lunedì 3 maggio 2010

Scuola del Vangelo 2008/09 - XI

XI incontro

Commento della Prima lettera
dell’Apostolo Giovanni
Quaresima tempo opportuno per conoscere Dio
(4 marzo 2009)

1 Gv 2,3-11
“Da questo sappiamo d’averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; 5 ma chi osserva la sua parola, in lui l`amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. 6 Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v`è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.”

La prima lettera di Giovani al capitolo secondo si rivolge ai suoi destinatari esortandoli con tre raccomandazioni:
1. Osservare i comandamenti, specie la carità
2. Evitare lo spirito del mondo
3. Fuggire l’anticristo.
La riflessione su questo capitolo ci coglie nel tempo di Quaresima e mi sembra bello cogliere questi tre consigli dell’Apostolo Giovanni come compagni del nostro cammino.
Prendiamo oggi in esame il primo:
Osservare i comandamenti, specie la carità
Giovanni ci vuole innanzitutto spiegare cosa vuol dire conoscere Dio. Nella lingua della Scrittura il verbo “conoscere” ha un’intensità tuta particolare: si usa per indicare l’entrare in un rapporto profondo, tanto che lo si usa ad esempio per indicare l’atto sessuale. Significa entrare in una relazione profonda e duratura. Vedi gli esempi:
Gen 4,1:
“Adamo conobbe Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: «Ho acquistato un uomo con l'aiuto del Signore».”
2Sam 7,20:
“Che potrebbe Davide dirti di più? Tu conosci il tuo servo, Signore, Dio!”
1Re 8,39:
“tu esaudiscila dal cielo, dal luogo della tua dimora, e perdona; agisci e rendi a ciascuno secondo le sue vie, tu, che conosci il cuore di ognuno; perché tu solo conosci il cuore di tutti i figli degli uomini.”
1Cr 17,18:
“Che potrebbe Davide dirti di più riguardo all'onore che è fatto al tuo servo? Tu conosci il tuo servo.”
Sal 69,5:
“O Dio, tu conosci la mia stoltezza, e le mie colpe non ti sono nascoste.”
Sal 139,1:
“Signore, tu mi hai esaminato e mi conosci.:
Sal 139,4:
“Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, Signore, già la conosci appieno.”
Sal 139,23:
“Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri.”
Ger 12,3”
“Signre, tu mi conosci, tu mi vedi, tu provi quale sia il mio cuore verso di te.”
At 1,24:
“Poi in preghiera dissero: «Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto”
Sono tutti esempi di come la conoscenza fra persone e con Dio ha sempre una intensità notevole. E’ lo stare uno di fronte all’altro senza veli.
Conoscere Dio per Giovanni significa stringere con lui una profonda amicizia, e lo si vede perché ha un risvolto concreto: . “Da questo sappiamo d’averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo”
Conoscere Dio è allora innanzitutto fare quello che lui dice e quello che lui ha fatto:
“Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato.”
E’ evidente da quanto detto la differenza con l’idea comune del “conoscere qualcuno o qualcosa” che comunemente usiamo. Conoscere qualcuno ci coinvolge intellettualmente: magari so di chi è figlio, quando è nato, che lavoro fa, i suoi gusti, e altri mille dettagli. Conoscere Dio per Giovanni significa invece diventare come lui.
Il senso è che quando entriamo in amicizia con Dio, quando cominciamo a gustarne la bellezza siamo immancabilmente attratti da lui.
E’ esattamente quello che dice Giovanni: si comincia a eseguire i suoi comandi, per fiducia, senza sapere bene magari cosa significa fino in fondo, e questo ci modella l’umanità rendendoci simili a lui: “chi osserva la sua parola, in lui l`amore di Dio è veramente perfetto”.
A questo punto il rapporto di amicizia con Dio ci porta ad assomigliargli sempre di più, cioè a “conoscerlo” .
Per la nostra Quaresima Giovanni ci propone proprio questo: cercare di conoscere Dio, ma ci indica anche il cammino da fare per realizzare questa conoscenza: “osservare i suoi comandamenti”. E’ qualcosa che coinvolge un po’ tutta la nostra umanità:
la fatica intellettuale di ascoltare la parola e comprendere cosa ci chiede,
lo sforzo concreto di metterla in pratica, con forza di volontà e tenacia,
l’attenzione a gustarne gli effetti nel nostro intimo, ad accorgerci dei cambiamenti,
la disponibilità del cuore a provarne i sentimenti, ecc…
Come si vede è un impegno che coinvolge tutto se stesso e ci trasforma interamente ed inoltre è in grado di farci giungere alla perfezione. Quest’ultima non va quindi intesa tanto come il grado supremo, il traguardo irraggiungibile di chi è senza difetti e possiede tutta la verità. E’ una idea scolastica e mondana di perfezione come assenza di difetto. La perfezione biblica è quasi il contrario, significa cioè l’aver capito da dove cominciare il cammino, che non finirà mai, verso il Signore, per imparare a conoscerlo sempre più. Aver capito ciò e desiderare intraprendere questo itinerario ci rende evangelicamente perfetti, che non vuol dire arrivati, ma in cammino. Perfezione è qualcosa di dinamico, di sempre in evoluzione, come il cristiano pensa la via vita, e non la staticità di chi pensa di essere arrivato. Perfezione è aver capito che quello che vale è essere nel suo amore, imparare a viverlo, sforzarci di non rifiutarlo, desiderarlo come la cosa più importante: il resto è opera di Dio, a cui noi non resistiamo.
Se proviamo a viverlo scopriremo la nostra interiorità. E’ qualcosa di importante: è il punto in cui sentiamo che azioni, pensieri, sentimenti, sforzi, ecc. non sono tante cose disperse, ma tutte queste cose sono unite fra loro in una profonda unità. E’ quel “dimorare in Cristo” di cui parla la lettera. Tante volte invece l’esperienza comune è che esse sono slegate e anche magari le une contro le altre, o casualmente avvicinate, così come capitano, come reazioni istintive, umori passeggeri, decisioni di cui non sappiamo dire bene il perché; dissidio e contrasto fra quello che diciamo e facciamo e desidereremmo, ecc…, conseguenza di un seguire le voglie momentanee o i consigli di chi capita. Acquistare questa interiorità che riunifica una vita spesso in contrasto con se stessa ci ridona quella pace del cuore di cui spesso sentiamo così bisogno.
Giovanni sottolinea che questa esperienza è qualcosa di antico e di nuovo allo stesso tempo:
“Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. 8 E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende.”
L’apostolo vuol dire che il comandamento da seguire è antico perché è quella volontà buona che il Padre fin dalla creazione ha sognato per l’umanità intera, ma allo stesso tempo ad ognuno è offerto con la novità di una proposta personale, con il gusto dei tratti dell’esperienza di ciascuno. E’ nuovo perché ciascuno lo deve assumere e vivere come qualcosa di inedito, non scontato.
Poi è un comandamento nuovo perché con la venuta di Gesù è diventato possibile entrare in un rapporto con Dio come prima mai era stato possibile, e infatti Giovanni nel Vangelo dice :
“Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.” (Gv 1,18)
Giovanni conclude questo passo indicando quale sia l’essenza del comandamento da seguire per conoscere Dio: voler bene al fratello e alla sorella.

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