lunedì 10 maggio 2010

Avvento III (anno C)

Avvento III (anno C)

Dal libro del profeta Sofonìa 3,14-18a
Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».

Is 12,2-6 - Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4,4-7
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Commento 2009/10

Cari fratelli e care sorelle abbiamo iniziato tre settimane fa il tempo di Avvento dicendo che questi giorni che precedono il Natale sono un’occasione per prepararci alla venuta del Signore Gesù vivendo con un atteggiamento pensoso, evitando le ubriacature di un clima falsamente festaiolo per concentraci invece sull’interrogativo circa il nostro bisogno di un Salvatore. Ma ecco che oggi la Scrittura ci si propone con un atteggiamento diverso. Il Profeta Sofonia ci dice: “Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore” e anche l’apostolo invita: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti.” Non è una contraddizione? E più in generale, ci potremmo chiedere, non è contraddittoria la Scrittura che da un lato si propone alla nostra vita con un messaggio forte e rigoroso che invita alla conversione, a tagliare via tante parti superflue o negative della nostra vita, ad un senso serio ed austero, così come è incarnato dalla figura di Giovanni battista nel deserto, mentre dall’altra pretende di essere la salvezza e la felicità dell’uomo? Ce lo siamo chiesti, credo, un po’ tutti noi, e a volte facciamo prevalere un aspetto, a volte un altro a seconda dell’umore o della situazione in cui ci troviamo.
Credo però che in realtà non ci sia contraddizione fra i due richiami, entrambi decisivi e veri. La felicità infatti per essere vera non può sfuggire l’aspetto drammatico della vita dell’uomo, il suo essere in balia di tante vicende a volte di segno opposto, la fragilità, la finitezza di un ciclo che comunque ha una conclusione, ecc… Troppe volte viviamo la tentazione di sfuggire questa dimensione, facendo finta che non esista. Si evita di pensarci riempiendosi la vita di mille occupazioni in modo che non si abbia un tempo di riflessione, oppure la si nega rincorrendo un senso di artificiale giovanilità, di benessere esasperato, ecc… sono le tante fughe delle droghe chimiche, ma anche di un modo di vita drogato perché un po’ sempre affannato e su di giri, esagitato e inquieto.
La scrittura ci viene a dire oggi che non dobbiamo avere paura di guardare a questa dimensione della vita, che evitarla non la annulla, ma anzi rende ancora più drammatico il sopravvenire dei segni inevitabili della sua presenza. La vita dell’uomo infatti non è una corsa verso il nulla, ma ha come meta la vita assieme al Signore: “Il Signore ha revocato la tua condanna… Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «… Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente.” Il profeta Sofonia esprime la liberazione dalla condanna di un senso angusto e angosciato della vita che trova invece il suo vero compimento nella compagnia del Signore che salva dal non senso e dal vuoto.
Proprio questo essere liberati dal vuoto di senso da un’importanza enorme al nostro vivere, direi ad ogni istante della nostra vita. Non è indifferente infatti come sono, come mi comporto, per che cosa spendo il tempo e le risorse che ho. Le posso infatti usare per avvicinarmi alla meta della compagnia felice del Signore, o per sfuggirla, per negarla cercando rifugio in qualcosa che ci appare più rassicurante, come appunto il benessere o il successo, ma che in realtà è effimero e fugace.
Questo ci dona una serenità enorme: nulla si perde della nostra vita se va nella direzione della realizzazione del bene che il Signore vuole per noi. Anche la fatica e il distacco che ci sembra doloroso da tante cose che non valgono nulla, in realtà sono una liberazione e un’alleggerimento da tanti impacci e pesi che gravano sul nostro animo. Ecco perché allora il cristiano non può che essere lieto, come dice l’apostolo, perché non ha nulla da temere. Anche la fragilità della vita si supera in un senso di abbandono fiducioso al Signore che viene per restare con noi.
Chiediamoci allora oggi: noi viviamo il modo lieto e pieno di senso di una vita libera dalla paura? Sentiamo che possiamo andare incontro agli altri fiduciosi e pronti ad accoglierli, o piuttosto crediamo che bisogna difendersi da loro come da minacce al nostro stare bene? Siamo convinti che voler bene a tutti e per primi, essere generosi senza cercare il contraccambio sia il modo per assicurarci un futuro migliore rendendo felici altri o crediamo che sia un pericolosa imprudenza? Crediamo che essere disarmati e vulnerabili davanti alle realtà che incontriamo sia il modo più umano di vivere o pensiamo che bisogna corazzarsi e preservarsi innanzitutto?
Quelli che vanno da Giovanni avvertono che c’è qualcosa di autentico in quell’uomo che non si difende e non sfugge la dimensione drammatica della vita, ma che neppure ne ha paura ma è pieno di fiducia nel Signore che sta per venire. Per questo gli rivolgono la domanda chiave della vita: “Che cosa dobbiamo fare?” Anche noi oggi, come bambini fiduciosi ci rivolgiamo a lui con questo interrogativo ingenuo e serio. A chi lo interroga così il battista indica la via di una generosità che si fa toccare dall’altro senza avvertirlo come una minaccia da cui difendersi, ma come qualcuno che ha bisogno di essere sostenuto dalla nostra amicizia, concreta e protettiva come una tunica e nutriente come un cibo sostanzioso: “Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Facciamo noi altrettanto in questo tempo di Avvento e il Signore che sta per nascere ci troverà pensosi e lieti e non ubriachi di affanno per se stessi.
Preghiere
O Signore che vieni e visiti la nostra vita, aiutaci a vegliare davanti al mondo che ci si presenta così pieno di sofferenza. Fa’ che non volgiamo altrove lo sguardo per sfuggire il dolore altrui, ma siamo sempre pronti a fare nostra l’invocazione di chi ha bisogno.
Noi ti preghiamo

Dio Padre buono e misericordioso, dissoda il terreno della nostra vita, perché la strada sia appianata e i fossi siano colmati e tu possa giungere fino a noi a donarci la salvezza.
Noi ti preghiamo

Ti ringraziamo o Dio Padre nostro per i tanti motivi di gioia che ci doni. Per la vita che ci è stata concessa, l’amore vissuto e le tante occasioni di fare del bene che ci sono state accordate. Fa’ che non lo dimentichiamo mai.
Noi ti preghiamo

Aiuta o Signore tutti i tuoi figli ad essere lieti del destino di bene che prepari per loro. Fa’ che non resistano ad esso percorrendo le vie dell’orgoglio e dell’amore per se stessi.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Dio del cielo per tutti coloro che sono nel dolore. Per i malati, per gli anziani, per chi è senza casa e famiglia, per le vittime della guerra e della violenza, per i prigionieri, per i disprezzati, per chi è solo e senza speranza. Aiutali e perdona chi è causa del loro dolore.
Noi ti preghiamo

Trasforma o Dio il cuore degli uomini di questa città, perché nessuno sia straniero e disprezzato, ma ognuno trovi porto sicuro e approdo amichevole per la loro vita.
Noi ti preghiamo.

O Padre che hai preparato un padre e una madre che si prendesse cura del Verbo fatto carne, fa’ che tutti noi siamo pronti a farci padri e madri, fratelli e sorelle, amici e compagni di chi incontriamo, perché nessuno sia senza vestito e cibo quando noi ne abbiamo in abbondanza.
Noi ti preghiamo

O Dio ti preghiamo per tutti i poveri che celebreranno il Natale in questa Chiesa nella festa che prepariamo per loro. Fa’ che sappiamo accoglierli con amore e generosità.
Noi ti preghiamo


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