lunedì 3 maggio 2010

Scuola del Vangelo 2008/09 - II

II incontro

Cosa vuol dire ascoltare la Parola di Dio
(1 novembre 2008)

Dopo esserci interrogati sul perché fermarci sulla Scrittura, vorrei oggi chiedermi assieme a voi su cosa vuol dire ascoltare la Parola di Dio.
La volta scorsa ci siamo soffermati sul versetto dell’Apocalisse: Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. (Ap 3,20)
Dicevamo che Dio bussa alla porta del nostro cuore perché vuole entrare nella nostra vita e stare con noi. Non è un caso che la Parola di Dio usa l’immagine del cenare, perché la Parola è qualcosa che nutre la nostra vita, la fa crescere.
Ascoltare non è qualcosa di naturale per noi. Ci sono dei meccanismi mentali che davanti alla realtà ci fanno immediatamente riconoscere quello che vediamo e sentiamo abbinandolo con un’idea che già abbiamo nella nostra mente. Per esempio quando vediamo un albero, siamo portati a classificarlo con il concetto di albero e a non prendere in considerazione tutte le caratteristiche specifiche di quell’albero che abbiamo davanti e che lo rendono unico e diverso da tutti gli altri alberi. Al massimo ci ricordiamo che è spoglio o verdeggiante, a secondo della stagione, giovane o vecchio, ecc…
Infatti ci capita spesso di meravigliarci nel vedere qualcosa come se fosse la prima volta, anche se in realtà l’abbiamo già vista. Un luogo, una persona, un oggetto, in particolari momenti, ci sembra di scoprirli in quella occasione, anche se in realtà li abbiamo visti o conosciuti già da tanto tempo.
E’ il meccanismo che possiamo dire del guardare senza vedere veramente.
Così avviene anche con la Parola di Dio. L’abitudine ci fa subito andare con la mente alla frase dopo, perché la conosciamo, ci fa incasellare quella parola o quel concetto in qualcosa di già conosciuto. E’ ascoltare senza udire.
Quante volte cominciamo ad ascoltare, ma dopo le prime parole, riconoscendo il brano, lo diamo per scontato.
Allora possiamo dire che un primo modo di restare con la porta chiusa è quella di ascoltarlo da dietro la porta, come un suono vago e indistinto che ci provoca la sensazione di conoscere già, di avere già capito.
In questo caso la Parola di Dio che ci viene annunciata riesce solo, a malapena, a rievocare quello che in altri momenti abbiamo già capito.
Ma la Parola di Dio non è qualcosa da sapere, né da capire, è qualcosa da mangiare perché ci nutra. C’è bisogno di spezzettarla, masticarla e digerirla. A cena infatti non ci basta ricordare il menu del pasto del giorno prima per sentirci sazi, ma ogni volta abbiamo bisogno di ingoiare dell’altro cibo, e ogni volta possiamo dire che ha un sapore nuovo.
Infatti dice l’Apocalisse: io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Cioè non è scontato che se il Signore è a cena con noi anche noi mangiamo, c’è bisogno che ci mettiamo a masticare anche noi, questo spiega l’aggiunta ed egli con me, altrimenti inutile.
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c`è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". (Lc 10, 38-42)
In questo noto episodio vediamo come Marta e Maria hanno entrambe aperto la porta a Gesù che bussava e l’hanno fatto entrare in casa loro, ma solo una delle due si è fermata a cenare con lui, cioè ad ascoltarlo.
Infatti l’atteggiamento delle due donne è diverso: Maria è seduta e ascolta, Marta è in piedi e indaffarata. Anche la seconda ascoltava Gesù, ma mentre faceva altro, anche perché le case dei villaggi della Giudea erano composte da una sola stanza. Immaginiamo le due donne tutte e due vicine a Gesù, ma con atteggiamento diverso. Una pensa che la cosa più importante è non perdere nulla di quello che dice Gesù, la seconda non smettere di fare.
La differenza di questo atteggiamento ha delle chiare conseguenze anche sul suo modo di agire: infatti vediamo Marta rimproverare aspramente Gesù e recriminare contro la sorella.
Gesù identifica il problema di Maria nell’agitazione e la preoccupazione per molte cose. Cioè il rimprovero di Gesù non è genericamente contro il fare o il preoccuparsi delle necessità di qualcun’altro, ma di mettere al centro delle proprie preoccupazioni molte cose, cioè di mettere tutto sullo stesso piano. Maria invece ha delle priorità. Ascoltare veramente la Parola allora richiede innanzitutto di imparare a vivere con delle priorità.
Nella nostra vita è normale mettere le cose sullo stesso piano e poi ogni giorno creare un ordine di priorità a seconda di come mi sento o come mi serve, o altri criteri dettati dall’immediato o dalla convenienza. C’è un’arte che è l’alchimia delle priorità di cui è ciascuno maestro, e delle motivazioni.
La Parola di Dio invece viene a stabilire delle priorità non eludibili. Il Vangelo stesso ce ne fornisce degli esempi:
(Gesù) a un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare prima a seppellire mio padre". Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio". Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all`aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio". (Lc 9,59-62)
Il comportamento di Gesù è molto chiaro: neanche seppellire un padre o andare a salutare la propria famiglia può essere considerato prioritario rispetto all’obbedienza immediata e incondizionata alla chiamata del Vangelo.
Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "E` lecito o no curare di sabato?". Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?". E non potevano rispondere nulla a queste parole. (Lc 14,1-6)
Anche in questo caso le priorità ordinariamente accettate sono stravolte da Gesù.
Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l`unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c`è altro comandamento più importante di questi". (Mc 12,28-31)
La priorità è allora amare Dio e gli uomini, e la Parola di Dio è il mezzo con cui entriamo in relazione col Signore.
Possiamo ben dire allora che ogni volta che ascoltiamo la Parola dobbiamo rimettere in ordine le priorità della nostra vita: cosa viene prima e cosa viene dopo, cosa è irrinunciabile e urgente e cosa secondario? Per questo ha poco senso credere di avere già capito o di sapere già, perché ogni volta siamo diversi noi, è diversa la realtà attorno a noi e le priorità da stabilire, e questo ci spiazza.
Da ciò possiamo concludere che una prova pratica per essere sicuri se abbiamo ascoltato la Parola è se ci sentiamo spiazzati o no, se sono cambiate le priorità della nostra vita o meno.

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