giovedì 9 febbraio 2012

preghiera del 25 gennaio 20



Matteo 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».



La pagina del Vangelo si conclude con una sentenza che vorrebbe essere il riassunto dell’insegnamento. Gesù dice: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. La parabola parla di uno sposo che arriva nel cuore della notte e queste dieci ragazze sono li proprio per accompagnarlo con le loro lampade alla festa (come era usanza a quel tempo). Vegliare dovrebbe significare “stare svegli” in modo da accorgersi quando arriva lo sposo… Se fosse così allora tutte e dieci le ragazze non sono state capaci di “stare sveglie”, perché il racconto dice espressamente che “…poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono”. Non hanno dunque vegliato! Tutte e dieci hanno fatto fatica ad aspettare e la pesantezza del sonno ha prevalso.

Perché allora Gesù dice di “vegliare”? Che cosa dunque significa “vegliare”?

L’attesa dello sposo è iniziata ben prima del momento nel quale si sono messe per strada ad aspettare che passi lo sposo. L’attesa e la preparazione sono iniziate già in casa con la preparazione delle lampade. E’ in quel momento remoto del racconto che inizia la separazione tra le dieci ragazze. Cinque infatti preparano una riserva d’olio per le lampade, le altre cinque non portano via alcuna riserva. Se lungo la strada sembrano tutte prese allo stesso modo, per l’imminenza dell’arrivo dello sposo, è nella preparazione che dimostrano di essere sveglie le prime, che portano l’olio, e assai poco sveglie le seconde che non portano nulla. Dal loro atteggiamento, chiunque le conosce, vedendole uscire di casa, può già immaginare con quale atteggiamento si preparano per questo incontro con lo sposo, che si sa che avverrà… ma non con precisione!

Le ragazze definite “sagge” hanno un vero atteggiamento di attesa e per loro il tempo che prepara il momento dell’incontro è tutto orientato a questo. Le ragazze definite “stolte” perdono infatti il tempo e non sembrano realmente interessate ad incontrare questo sposo. Si potrebbe dire che il tempo delle stolte è il proprio tempo e non è in sintonia con il tempo dello sposo, e il tempo perso a recuperare l’olio, alla fine fa loro perdere il momento dell’incontro.

Con questa parabola Gesù parla del tempo della venuta del Messia, un tempo che i suoi contemporanei non hanno saputo riconoscere. Parla ai suoi discepoli invitandoli a non buttare via il tempo della vita, ma ad impiegarlo per incontrare il Signore che viene.

Il cristiano leggendo questa parabola ha come una scossa e una esortazione interiore a vivere il proprio tempo con la consapevolezza che questo incontro con il Signore (qui identificato in modo bello e gioioso con uno sposo) avviene non solo alla fine dei tempi, ma anche nella storia di ciascuno.

Tante volte il Signore ci passa vicino… forse siamo anche noi affaticati e addormentati nella vita che a volte è oscura come la notte. Abbiamo preparato una riserva di olio per tenere accese la speranza e la fede? In questo olio vedo la lettura e meditazione della Parola di Dio, vedo la carità, vedo la preghiera. Questo olio va preparato con cura e messo da parte, perché non ci verrà dato da nessuno se non ce lo procuriamo noi per tempo, nel tempo che abbiamo.

In questa parabola vedo anche un bell’insegnamento a vivere il tempo delle nostre relazioni umane, simile al tempo dell’incontro con il Signore. Le persone ci passano accanto e desiderano incontrarci a volte in modo improvviso e non sempre secondo i tempo da noi stabiliti. Per tempo dunque dobbiamo preparaci, con l’olio dell’amorevolezza, con l’olio dell’ascolto, con l’olio della pazienza. Se questo olio lo mettiamo per tempo nei piccoli vasi spirituali che abbiamo dentro di noi, quando verrà il mento improvviso di accedere le lampade non saremo impreparati. Nessuno infatti ci potrà dare l’olio della vita interiore quando ci sarà utile, se non l’avremo preparato e messo da parte in noi.

Il tempo che abbiamo va vissuto in modo saggio, vegliando, sia in attesa del Signore che ci vuole incontrare, sia in attesa dei nostri fratelli, che anche loro ci vogliono incontrare.




Nessun commento:

Posta un commento