomini, ma paradossalmente, proprio per questo rivela che senza il suo abbassamento fino a condividere la condizione umana, il mondo è vuoto di Dio. La sua presenza infatti, lo accennavamo già domenica scorsa, non è scontata. Dio non è uno spirito soffuso che soffia sulla terra, comunque e dovunque, e siamo noi, facendoci caso, a rivelarne la presenza. È questo spesso il nostro atteggiamento con il quale, con scontatezza, diamo per ovvia la presenza e la vicinanza di Dio a noi.

E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata”, prosegue il profeta Isaia. Sì, è vero, Dio ricerca gli uomini e non li abbandona, ma noi ci facciamo trovare da lui che viene?

Nei Vangeli della nascita di Gesù questa idea è presente nella sottolineatura che la prima esperienza che Gesù fa dell’incontro con gli uomini è proprio il rifiuto: “Egli venne fra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto” dice Giovanni, e Luca narra: “Marialo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

Che posto c’è nel mondo oggi per Dio che vuole nascere? Che posto c’è nella mia vita?

Per questo la Chiesa, con molta sapienza, ci dona un lungo tempo di preparazione al Natale, il tempo di Avvento, proprio per fare spazio a Dio che viene, in vite ingombre di ciò che non vale e non serve. Per questo abbiamo ascoltato l’invito di Giovanni battista a riempire burroni e spianare montagne, proprio per fargli spazio.

Il Natale in un certo senso si avvicina in questo al Sabato santo in cui la terra sperimenta con tragico realismo l’assenza di Dio: ucciso e sepolto egli è assente dalla storia degli uomini che lo hanno voluto eliminare.

Che posto c’è per Dio, ci chiediamo oggi, in una città che ha rifiutato con durezza solo poche settimane fa’ che si aprisse un luogo di ospitalità per chi è senza casa e dorme per strada?

Il posto in cui Dio vuole nascere non sono le vetrine scintillanti, le strade addobbate o il sentimentalismo melenso delle tradizioni natalizie, piene di ubriacatura consumista. Gesù nasce, sì, anche in questo Natale, ma fuori della città, “perché per loro non c’era posto nell’alloggio”.

Gesù nasce fuori dalla città e muore ed è sepolto fuori della città. Gesù piange su Gerusalemme, la grande città “Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!” (Mt 23,37) Quelle di Gesù sono parole dure, ma ancora più dura è l’inospitalità della grande città.

Eppure, qualcuno ha accolto Gesù: “i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. I pastori vivevano fuori della città, erano i più disprezzati perché coabitavano con le bestie, e per questo, per gli ebrei, erano impuri. Non dormono il sonno dolce e sereno dei cittadini, pieno di rassicuranti sogni su di sé, ma vegliano, la notte, gli animali di cui hanno cura. Lì, all’aperto, nel buio nella veglia, li coglie l’annuncio dell’angelo che li invita ad andare a conoscere Dio che nasce. Nella loro vita c’è spazio per Dio che nasce: non hanno ruoli né interessi da difendere, ma solo la speranza di trovare chi li liberi dal freddo, dal buio, dalla durezza della loro condizione servile.  

Cari fratelli e care sorelle, questo viene a dirci oggi l’annuncio del Natale: c’è bisogno di uscire dalle rassicuranti città difese dalle mura dei nostri interessi e di intraprendere la via che ci conduce fuori, all’aperto. Lì c’è il freddo, ma anche il calore di un bambino appena nato; lì c’è il buio, ma anche la luce sfolgorante di Dio bambino; lì ci sono gli odori forti, le realtà ruvide e scomode della campagna, delle stalle, ma anche la dolcezza infinita della compagnia di Dio.

Il Natale allora non è una realtà scontata, non viene da solo, per automatismo, ma il Natale è innanzitutto una scelta: la scelta di uscire dalla città e di incontrare la vita vera, così come è, senza il filtro psicologizzante delle nostre sensazioni, senza l’ammorbidimento del torpore dei nostri cuori. Il Natale è la festa di un bimbo che pone una scelta decisiva: buio o fulgore? Amore o indifferenza? Il freddo del vento gelato o il caldo dei cuori?

Non temiamo le tinte forti del Natale, quelle della vita vera. Ce le ricordano i volti dei poveri che incontriamo per strada nella nostra città, perché non hanno un posto dove riposare, come Gesù. I loro volti sono arrossati, pieni di rughe, le mani callose, i vestiti sgualciti, ma loro dove nasce Gesù ci sono: per strada. La città li rifiuta e li respinge, come ha fatto con Gesù. La loro presenza turba la città, come fece Gesù a Erode e ai sapienti di Israele. Le loro parole appaiono ai cittadini vaneggiamenti di ubriachi, come i discorsi di Pietro e degli apostoli pieni di Spirito Santo dopo la Pentecoste.

Seguiamo i poveri e troveremo il posto dove Gesù è nato, stiamo vicini a loro e riconosceremo il Dio bambino, così diverso da quello delle illustrazioni natalizie. La loro presenza nella città è la sua unica speranza di salvezza, altrimenti si perderà per sempre. Diffidiamo dalle case ben spazzate e i saloni ben riscaldati e addobbati, perché oggi Dio è nato sul marciapiede.

 
Preghiere

O Signore Gesù in questo giorno reso santo dalla tua nascita aiutaci a sgombrare la nostra vita da tutto ciò che non vale e non serve perché anche in noi tu possa trovare un posto per restare,

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Dio per la nostra città, inospitale e dura di cuore. Non abbandonarla al suo destino, ma fa’ che i poveri trovino in essa volti accoglienti e mani generose che aiutano,

Noi ti preghiamo


Donaci o Padre  il desiderio di uscire da noi stessi e di cercare te. Riempi il vuoto delle nostre vite, da’ senso e valore alle nostre giornate, colma del tuo amore i nostri cuori,

Noi ti preghiamo


Sostienici o Dio nel nostro incerto cammino verso di te, perché non ci disperdiamo per sentieri che non conducono a niente, ma, seguendo le parole dell’angelo, giungiamo assieme ai poveri e agli umili alla tua presenza,

Noi ti preghiamo


Guida o Signore quanti ti cercano e non sanno dove trovarti, quanti ti invocano e non sanno come rivolgersi a te, quanti hanno bisogno del tuo aiuto e non sanno come raggiungerti. Fatti trovare o Signore, salvatore delle nostre vite,

Noi ti preghiamo

Raggiungi o Gesù i cuori di chi è inospitale e freddo. Disarma l’arroganza di chi rifiuta di incontrarti in chi è povero. Sciogli la durezza della nostra città e manda angeli di pace a suscitare una vita rinnovata dal tuo amore,

Noi ti preghiamo.


Proteggi e sostieni o Padre quanti in questo giorno ti pregano e si affollano in ogni parte del mondo attorno alla stalla di Betlemme. Dona anche a noi di far parte della tua famiglia sconfinata,

Noi ti preghiamo

 
Guida o Signore Gesù quanti nel mondo annunciano a tutti gli uomini che tu hai voluto eliminare la distanza che ci separa da te. Fa’ che con le parole e la vita portino la gioia di Natale a chi ancora non ti conosce,

Noi ti preghiamo

 

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