giovedì 9 febbraio 2012

IV domenica del tempo ordinario




Dal libro del Deuteronomio 18, 15-20

Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: "Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia". Il Signore mi rispose: "Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire"».


Salmo 94/95 - Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio +
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
pur avendo visto le mie opere».
 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 7, 32-35

Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
 

Alleluia, alleluia alleluia.
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.

Alleluia, alleluia alleluia.
 

 Dal vangelo secondo Marco 1, 21-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnaménto nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.


Commento

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Marco ci introduce oggi all’inizio della vita pubblica di Gesù. È la prima volta che egli partecipa con un ruolo protagonista al culto del sabato nella sinagoga. Già prima aveva proclamato l’inizio di un tempo nuovo alle folle lungo le strade della Galilea, come abbiamo ascoltato domenica scorsa. Ma ora il suo annuncio si pone nel cuore della fede di Israele, a stretto contatto e in prosecuzione della tradizione spirituale del popolo, animata e ravvivata nel corso dei secoli dalla voce dei profeti, oltre che dagli interventi potenti di Dio nella storia. La voce di Dio torna a mescolarsi con quella degli uomini, a farsi sentire, sottolinea l’evangelista Marco, con autorità proprio lì dove gli ebrei si raccolgono per ascoltarla. Questo stupisce i fedeli che si sono radunati per il culto del sabato nella sinagoga.

Quando Dio parla non lascia indifferenti e lo stupore è il primo segno del fatto che quelle parole hanno il segno della divinità. Non vengono infatti a confermarci o a rassicurarci, ma “pretendono” con forza di muovere i cuori e le vita su strade diverse e con itinerari nuovi. Gli ascoltatori di Gesù riconoscono infatti subito la differenza che c’è fra il suo parlare e quello degli scribi. Questi erano esperti della legge e conoscevano molto bene la scrittura tanto da saper giudicare se ogni minimo aspetto della vita delle persone era conforme alle prescrizioni legali o meno.

È una certa idea della fede e del messaggio delle Scritture che ancora oggi a volte si impone, e cioè che la salvezza dell’uomo viene dal suo essere irreprensibilmente conforme alle regole, di comportarsi cioè secondo i modelli e le norme di comportamento che si pretende riassumano il volere di Dio. Il buon credente, secondo questa mentalità, se si attiene a questi modelli si garantisce la salvezza, sennò cade nel peccato e rischia di perdersi. Ovvero si salva da se stesso, con la propria forza di volontà ed esercizio di disciplina. L’attenzione si concentra quindi tutta sull’importanza di esporre e far conoscere sempre meglio i dettagli di queste leggi perché ciascuno vi si possa adeguare.

Tutto ciò è esattamente il contrario di quello che proclama e fa’ Gesù. Egli infatti non dà norme di comportamento che poi ciascuno va ad applicare per conto proprio, ma offre come unico modello se stesso e l’unica via per imitarlo è seguirlo standogli vicino. La legge infatti allontana, separa con il giudizio e isola l’individuo nella sua solitudine davanti alla verità impersonale e fredda della norma. Ciascuno si giudica da sé o, se non lo sa fare o si rifiuta, è giudicato dagli altri e come cristallizzato nel giudizio che lo qualifica e lo identifica.

Gesù però non applica un codice etico né le prescrizioni della legge per giudicare. Gesù, paradossalmente non è “giusto” né “imparziale”, perché i suoi giudizi sono sempre influenzati dalla misericordia che supera la legge e da un amore che lo fa pendere immancabilmente dalla parte del suo interlocutore. Tante volte infatti il vangelo ci sembra contradditorio e chiede cose che non si conciliano fra loro. È vero, perché la vita lo è, e talvolta ci pone di fronte a esigenze diverse e alle quali non possiamo e non sappiamo come rispondere. Il cristiano, sembra dirci Gesù con il suo esempio, non è l’uomo che ha sempre le risposte giuste per ogni situazione, e il suo scopo non è giudicare ogni persona e ogni situazione in modo giusto. Questo infatti è il sistema con cui gli uomini cercano di allontanarsi dagli altri, di porli al di fuori della nostra vita: una volta espresso il giudizio il caso è chiuso e non mi riguarda più. Gesù invece fa entrare l’altro nella sua vita, se ne assume il carico, facendosi ferire delle sue stesse ferite. La malattia, la miseria, il dolore e persino il peccato del suo interlocutore diventa il suo stesso. Per questo non è indulgente, cioè non lascia che le cose corrano via come seno sempre andate, anzi, cerca di troncare la radice del male che si manifesta e opprime l’uomo in tanti modi. Il suo modo di farlo è caricarsene e combatterlo in prima persona.

Così ha fatto sulla croce: per salvarci dalla morte ha accettato la morte, per salvarci dall’ingiustizia l’ha subita, per liberarci dalla forza del male si è sottoposto lui stesso alla tentazione. Il suo non è un giudizio dal di fuori in base ad una legge esterna che sta al di sopra di tutto e tutti, la salvezza che offre è innanzitutto lasciarsi ferire dal male. È questa la prima risposta di Gesù alla domanda che gli fanno le persone che incontra.

Ecco qual è la differenza che subito al gente avverte fra il suo parlare e il giudizio tagliente e oppressivo del mondo. E lì, fra la gente pia, radunata per la preghiera si fa strada il grido di chi non solo sente la novità del parlare di Gesù ma esprime tutta l’insofferenza per quella sua pretesa di caricarsi del cumulo di cattiva vita, di sbagli e di peccato che ci opprime. Sì, perché Gesù volentieri se ne fa carico, ma bisogna che noi per primi lo ammettiamo e ci presentiamo a lui così come siamo. Invece lo spirito di orgoglio e di autosufficienza pretende di far da sé anche nel giudicarsi e nel condannarsi o assolversi, purché ciascuno possa essere giudice unico di se stesso. Quell’uomo di cui parla l’evangelista Marco infatti grida: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Pur ammettendo che Gesù è Dio non tollera che venga a intromettersi nella sua vita, a rovinare l’isolamento con cui, anche in modo pio e religioso, si autogestisce la propria coscienza e il proprio equilibrio. Ecco che Gesù allora libera quell’uomo dallo spirito che lo possiede, che è la separazione dagli altri, il rifiuto a far entrare e a entrare nelle vite altrui.

E la salvezza che porta il Signore è proprio questa: la potenza di una parola che, se accolta e vissuta, abbatte le barriere di difesa e lascia libera circolazione alla vita dei fratelli e delle sorelle, senza che il giudizio su di loro e l’autogiudizio su di sé ci isoli in una gabbia impenetrabile.

È questa l’autorità di Gesù che stupisce tutti: l’autorità che viene non dal desiderio di dominare col giudizio sugli altri, come il mondo desidera, ma dal lasciarsi ferire e caricare dalla vita altrui. Sì, solo se imiteremo Gesù e ci rivestiremo anche noi di questa autorità di amore e servizio la nostra vita sarà salvata, e non per la forza della legge che giudica, ma della misericordia di Dio che ci lega al suo giogo per trascinarci con lui verso il Regno.

 
Preghiere

O Signore ti ringraziamo perché ci inviti a vivere imitandoti e a non giudicare. Donaci di essere all’altezza della nostra vocazione a divenire tuoi seguaci da vicino.
Noi ti preghiamo

Aiutaci o Padre del cielo ad assaporare con gioia il sale del vangelo perché anche la nostra vita sia ricca di sapore e piena di significato,
Noi ti preghiamo

O Cristo che sei la vera luce, fa’ che sappiamo anche noi illuminare le strade del mondo perché gli uomini orientino i loro passi verso di te.
Noi ti preghiamo

Con insistenza ti preghiamo o Signore misericordioso, perché non vinca in noi la rassegnazione e il realismo, ma con audacia guardiamo a te per conoscere come dobbiamo voler bene.
Noi ti preghiamo

Guarda con amore o Dio a noi tuoi figli, perché sappiamo far entrare la vita dei fratelli in noi, senza giudizio né condanna, ma con la misericordia e la disponibilità a comprendere e voler bene,
Noi ti preghiamo

Aiutaci o Signore a fuggire le occasioni di peccare e aiutaci a compiere con decisione le opere buone che tu hai preparato per noi.
Noi ti preghiamo.

Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che sono nel bisogno: per i prigionieri, i malati, gli anziani, chi è senza casa e famiglia. Dona loro guarigione e salvezza dal male.
Noi ti preghiamo

Proteggi i tuoi discepoli o Dio, ovunque dispersi. Dona loro coraggio e proteggili perché il vangelo sia sempre annunciato e il tuo nome benedetto in ogni Paese.
Noi ti preghiamo

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