giovedì 9 febbraio 2012

Ultimo saluto alla nostra sorella Bianca




Dal Vangelo secondo Matteo 12, 33-42;46-50



In quel tempo Gesù disse alle folle: “Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. L'uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato".

Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: "Maestro, da te vogliamo vedere un segno".  

Ed egli rispose loro: "Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona!

Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone! …"

Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: "Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti". Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre".



Commento



Cari fratelli e care sorelle, alcuni uomini importanti chiedono a Gesù un segno: "Maestro, da te vogliamo vedere un segno". In questo tempo che sembra oscurato da una cappa di pessimismo e rassegnazione si sente un gran bisogno di segni di speranza che indichino una via per uscire dalla situazione attuale. La crisi infatti porta a pensare ciascuno a se stesso e a vedere chiuse le strade verso il futuro. È il male del nostro tempo: la mancanza di visione e di fiducia in un futuro migliore che si può costruire e attendere. Per questo siamo ciascuno chini a contemplare noi stessi e a cercare il proprio piccolo sbocco personale. Eppure Gesù non ci lascia senza un segno. A Natale abbiamo ascoltato l’angelo annunciare ai pastori: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". (Lc 2, 10-12)

Il segno c’è: è la presenza umile e semplice di qualcuno che è nato per salvare gli altri e non se stesso. Per questo quell’evento segna una svolta nella storia. È qualcosa di grandioso e di straordinario: il Figlio di Dio è venuto lui stesso a portare la salvezza degli uomini, ma non con il segno del comando e del potere, del successo e della ricchezza, ma nell’umiltà di una vicinanza affettuosa che cerca il bene di chi gli sta difronte.

Bianca aveva imparato nella sua vita a riconoscere questo segno e lo aveva fatto suo. La sua vita è stata quella di una donna semplice, legata alla sua famiglia. Ma noi oggi qui la ricordiamo soprattutto come l’anziana donna che girava instancabile per Terni, e che amava fermarsi in alcuni luoghi, come la Stazione, la Mensa, il bar ACI o la sala Bingo, dove portava sempre un senso di pace e di serenità. Bianca infatti non si imponeva con prepotenza, ma anzi proprio con la sua fragilità, era una donna anziana e malata, e la sua ingenua semplicità conquistava anche i cuori più induriti e scostanti. Bianca accoglieva chiunque, si interessava, si ricordava il nome di ciascuno, chiedeva notizie se non vedeva qualcuno da tempo. Apriva con immediatezza il suo cuore a chi si fermava con lei. Esponeva con semplicità la sua vita, le difficoltà delle giornate passate spesso al freddo, della casa da sistemare e di Gianluca con cui condivideva ogni momento della sua vita e al quale era legata da un amore tenero. Eppure, nonostante le tante difficoltà, non aveva rimpianti né malediceva la durezza che doveva affrontare, sempre pronta a cogliere il lato ironico e divertente della vita, con la felicità di un’esistenza senza nemici o qualcuno con cui prendersela.

Sì, Bianca aveva imparato che nella vita è importante essere un segno per molti, e la sua parola riusciva a placare i cuori e a creare un clima di serenità e speranza. Dice il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi: “La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. L'uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato”.

Veramente la bocca di Bianca parlava traendo le parole da un cuore pieno di disponibilità a voler bene, e la lezione che aveva tratto dalla sua lunga vita era stata che non bisogna lasciare spazio all’indurimento e alla diffidenza, ma anzi, bisogna affrontare le difficoltà sempre cogliendo il lato positivo delle persone e delle situazioni, gli aspetti divertenti, i motivi per dire bene di ciascuno, sollevando gli animi dalla tristezza e dallo sconforto. Mai le sue parole erano ostili o dette per fare male o per attrarre l’attenzione su di sé e ottenere un vantaggio. Il suo non era mai il parlare “vano” che condanna il Vangelo e del quale gli uomini “dovranno rendere conto nel giorno del giudizio”, perché aumenta il peso della divisione e dell’incomprensione fra gli uomini.

Veramente allora Bianca sapeva essere un segno, come Gesù lo fu nella mangiatoia per i pastori e per i magi. Il segno che è possibile voler bene anche dove la vita porta naturalmente a indurire il cuore, dove è facile frasi prendere dal desiderio di prevalere sugli altri e di avvantaggiarsi a loro danno. E quanto è facile vivere così per strada, e quando le risorse sono poche e bisogna condividerle con gli altri!

Anche a noi che oggi siamo qui per ricordarla Bianca indica allora un modo con cui essere un segno di pace e di speranza lì dove siamo, per le strade, nelle case, a lavoro: credere che la nostra parola può cercare il bene e trovarlo in ognuno, anche nel più disprezzato e  meno nobile, anche nello sconosciuto e in chi non ci è benevolo, anche dove il buon senso sembra dire che è impossibile trovare qualcosa di buono. È questo il “segno di Giona” che Gesù promette di dare a chi gli chiede un segno. È cioè il segno della sua resurrezione, della vita che è più forte del male e della morte, del bene che prevale anche nelle situazioni in cui sembra non esserci posto per esso. Ovunque e sempre possiamo essere ciascuno di noi quella mangiatoia in cui far nascere questo segno, cioè l’umiltà di un cuore innocente e puro, come quello di Bianca.

Così facendo lei è diventata la madre di tanti. Non solo di Gianluca a cui voleva così bene, ma di tutti quelli che si erano avvicinati a lei e ne erano rimasti colpiti dal tratto dolce e rasserenante. Tanti infatti venendo a sapere della sua morte improvvisa hanno detto: “Per me era come una madre”. Sì Bianca è stata madre per tanti perché ha saputo farsi figlia e discepola del Signore, fino a divenire come lui segno di speranza e di bene nel mondo. “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” dice Gesù a chi vuole rivendicare il diritto di averlo per sé. Bianca ha compiuto la volontà del Padre che è voler bene, sempre e con chiunque, anche nelle situazioni più difficili, e così facendo non solo è stata madre e sorella per tanti, ma ha suscitato attorno a sé e a chi gli era legato una vera famiglia, unita non dai vincoli fragili del sangue, ma da quelli ben più saldi dell’amore di Dio. Ed oggi noi tutti che ci siamo riuniti accanto a lei ci riconosciamo parte di questa famiglia. Strana famiglia, fatta di poveri e di ricchi, di gente sola e di gruppi, di buoni e di cattivi, di sapienti e di ignoranti, di peccatori e gente semplice. È una famiglia che ci raccoglie insieme e ci rende non più soli e arrabbiati, spaventati e tristi. È una famiglia che ci fa vedere in chi è accanto un volto familiare a cui ci lega l’affetto, non un estraneo né un rivale o un nemico. Essere membri di questa famiglia ci fa essere migliori, rappacificati e pronti ad aiutarci.

È quello che ha vissuto Bianca imitando con la sua vita Gesù ed è l’eredità che lascia a ciascuno di noi. Non disperdiamoci nella solitudine ciascuno del proprio cammino individuale o, peggio, nell’aggressività e rivalità. Il Signore ci ha unito, anche attraverso il segno potente del suo amore che è stata Bianca, non disperdiamo ciò che Dio ha raccolto e restiamo uniti e amici, come lei ci ha considerati per prima. Saremo anche noi segno di speranza in un tempo buio e via per incontrare quel Signore che a Natale si è fatto piccolo e povero per restare sempre con noi.


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