lunedì 26 aprile 2010

Amici per un mondo migliore

Come tenere gli incontri con i bambini e i ragazzi della parrocchia


Amici per un mondo migliore


E’ utile, per far sì che i bambini e i ragazzi si sentano accolti, che l’ambiente sia preparato già prima del loro arrivo per l’incontro. Altrimenti sembrerà loro che anche l’incontro non è preparato, che tutto è improvvisato, che non abbiamo un’attenzione per loro. Per questo le sedie devono essere già messe come serviranno (in circolo, oppure attorno al tavolo, o altro, a secondo di qual è il programma del pomeriggio), non devono esserci in giro cose (fogli, penne, quaderni, libri, pacchetti, buste, cartoncini, ecc..) che dovranno invece essere riposte alla fine di ogni incontro dai bambini stessi assieme a noi, per far loro capire che le cose che si usano lì devono essere rispettate e conservate e che il loro lavoro (disegni, scritti, ecc..) non lo disprezziamo, lasciandolo dove capita, ma ha un luogo in cui è riposto e conservato e dove è possibile trovarlo in futuro. Sono dettagli, ma comunicano l’attenzione che noi vogliamo avere per loro: un ambente sciatto e disordinato, i loro lavori lasciati alla rinfusa, il materiale ammucchiato casualmente come capita sono tutte cose che comunicano loro scarso interesse da parte nostra all’ora che passiamo con loro, e invitano loro ad averne altrettanto poco. Dobbiamo essere i primi noi a tenerci, se vogliamo che anche loro diano valore e importanza a quell’ora passata con noi.

Quando si arriva ci si toglie il cappotto che verrà messo sull’appendiabiti. Restare con il cappotto durante la lezione comunica che è una cosa di poco conto, che stiamo lì ma siamo già pronti ad andarcene via, che non vogliamo troppo mischiarci con quello che si sta facendo: quando si entra in una casa che ci ospita è maleducazione restare con il cappotto, perché è segno che ci troviamo male, che ce ne vogliamo andare via il prima possibile. Togliersi il cappotto, sembra una stupidaggine, ma è il segno che uno si sente a casa propria, sta a proprio agio, si prepara a passare un tempo assieme senza vedere l’ora di andarsene. Per questo però anche l’ambiente deve essere riscaldato in anticipo.

Prima di cominciare ci si siede tutti. Non si può tollerare che ci siano bambini in piedi o che gironzolano, sennò sembra che quello che abbiamo da dirgli non è molto importante, se uno lo vuole ascoltare bene, sennò chi se ne importa. Faccio un esempio paradossale, ma reale. Infatti ogni volta che parliamo con loro dobbiamo avere l’atteggiamento di chi sta per comunicare una cosa di importanza capitale, come se fossero tutti malati di una malattia mortale di cui noi abbiamo la cura e gliela vogliamo spiegare: non possiamo tollerare che un bambino perché è distratto o in piedi non ci ascolti con attenzione e non segua scrupolosamente le indicazioni per evitare di morire. Le cose che gli vogliamo comunicare noi non è detto che gliele dirà qualcun altro in futuro, è indispensabile che impari a conoscere ed amare il Vangelo, il Signore, la Liturgia, sennò poi con chi ce la prenderemo se non gliene importerà nulla? Per questo dobbiamo esigere in ogni momento il massimo dell’attenzione da parte di tutti: se anche uno solo non è attento dobbiamo richiamarlo, perché non ascolta lui e non fa ascoltare gli altri.

Quando si è tutti seduti e attenti facciamo una piccola introduzione (4 o 5 minuti) in cui si commenta la vita della settimana: cosa hanno fatto a scuola, cose successe nel mondo o in parrocchia, come stanno amici e parenti, facciamo notare se c’è qualche bambino malato o assente e diciamo per quale motivo (per fargli capire che noi ci accorgiamo se loro ci sono o mancano e ci preoccupiamo di sapere perché), ecc… Cerchiamo cioè di creare un clima familiare in cui, dopo alcuni giorni che non ci si è visti, si ricrea l’atmosfera del gruppo di amici.

A questo punto introduciamo l’argomento che ci siamo preparati per il giorno. Il nostro discorso non deve durare più di 12-15 minuti (anche meno) perché di più i bambini non sanno ascoltare. Evitiamo che interrompano con osservazioni o commenti. È il momento “sacro” in cui siamo noi che dobbiamo rivelare loro quello che è importante e tutti devono pendere dalle nostre labbra. A scuola li abituano stupidamente a interrompere sempre per fare commenti, ognuno deve dire la sua, perché così sembrano più intelligenti e svegli, in realtà sono solo più saccenti e devono sempre dimostrare che quello che tu gli stai per dire loro lo sanno già. Siccome non è vero o comunque non è la stessa cosa, loro devono entrare nell’atteggiamento di chi ascolta chi sta parlando. Sennò mentre ascoltano già pensano a cosa devono dire loro, distraendosi. Se ci sono osservazioni o commenti o domande si fanno alla fine della nostra presentazione. Si può tollerare qualche domanda, senza eccedere, ma scoraggiamola. Alla fine del nostro discorso possiamo fare qualche domanda, più che altro per verificare che abbiano capito il messaggio che noi volevamo loro trasmettere, evitando di far parlare sempre gli stessi, ma favorendo che ciascuno sia messo in grado di esprimersi.

Il discorso che noi prepariamo per loro deve essere pensato con attenzione: innanzitutto dobbiamo avere ben chiaro qual è il messaggio che noi vogliamo che loro recepiscano e trattengano. Badiamo bene che in ogni discorso i messaggi non possono essere più di uno-due, altrimenti creeremo solo confusione.

Ad esempio: parlando del Natale mi prefiggerò di comunicare loro che “Dio, che è così grande, si è fatto uomo per stare più vicino a noi”. E’ sufficiente capire questo per capire tutto il mistero del Natale. Per questo, oltre alla lettura del Vangelo, sarà utile sottolineare solo alcuni aspetti, tralasciando invece altri che sono dettagli meno importanti, come il colore del manto della madonna (ammesso che ne avesse uno) o l’asino e il bue (ammesso che ci fossero), ecc... Sono tutte cose che distraggono dal messaggio. Sarà utile sottolineare innanzitutto come è grande Dio, facendo qualche richiamo al fatto ad esempio che gli ebrei non osavano nemmeno pronunciare il suo nome, tanto era sacro, che sapevano che chi vedeva il suo volto sarebbe morto, tanto che quando Dio appare a Mosé egli si copre il volto col manto e si toglie le scarpe perché la terra dove si trovava era santa, ecc… Poi sottolineiamo invece l’umiltà della nascita di Gesù. Poi facciamo notare la differenza di atteggiamento degli uomini: i poveri pastori vanno da lui a vederlo, perché sanno che cosa vuol dire nascere per strada e quanto è dura la vita dei poveri, vanno per vedere se Gesù ha bisogno di aiuto, e per questo lo incontrano e riconoscono. I ricchi invece se ne stanno a casa e chiudono le porte, e per questo neanche se ne accorgono che Gesù è nato, per loro non è Natale, è un giorno qualunque. Tranne che per quei tre strani re. Infatti essere ricco non è solo avere soldi (la casa) ma credere che abbiamo già tutto quello che ci serve, di non avere mai bisogno degli altri. I Magi invece fanno un lungo viaggio per cercare quello che manca loro: la compagnia di un Dio che si fa così vicino agli uomini. Messaggio: prima Dio era così grande che nessuno poteva vederlo e sentirlo, ora si è fatto uomo e possiamo vederlo, toccarlo e sentirlo. Però per riuscire a vederlo e sentirlo dobbiamo essere come i pastori e i magi e non come i ricchi che chiudono la porta di casa.

Come sappiamo con i bambini la comunicazione verbale, è utile, ma rischia di essere poco efficace, specialmente dopo i primi due o tre minuti. I discorsi allora andrebbero sempre accompagnati anche con una immagine. Così il messaggio ascoltato si fissa e resta di più. Sarebbe utile che ogni discorso fosse accompagnato da una immagine bella e grande messa al centro. Il discorso allora oltre che dalla lettura del Vangelo sarà aiutato anche dalla sottolineatura di alcuni dettagli dell’immagine che aiutano a descrivere i sentimenti da provare o l’atteggiamento da assumere. Un volto rattristato fa capire ai bambini più di mille discorsi che davanti ai poveri si deve provare dispiacere. Un volto felice comunica la gioia dei pastori davanti alla nascita di Gesù. Lazzaro che esce dalla tomba ancora con le bende addosso fa vedere che cosa vuol dire passare all’improvviso dalla morte alla vita, più del dirlo a parole.

Ogni discorso poi si deve concludere con un’applicazione pratica alla vita dei bambini. Deve diventare normale per loro che dopo aver ascoltato il Vangelo ci si chieda subito “io cosa devo fare?” Bisognerà pensare due o tre atteggiamenti concreti da cambiare. Per tornare all’esempio del Natale si potrà proporre ai bambini di accorgersi quando Gesù viene da noi, come ha fatto a Natale, cioè quando ci parla nel Vangelo (a Messa o altrove), quando vediamo un povero, come Gesù che è nato povero; si chiederà loro di non chiudere mai la porta in faccia a nessuno (amico, parente, estraneo) ma di ascoltare e rispondere a tutti e se ci è possibile aiutarli concretamente, perché così stiamo più vicino a Gesù.

Questa seconda parte deve essere dialogata, perché la loro vita concreta deve essere messa in mezzo, devono poter raccontare episodi successi, le loro impressioni e reazioni, come avrebbero dovuto fare, e noi dobbiamo provocare questo dialogo con alcune domande, se necessario. Proviamo ad insegnare loro a parlare non degli altri ma di sé: è facile dire dove gli altri sbagliano, è invece più utile ammettere dove io sbaglio per correggermi. Possiamo fare qualche esempio anche della nostra vita, mostreremo loro come si può cambiare concretamente atteggiamento dopo aver ascoltato il Vangelo, ecc… Ci stimeranno di più perché quello che chiediamo loro siamo noi per primi a viverlo. Valorizziamo molto le proposte che ci sembrano belle e, se ci sembra il caso, adottiamole come impegno di tutti. Dovremo essere noi però i primi a essere fedeli, a ricordarcelo, a chiedere nei giorni successivi come è andata. Se ce ne dimentichiamo i bambini impareranno che sono cose poco importanti, che basta dirle e poi non importa metterle in pratica. Sottolineiamo poi sempre che essere come il Signore ci insegna ci fa essere più felici: se facciamo l’elemosina non siamo tristi per i soldi che non abbiamo più, ma felici che qualcuno ora sta meglio grazie anche a noi, se aiutiamo qualcuno perdiamo tempo e facciamo fatica, ma abbiamo un amico in più, ecc…

Sarebbe utile lasciare un po’ di tempo per fare qualche attività pratica (un disegno, un cartellone, lavori, ecc..) perché anche questo aiuta a fissare i messaggi ricevuti e perché poi insegna loro a fare le cose insieme. Per esempio si può pensare di creare un cartellone in cui ognuno deve fare una parte e sottolineare come è più bello il lavoro finale piuttosto che la propria parte da sola, ecc…
La conclusione è sempre la preghiera: bisogna però insegnare loro come si fa e non dare nulla per scontato. Proviamo piano piano a fargli diventare familiare uno schema di preghiera semplice ma preciso:

segno della croce
breve canto
(una o due strofe)
lettura breve del Vangelo
nostro commento breve
preghiere spontanee
Padre Nostro o altra preghiera a memoria
segno della croce

La ripetizione sempre dello stesso schema li aiuta ad imparare uno stile di preghiera, la presenza sia di preghiere preconfezionate (Padre Nostro) che spontanee gli fa imparare i diversi modi di pregare, il legame fra preghiera e Scrittura, il fatto che è bello farlo assieme, ecc… Gli va però tutto insegnato passo passo: le preghiere spontanee andranno scritte prima, dovranno essere semplici e brevi, il canto gioioso, ecc… Si prega per i compagni malati, per le famiglie, per gli amici, per i poveri, ecc… L’importante è che la preghiera sia un momento curato con attenzione, in cui è significativo come ci si sta: la posizione dei partecipanti, il luogo (deve essere già stato messo a posto e riordinato appositamente per la preghiera), ecc.., non è una cosa che si fa già con una manica del cappotto infilata o mentre si mettono a posto i fogli e le matite. La preghiera si può fare sia nella stanza che nella cripta, che nella chiesa soffermandosi magari ogni volta su un particolare dell’ambiente, così imparano a conoscerlo e ad amarlo. Al centro ci deve essere sempre una immagine che orienta gli sguardi.

Alla fine ci si saluta. Come il benvenuto così l’arrivederci non deve essere un momento trascurato e frettoloso. Ci si saluta tutti (nessuno va via senza salutare gli altri) prima di mettersi il cappotto, ci si ricorda gli appuntamenti o se c’è qualcosa da fare durante la settimana, ci si scambia il bacio. È l’ultima immagine del pomeriggio che i bambini portano con sé e deve essere serena e calma, non frettolosa e confusionaria.

Schema dei discorsi da fare

1. Storia prima di Gesù: Creazione, Abramo, Noé
2. Storia prima di Gesù: Mosé, Esodo, Profeti
3. Presentazione del rigiocattolo (video sui bambini soldato, spiegazione e preparazione dell’attività)
4. Storia prima di Gesù: il tempio di Gerusalemme e alcune feste ebraiche, la Shoà
5. Storia di Gesù: la famiglia di Gesù (messaggio: il posto di Gesù nella nostra vita, lettura del Vangelo della fuga in Egitto e Gesù fra i dottori)
6. Il male peggiore: la guerra
7. Storia di Gesù: Gesù e i discepoli (messaggio: seguire Gesù come discepolo, lettura del Vangelo della chiamata di Matteo e di Zaccheo)
8. Storia di Gesù: Gesù insegna a pregare il Padre Nostro (messaggi: 1. possiamo parlare con Dio con la preghiera, 2. siamo tutti fratelli e sorelle, lettura del Vangelo: “Signore insegnaci pregare…”)
9. Impariamo a pregare
10. Storia di Gesù: Gesù incontra la gente (messaggio: l’amore per i poveri, la guarigione, lettura del Vangelo: il paralitico calato dal tetto)
11. Storia di Gesù: Gesù e i suoi nemici, farisei, pubblicani, ecc… (messaggio: Dio ci offre il suo perdono, lettura del Vangelo: Maddalena profuma e lava i piedi di Gesù)
12. Festa in Istituto con gli anziani
13. Storia di Gesù: Gesù parla in parabole (messaggio: la Parola di Dio parla alla nostra vita, lettura del Vangelo: parabola del granellino di senape e del samaritano)
14. Storia di Gesù: Gesù prima di morire cena con gli apostoli (messaggio: la Liturgia, lettura del Vangelo: l’ultima cena )
15. Dio Padre, Figlio e Spirito Santo
16. Dopo Gesù: gli Atti degli Apostoli (messaggio: la vita della Chiesa incarna la vita di Gesù fra gli uomini e la continua fino ad oggi, lettura del Vangelo: atti 2 erano un cuore solo e …)
17. Le altre religioni (messaggio: in tante religioni Dio parla, ma solo nel cristianesimo si è fatto così vicino a noi)
18. Testimoni dell’amore di Dio: Santi e uomini giusti, S. Francesco, Gandhi, M.Luther King, …
19. Visita ad Assisi (Eremo alle carceri, basilica S. Francesco, ecc…)
20. Il Natale e l’Epifania (la settimana prima di Natale) (messaggio: Dio, così grande, si è fatto così vicino a noi, lettura del Vangelo: la Natività)
21. La Passione di Gesù (la settimana prima della Domenica delle palme) (messaggio: Gesù non voleva soffrire, ma non ha esitato a patire pur di non rinnegare il suo amore per noi, lettura del Vangelo: Passio)
22. La Morte e la Resurrezione di Gesù (la Settimana prima di Pasqua) (messaggio: la risurrezione di Gesù dimostra che lui è più forte di tutto, persino della morte e del male, lettura del Vangelo: Resurrezione)
23. La morte
24. I sacramenti

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