lunedì 31 maggio 2010

Festa della SS.ma Trinità (Anno C)


Festa della SS.ma Trinità

Dal libro dei Proverbi 8, 22-31
Così parla la Sapienza di Dio: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all'origine. Dall'eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; pri¬ma che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo».

Salmo 8 - O Signore nostro Dio, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell'uomo, perché te ne curi?

Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.

Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5, 1-5
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso a que¬sta grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo:
a Dio che è, che era e che viene.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 16, 12-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, siamo ad una settimana dal giorno in cui lo Spirito Santo è stato effuso su di noi a Pentecoste. Un tempo di grazia si è aperto, benedetto dal dono dello Spirito che è l’amore di Dio. E’ un dono di cui c’è un grande bisogno. Ed oggi ricordiamo lo Spirito assieme al Padre e al Figlio contemplando la realtà del nostro unico Dio in tre persone distinte. Il Dio dei cristiani lo sappiamo, non è un’unica persona, ma tre realtà diverse, con caratteristiche diverse, storia diversa, tanto che addirittura una delle tre, il Figlio, ha condiviso la vita degli uomini in tutto. Ma perché, ci chiediamo, che bisogno c’era di una complicazione tale? Non era più semplice un Dio unico e basta, potente e sempre uguale a sé? No fratelli e sorelle, perché il Dio cristiano, come ci dice l’apostolo Giovanni, non è innanzitutto potenza e forza, ma è amore e non può esistere senza l’atro. E’ questa la sua essenza: essere con l’altro. Per questo le persone della trinità sono tre: diverse ma insieme, unite. La trinità allora non è un concetto difficile, da guardare come una formula matematica che non si capisce, è piuttosto la realizzazione dell’unità vera, perché basata non su interessi comuni o convenienza ma solo sul volersi bene fino in fondo.
Questa caratteristica di Dio è così fondamentale che egli ha mostrato sempre nella storia un amore per l’uomo che non trova altro motivo se non nel fatto che Dio non riesce a stare lontano dall’uomo e lo cerca continuamente, fino ad essersi fatto come lui per essergli ancora più vicino. Infatti non a caso il male che contrasta la realtà di amore che è Dio si chiama “diavolo” che in greco significa “divisione” . Sì il non essere uniti come le persone della Trinità è il male più grande e la vittoria del re del male.
L’uomo e la donna, ci dice il libro della genesi, sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio (Gen 1,26). Cioè abbiamo anche noi scritto nelle nostre fibre, nell’anima il bisogno di essere uniti come lo sono il Padre il Figlio e lo Spirito Santo, sì, proprio nello stesso modo. Anche noi uomini siamo stati fatti per non poter vivere senza l’altro: Dio dopo aver creato Adamo disse “Non è buono che l’uomo sia solo” (Gen 2,18). Eppure, per assurdo, sembra che l’impegno più grande degli uomini sia proprio affermare il contrario e cioè che l’uomo per stare bene debba starsene da solo, che ciascuno debba essere autosufficiente e autonomo, che gli altri siano un fastidio, che io basti a me stesso e meno ho a che fare con altri e meglio é. È questa forse la più grande bestemmia, perché nega che nell’uomo rispecchi l’immagine di Dio che è amore fra tre persone, assumendo invece le fattezze del diavolo, principio di divisione che esalta l’essere soli e autosufficienti.
Anche noi tante volte pronunciamo con la nostra vita questa bestemmia. Lo diciamo, ad esempio, quando affermiamo che non si può vivere assieme con chi è diverso da sé. Pensiamo al rifiuto di chi è straniero, al pregiudizio contro chi è di cultura o religione diversa. Sembra una cosa così naturale, eppure anche il Pare e il Figlio sono diversissimi, il loro essere insieme non è perché sono uguali ma perché l’amore che è la loro essenza è più forte di qualunque differenza e diversità. E lo stesso possiamo dire di quelli che accampano la diversità del carattere o dei gusti per dire che con quello o con quella non posso vivere, che quell’altro è troppo diverso da me perché io possa capirlo e accettarlo, eccetera. L’apostolo Paolo ci ha ricordato oggi che: “l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” ma noi cosa ne abbiamo fatto? Allo Spirito di amore ed unità di Dio noi abbiamo preferito lo spirito di divisione del maligno, che divide e allontana, che ci rende insopportabile. Questa è quella “bestemmia contro lo Spirito” di cui Gesù parla con così grande durezza: “Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata.” (Mt 12,31)
Il questo rifiuto dello Spirito per lasciare invece spazio allo spirito del maligno sta la radice della violenza che segna il mondo. La radice della guerra, dell’odio, della divisione nella società, dell’essere sempre gli uni contro gli altri.
Noi potremmo dire: cosa faccio di male io, non posso certo sentirmi responsabile di una guerra o di tanto male che c’è nel mondo. Ogni gesto che esclude e allontana un fratello o una sorella, perché disprezzato, antipatico, nemico e semplicemente perché estraneo è una bestemmia contro lo Spirito Santo, è dire che noi e loro non dobbiamo avere niente da spartire, che i nostri figli e i loro figli devono crescere divisi perché sono diversi, che la terra che calpestiamo noi non può accogliere loro, e così via. I tanti piccoli gesti che quotidianamente affermano questi principi umiliano l’immagine di Dio che il creatore ha voluto mettere in noi: invece di uomini e donne uniti da un unico Spirito, come la Trinità, chi esclude l’altro imita il maligno, re della divisione.
Fratelli e sorelle, perché fare tanta fatica per negare l’immagine di Dio in noi e non assecondarla, per far emergere la vera natura umana che è non poter vivere senza l’altro, senza voler bene a qualcuno, ma non per convenienza o abitudine?
Per questo l’amore più bello, ci dice Gesù, è l’amore per i poveri perché è gratuito e disinteressato, non è legato a interessi o convenienze e non è nemmeno spontaneo, ma è frutto dello Spirito mandato da Dio e accolto con gratitudine. Potremmo dire allora che il cristiano è colui che ha almeno un povero per amico, uno a cui non è legato da vincoli di sangue o di altra natura, ma solo ed esclusivamente dal vincolo santo della carità di Dio.
Il Diavolo ci sconsiglia, semina diffidenza e paura perché non vuole che l’amore di Dio si diffonda nel mondo, che la Trinità regni in mezzo agli uomini. A noi sta la scelta fra il lasciare emergere da dentro di noi l’immagine di Dio che è amore e non può fare a meno dell’altro e l’accogliere il suggerimento del maligno e decidere di vivere solo per sé stessi. È una scelta che siamo obbligati a fare: non si può vivere a metà, o siamo figli dello Spirito santo o di quello della divisione.
Ci sembra troppo difficile per noi gente comune? Lasciamo agire lo Spirito in noi: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera” dice Gesù nel vangelo di Giovanni, accogliamo dunque lo Spirito di amore che ci viene dal Vangelo ed egli, con naturalezza ci guiderà alla verità tutta intera che è l’amore di Dio Trinità.

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