Dal Vangelo secondo Matteo 12, 33-42;46-50
In quel
tempo Gesù disse alle folle: “Prendete un albero buono, anche il suo frutto
sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal
frutto infatti si conosce l'albero. Razza di vipere, come potete dire cose
buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore
sovrabbonda. L'uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre
l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma io vi dico:
di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno
del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle
tue parole sarai condannato".
Ed egli
rispose loro: "Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma
non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti
Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio
dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del
giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la
condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco,
qui vi è uno più grande di Giona!
Nel giorno
del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la
condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare
la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone! …"
Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre
e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse:
"Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di
parlarti". Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: "Chi è mia
madre e chi sono i miei fratelli?". Poi, tendendo la mano verso i suoi
discepoli, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la
volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e
madre".
Commento
Cari
fratelli e care sorelle, alcuni uomini importanti chiedono a Gesù un segno: "Maestro, da te vogliamo vedere un segno".
In questo tempo che sembra oscurato da una cappa di pessimismo e rassegnazione si
sente un gran bisogno di segni di speranza che indichino una via per uscire
dalla situazione attuale. La crisi infatti porta a pensare ciascuno a se stesso
e a vedere chiuse le strade verso il futuro. È il male del nostro tempo: la
mancanza di visione e di fiducia in un futuro migliore che si può costruire e
attendere. Per questo siamo ciascuno chini a contemplare noi stessi e a cercare
il proprio piccolo sbocco personale. Eppure Gesù non ci lascia senza un segno.
A Natale abbiamo ascoltato l’angelo annunciare ai pastori: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande
gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi
un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un
bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". (Lc 2, 10-12)
Il segno c’è:
è la presenza umile e semplice di qualcuno che è nato per salvare gli altri e
non se stesso. Per questo quell’evento segna una svolta nella storia. È
qualcosa di grandioso e di straordinario: il Figlio di Dio è venuto lui stesso a
portare la salvezza degli uomini, ma non con il segno del comando e del potere,
del successo e della ricchezza, ma nell’umiltà di una vicinanza affettuosa che
cerca il bene di chi gli sta difronte.
Bianca aveva imparato nella sua vita
a riconoscere questo segno e lo aveva fatto suo. La sua vita è stata quella di
una donna semplice, legata alla sua famiglia. Ma noi oggi qui la ricordiamo
soprattutto come l’anziana donna che girava instancabile per Terni, e che amava
fermarsi in alcuni luoghi, come la Stazione, la Mensa, il bar ACI o la sala
Bingo, dove portava sempre un senso di pace e di serenità. Bianca infatti non
si imponeva con prepotenza, ma anzi proprio con la sua fragilità, era una donna
anziana e malata, e la sua ingenua semplicità conquistava anche i cuori più
induriti e scostanti. Bianca accoglieva chiunque, si interessava, si ricordava
il nome di ciascuno, chiedeva notizie se non vedeva qualcuno da tempo. Apriva
con immediatezza il suo cuore a chi si fermava con lei. Esponeva con semplicità
la sua vita, le difficoltà delle giornate passate spesso al freddo, della casa
da sistemare e di Gianluca con cui condivideva ogni momento della sua vita e al
quale era legata da un amore tenero. Eppure, nonostante le tante difficoltà,
non aveva rimpianti né malediceva la durezza che doveva affrontare, sempre
pronta a cogliere il lato ironico e divertente della vita, con la felicità di
un’esistenza senza nemici o qualcuno con cui prendersela.
Sì, Bianca
aveva imparato che nella vita è importante essere un segno per molti, e la sua
parola riusciva a placare i cuori e a creare un clima di serenità e speranza. Dice
il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi: “La
bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. L'uomo buono dal suo buon
tesoro trae fuori cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae
fuori cose cattive. Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno,
dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole
sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato”.
Veramente la
bocca di Bianca parlava traendo le parole da un cuore pieno di disponibilità a
voler bene, e la lezione che aveva tratto dalla sua lunga vita era stata che
non bisogna lasciare spazio all’indurimento e alla diffidenza, ma anzi, bisogna
affrontare le difficoltà sempre cogliendo il lato positivo delle persone e
delle situazioni, gli aspetti divertenti, i motivi per dire bene di ciascuno,
sollevando gli animi dalla tristezza e dallo sconforto. Mai le sue parole erano
ostili o dette per fare male o per attrarre l’attenzione su di sé e ottenere un
vantaggio. Il suo non era mai il parlare “vano” che condanna il Vangelo e del
quale gli uomini “dovranno rendere conto
nel giorno del giudizio”, perché aumenta il peso della divisione e
dell’incomprensione fra gli uomini.
Veramente
allora Bianca sapeva essere un segno, come Gesù lo fu nella mangiatoia per i
pastori e per i magi. Il segno che è possibile voler bene anche dove la vita
porta naturalmente a indurire il cuore, dove è facile frasi prendere dal
desiderio di prevalere sugli altri e di avvantaggiarsi a loro danno. E quanto è
facile vivere così per strada, e quando le risorse sono poche e bisogna
condividerle con gli altri!
Anche a noi
che oggi siamo qui per ricordarla Bianca indica allora un modo con cui essere
un segno di pace e di speranza lì dove siamo, per le strade, nelle case, a
lavoro: credere che la nostra parola può cercare il bene e trovarlo in ognuno,
anche nel più disprezzato e meno nobile,
anche nello sconosciuto e in chi non ci è benevolo, anche dove il buon senso
sembra dire che è impossibile trovare qualcosa di buono. È questo il “segno di Giona”
che Gesù promette di dare a chi gli chiede un segno. È cioè il segno della sua
resurrezione, della vita che è più forte del male e della morte, del bene che
prevale anche nelle situazioni in cui sembra non esserci posto per esso. Ovunque
e sempre possiamo essere ciascuno di noi quella mangiatoia in cui far nascere
questo segno, cioè l’umiltà di un cuore innocente e puro, come quello di Bianca.
Così facendo
lei è diventata la madre di tanti. Non solo di Gianluca a cui voleva così bene,
ma di tutti quelli che si erano avvicinati a lei e ne erano rimasti colpiti dal
tratto dolce e rasserenante. Tanti infatti venendo a sapere della sua morte
improvvisa hanno detto: “Per me era come
una madre”. Sì Bianca è stata madre per tanti perché ha saputo farsi figlia
e discepola del Signore, fino a divenire come lui segno di speranza e di bene
nel mondo. “Ecco mia madre e i miei
fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è
per me fratello, sorella e madre” dice Gesù a chi vuole rivendicare il
diritto di averlo per sé. Bianca ha compiuto la volontà del Padre che è voler
bene, sempre e con chiunque, anche nelle situazioni più difficili, e così
facendo non solo è stata madre e sorella per tanti, ma ha suscitato attorno a
sé e a chi gli era legato una vera famiglia, unita non dai vincoli fragili del
sangue, ma da quelli ben più saldi dell’amore di Dio. Ed oggi noi tutti che ci
siamo riuniti accanto a lei ci riconosciamo parte di questa famiglia. Strana
famiglia, fatta di poveri e di ricchi, di gente sola e di gruppi, di buoni e di
cattivi, di sapienti e di ignoranti, di peccatori e gente semplice. È una
famiglia che ci raccoglie insieme e ci rende non più soli e arrabbiati,
spaventati e tristi. È una famiglia che ci fa vedere in chi è accanto un volto
familiare a cui ci lega l’affetto, non un estraneo né un rivale o un nemico. Essere
membri di questa famiglia ci fa essere migliori, rappacificati e pronti ad
aiutarci.
È quello che
ha vissuto Bianca imitando con la sua vita Gesù ed è l’eredità che lascia a
ciascuno di noi. Non disperdiamoci nella solitudine ciascuno del proprio
cammino individuale o, peggio, nell’aggressività e rivalità. Il Signore ci ha
unito, anche attraverso il segno potente del suo amore che è stata Bianca, non
disperdiamo ciò che Dio ha raccolto e restiamo uniti e amici, come lei ci ha
considerati per prima. Saremo anche noi segno di speranza in un tempo buio e
via per incontrare quel Signore che a Natale si è fatto piccolo e povero per
restare sempre con noi.
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