giovedì 9 febbraio 2012

II domenica del tempo ordinario




Dal primo libro di Samuèle  3, 3b-10. 19

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.



Salmo 39 - Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.


Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.  


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 6, 13c-15, 17-20

Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signo­re, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impu­rità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! 



Alleluia, alleluia, alleluia.
Abbiamo trovato il Messia, 
la grazia e la verità vengono per mezzo di lui.
Alleluia, alleluia, alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 1,35-42

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.


Commento

Cari fratelli e care sorelle, la Parola di Dio oggi ci fa vedere alcune persone che sentono di essere chiamate a qualcosa di diverso da quello che già facevano abitualmente e seguono questa indicazione. E’ il caso di Samuele che nella notte ben tre volte sente una voce che lo richiama, e poi il caso dei due discepoli di Giovanni che sentono il battista dire di Gesù che passa “Ecco l’agnello di Dio” e lo seguono, e infine il caso di Pietro, fratello di Andrea uno dei due discepoli di Giovanni, che a sua volta segue l’esempio e le parole del fratello e va anche lui da Gesù.

Il comportamento di queste quattro persone ci sembra così strano: come fanno a fidarsi? Come fanno a essere sicuri di far bene, di non sbagliare? Ci viene spontaneo chiedercelo, noi così spaventati dalle novità della vita, alle quali anche un piccolo cambiamento sembra così faticoso. Quei quattro invece non indugiarono, si lasciarono interrogare dalla presenza del Signore, dalle sue Parole e dal fatto che lo incontrarono. Diremmo con un termine un po’ abusato “sentono la vocazione”, cioè si sentirono chiamati, a seguire il Signore.

Ma vediamo come maturò questa strana decisione. In tutti e quattro i casi la chiamata gli giunse attraverso altri uomini: Samuele fu istruito da Eli, i due discepoli di Giovanni seguirono l’indicazione del loro maestro, infine Pietro fece come gli diceva Andrea. C’è sempre qualcuno che accompagna il discepolo al primo incontro con Gesù, che glielo indica e suggerisce con l’esempio, le parole e l’atteggiamento. Non ci si salva da soli, non ci si guida da soli, da soli non si è nemmeno capaci di prendere l’iniziativa e cambiare strada. Tutti abbiamo bisogno dei fratelli e delle sorelle, anche i preti, perché con la loro compagnia ed esempio ci danno coraggio e ci confermino. Per questo non convincono quelli che dicono, io ci credo, ma non ho bisogno di andare in chiesa, perché tutti noi abbiamo bisogno di un testimone che ci aiuta a seguire la volontà di Dio che da soli faremmo fatica o non sapremmo interpretare.

E poi, secondo tratto comune della chiamata, ogni volta la decisione di dare ascolto al Signore che ci parla si concretizza nel seguirlo e fare quello che lui dice: Samuele infatti risponde: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta” e poi “non lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole”; i due discepoli di Giovanni invece “sentendo Giovanni parlare così, seguirono Gesù” e gli chiedono: “maestro, dove dimori? … e quel giorno rimasero con lui”. Per tutti loro, infine, l’incontro col Signore è decisivo, cambia la loro vita in un modo definitivo e radicale, tanto, ad esempio, che Pietro cambia addirittura nome: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa, che significa Pietro.”

Potremmo forse credere che, a differenza di noi, quegli uomini erano persone eccezionali, in qualche modo adatte o portate a quel tipo di scelta, e per questo ricevettero la chiamata. Noi invece no, non siamo fatti per essere chiamati. Fratelli e sorelle, se così fosse sarebbe drammatico, perché vorrebbe dire che a noi è preclusa la strada della salvezza. Sì, perché se fosse vero che solo gli altri sono adatti a seguire Gesù vorrebbe dire che egli è così cattivo di rifiutare la salvezza alla stragrande maggioranza degli uomini, per riservarla solo a pochi eletti. Noi nel Credo affermiamo solennemente: “Per noi uomini e per la nostra salvezza egli scese dal cielo…”, per tutti gli uomini, compresi noi. E la sua chiamata a seguirlo è per tutti. Ma poi, se leggiamo con attenzione le letture di oggi ci rendiamo conto che chi prese a seguirlo non era gente eccezionale: Samuele era un ragazzino che viveva con Eli, il vecchio custode del santuario in cui venivano gli israeliti a pregare davanti all’arca dell’alleanza. Pietro era un ignorante pescatore come tanti. Non gente speciale, scelta per la loro cultura o nobiltà o per lo loro doti eccezionali. Una sola cosa li rese differenti dal resto. La loro eccezionalità, se così vogliamo dire, fu solo quella che furono docili al Signore che si fece loro vicino e parlò loro. Chinarono umilmente il capo, dicevamo domenica scorsa parlando del battesimo di Gesù, e dissero “Avvenga di me quello che hai detto” come Maria all’angelo (Lc 1,38).

Potremmo dire che per noi è troppo difficile, non è alla nostra portata. Ma quanti sacrifici e quali sforzi saremmo pronti ad affrontare se qualcuno ci indicasse un modo per arricchirci, o quante fatiche si affrontano per mantenere la forma fisica o la linea, e il Vangelo ci indica una ricchezza ben più grande e duratura e una salute ben più essenziali di quella solo esteriore.

Dice la Scrittura di Samuele: “acquistò autorità perché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole”. Questa fu l’eccezionalità di quel ragazzo, essere docile e obbediente a quello che Dio gli diceva. Così come anche di Pietro il Vangelo ci riferisce le parole: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti.” (Lc 5,5).

Davanti alle storie di queste persone ci chiediamo: Noi davanti a chi siamo docili? A che cosa obbediamo? Ai nostri umori, a quello che ci insegna l’esperienza, a quello che ci spiega la televisione? Nel nostro agire a chi facciamo riferimento, chi sono i testimoni che seguiamo e da cui impariamo a vivere? Proviamo a pensare quando fu l’ultima volta in cui abbiamo pensato: “Faccio così perché è il Signore che me lo suggerisce” e quando invece abbiamo pensato “faccio così perché lo fanno tutti, o perché mi viene più facile e istintivo, perché io sono fatto così”.

Fratelli e sorelle, l’obbedienza a quello che ci viene insegnato nel mondo ci rende disumani, la docilità alla parola del Signore ci preserva umani e vulnerabili davanti ai fratelli. A noi scegliere di chi essere discepoli, su quale parola conformare la nostra vita, i passi di chi calcare ogni giorno. Giovanni indicando Gesù che passa lo chiama “l’agnello di Dio”, lo paragona cioè all’essere più indifeso e mite che esiste, il cucciolo di una pecora. Su questa parola Andrea e l’altro discepolo decidono di seguirlo. La mitezza infinita di Gesù, la sua disarmante umiltà suggerisce a quegli uomini che vale la pena farsi discepoli e seguaci di lui. Anche a noi oggi la Scrittura, come Giovanni, indica Gesù, da questo altare, e ce lo fa vedere come un corpo ferito e sangue versato. Qual è la nostra reazione? Crediamo che valga la pena seguirlo, o  crediamo sia meglio fidarci di qualcuno che ci dia più garanzie e sicurezza del risultato? La garanzia della bontà della via del Signore non può che essere il segno del suo grande volerci bene, fino alla fine, fino all’umiliazione, fino a nascere piccolo e indifeso per stare con noi. Questo è l’unico “argomento” che Gesù conosce per convincerci: non c’è prova dimostrabile né dottrina certa. Ai discepoli che chiedono maggiori dettagli Gesù dice “Venite e vedrete”. Il Vangelo lo si capisce vivendolo, il Signore lo si impara a conoscere seguendolo, il cammino che ci porta a lui si rischiara percorrendolo. È il segreto del cristianesimo, non una dottrina fra le tante né una teoria, ma la vita in compagnia di Gesù.
Preghiere
Signore Gesù che ci chiami a seguirti per trovare la nostra salvezza, fa’ che accogliamo l’invito a percorrere i tuoi passi nella vita di ogni giorno.
Noi ti preghiamo
 
O Cristo Signore che ti sei presentato mite e umile come un agnello, aiutaci a seguirti per divenire anche noi uomini e donne vulnerabili al dolore dei fratelli.
Noi ti preghiamo
 
O Dio che non abbandoni l’umanità sui sentieri che non portano a nulla, ma li raduni sulle tue vie, guida anche noi ad amarti fedelmente e servirti nei fratelli e sorelle.
Noi ti preghiamo
 
O Dio Padre di eterna bontà, fa’ che non spendiamo la nostra vita per ciò che non vale: orgoglio, ricchezza e vani interessi. Aiutaci a seguirti nel cammino dell’umiltà che conduce ad una vita umana e mite.
Noi ti preghiamo

O Cristo pastore della nostra vita, perdona la durezza dei nostri cuori e la piccolezza dei nostri sentimenti. Donaci la forza di rifiutare la normalità delle abitudini, per compiere i gesti e pronunciare le parole del tuo amore.
Noi ti preghiamo
 
Gesù che sei mite e umile di cuore, addolcisci l’animo di chi in queste ore spara e uccide nei luoghi in cui infuriano le guerre. Dai riparo a chi è minacciato di morte, consola i feriti e i sofferenti, ispira sentimenti di perdono e riconciliazione nei cuori di tutti.
Noi ti preghiamo.
 
O Dio che ci raduni nella tua casa per ascoltare la tua Parola e nutrirci del tuo corpo, fa’ che sappiamo uscirne rinnovati. Donaci di essere un segno della tua presenza affettuosa e compassionevole in mezzo alla gente della nostra città.
Noi ti preghiamo
 
O Spirito di sapienza, scendi nella vita di tutti i cristiani del mondo, perché le loro azioni siano ovunque ispirate dal desiderio di affrettare la venuta del tuo regno di pace e di giustizia.
Noi ti preghiamo


1 commento:

  1. Nella giornata, che ormai volge, ho ritrovato delle risposte profonde che cercavo : sia nel "commento" che nelle preghiere /// Grazie !!!

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