lunedì 26 aprile 2010

Stranieri a Terni, un pericolo o una risorsa?

COMUNICATO STAMPA

Stranieri a Terni, un pericolo o una risorsa?
Il volontariato laico e cattolico e l’immigrazione.
Maggio 2005


F., 18 anni appena compiuti, rom di nazionalità romena vive con la sua famiglia in un alloggio di fortuna costruito con legno e lamiera da lui stesso per la madre, la sorella di 13 anni e i due fratelli di 8 e 6 anni. Si guadagna da vivere facendo il posteggiatore davanti all’ospedale. Chi vuole gli lascia 50 centesimi o un euro prima di andare a fare le analisi del sangue o una lastra al S. Maria. Non ha mai commesso reati: il suo sogno è costruirsi una casa accanto a quella dei genitori nel suo villaggio in Romania e sposarsi con la ragazza, giovanissima come lui. Per questo si da’ da fare fra lavoretti occasionali e il posteggio per raccogliere i 3.000 euro necessari a comprare i materiali da costruzione. La casa se la farà da sé, gli basterà poco; per non spendere nulla mangia alla mensa della Caritas e i vestiti li riceve dai centri della S. Vincenzo. Una volta lo hanno anche aiutato a curare il febbrone che era venuto al fratellino di 8 anni dopo uno degli acquazzoni dell’inverno scorso: così ha risparmiato i soldi per le medicine e la visita. Un lunedì i Carabinieri lo fermano davanti al S. Maria, il suo solito “posto di lavoro”, controllano i documenti. Il visto turistico che dura tre mesi dall’ingresso in Italia è scaduto, l’espulsione è l’immediata conseguenza. F. non se la sente di restare in Italia. Qualcuno gli dice che può rimanere, che se ha fortuna la farà franca, ma sa che se lo fermano di nuovo rischia di essere rinchiuso in attesa di essere espulso di forza. Non se la sente, non è mai stato in carcere e non vuole fare questa “nuova esperienza”. A niente valgono i tentativi della parrocchia di cui F. è amico, né di avvocati volontari che esaminano il suo decreto di espulsione: la Bossi-Fini parla chiaro. Addio sogno di una casa per la sua famiglia, F. torna in Romania: forse può cominciare a gettare le fondamenta, per le mura bisognerà aspettare tempi migliori.

G. ha 38 anni. Viene da Krajova, un paese del sud della Romania. E’ venuto in Italia da tre mesi: tanti altri dalla sua città sono venuti qui e hanno lavorato sodo ma sono riusciti a sistemare la famiglia, a dargli una casa dignitosa, a far studiare i figli, a metter da parte qualcosa per aprire un piccolo negozio o intraprendere un’attività artigianale. Ma non sempre la fortuna gira dalla parte giusta: dopo il primo mese passato a dormire per strada G. viene a sapere che il proprietario della casa in cui vive sua moglie e il figlio di tre anni si è stancato di aspettare il pagamento della pigione che non arriva, minaccia di cacciarli. La telefonata successiva conferma quello che G. temeva: ora sono tutti e due per strada. G. deve assolutamente trovare un modo per guadagnare qualcosa, anche per restituire i soldi ricevuti in prestito per il viaggio fino in Italia. Fa il manovale in un cantiere per qualche giorno, scarica cassette ai mercati generali, ma il poco che guadagna finisce per spenderlo per mangiare e telefonare alla moglie. Per fortuna alcuni volontari incontrati alla stazione di Terni gli offrono ospitalità notturna in una casa di accoglienza: pulito e riposato sarà più facile trovare lavoro. Un volontario che parla romeno si offre di accompagnarlo, la lingua a volte è un ostacolo insormontabile. Gli sembra che le cose, piano piano, comincino ad andare per il verso giusto. Ma ecco che, inattesa, arriva la prima espulsione: stava aspettando il pullman per il Sabbione, dove alcuni connazionali gli avevano detto che qualche lavoretto si trova sempre. G. non si perde d’animo, continua a cercare ma non fa in tempo. Una sera, dopo essere stato al bar con alcuni amici, la polizia ferma il gruppetto. G. viene accompagnato nel centro in cui aspetterà qualche giorno prima di essere caricato sul primo volo per Bucarest. C’è giusto il tempo perché i volontari gli facciano arrivare i vestiti e le poche cose che aveva nel suo armadio della casa di accoglienza.


Sono solo due delle tante storie di immigrati che vivono nella città di Terni e che il volontariato ha incontrato ed aiutato ad affrontare la durezza della condizione di stranieri poveri in cerca di un futuro migliore. In entrambe i casi, come in numerosi altri, l’espulsione, non motivata da comportamenti criminali né dalla pericolosità sociale, ha interrotto bruscamente un processo che sembrava avviarsi ad un felice epilogo. Gli immigrati stranieri a Terni sono necessari: accudiscono i nostri vecchi, dei quali sempre più di frequente ci manca il tempo e la voglia di occuparci, fanno i lavori più “sporchi” e meno remunerati, nelle campagne e nelle piccole fabbriche riempiono a buon mercato i “buchi” occupazionali che si aprono nelle maglie della nostra società opulenta.
Quando si parla di problemi del lavoro a Terni giustamente si pensa alla difficile vertenza dell’AST. Ma la globalizzazione non la pagano solo gli operai, vittime della delocalizzazione delle grandi multinazionali e delle strangolanti leggi di mercato, ma anche tanti immigrati stranieri, con la loro silenziosa e assai meno visibile fatica di vivere. Sempre più spesso essi sono assorbiti nel mercato del lavoro sommerso finché utili e poi “risputati” fuori appena non servono più. Eclatante è il caso delle numerose “badanti” che quando viene meno la persona che assistono perdono all’improvviso, da un giorno all’altro, nello stesso tempo lavoro e casa.
Il volontariato cattolico e laico a Terni è per la maggior parte degli immigrati stranieri l’unica sponda cui far riferimento per essere sostenuti, consigliati, ospitati, protetti nei momenti di difficoltà. La mancanza di permesso di soggiorno, piaga cronica che affligge questa fascia di popolazione, li rende “invisibili” alle istituzioni e facile bersaglio per politiche semplicistiche che vedono nell’eliminazione del problema la sua soluzione. Da qui nasce molto probabilmente la scelta delle forze dell’ordine ternane per un intensificarsi dei controlli “casuali” dei cittadini stranieri con la conseguente raffica di decreti di espulsione motivati unicamente dall’assenza di permesso di soggiorno.
Fra l’accettare che tutto resti così com’è e il pugno duro della “politica delle espulsioni” una terza via è possibile: quella di una valutazione più intelligente che sappia distinguere i fenomeni di criminalità dai drammi della miseria. Occorre una valutazione “caso per caso” da cui emergano con più evidenza le potenzialità di inserimento sociale di cui le forze del volontariato sono portatrici.
Conviene agli immigrati, ma conviene anche a Terni, per non imbarbarire la vita cittadina con atteggiamenti di rigetto razzista e far coincidere l’utilità delle capacità lavorative degli stranieri con i bisogni della nostra società, sempre più complessa e differenziata.
Da queste convinzioni nasce la “lettera aperta” che abbiamo voluto inviare alle maggiori Istituzioni pubbliche che, a vario titolo, si occupano di immigrati a Terni: Questura, Prefettura e Comune. La lettera è firmata dalle principali forze di volontariato laico e cattolico, unite in questa battaglia di civiltà per dare un volto più umano alla nostra città.





Lettera aperta al Prefetto, al Questore, al Sindaco di Terni

Le associazioni firmatarie rappresentano una vasta parte del volontariato cattolico e laico che nella città di Terni è quotidianamente impegnato a fianco delle fasce deboli della popolazione cittadina. Rappresentiamo circa 1500 persone che dedicano tempo, risorse ed energie nello sforzo di realizzare un volto più umano e solidale della nostra città. Grazie al nostro lavoro a Terni è possibile ricevere aiuto per mangiare, vestirsi, curarsi, imparare l’italiano, esprimersi culturalmente ed inserirsi socialmente nel tessuto cittadino che vanta una tradizione storica di accoglienza e inclusione. Nel suo passato infatti Terni ha conosciuto fasi di rapida industrializzazione con i conseguenti estesi fenomeni di immigrazione di persone in cerca di lavoro. La situazione storica attuale, come è noto, spinge alcuni cittadini di Paesi dalle economie in via di sviluppo, o, in alcuni casi, depresse dalla presenza di conflitti armati o di regimi antidemocratici, a cercare nella nostra città le risorse per superare le loro difficili congiunture attuali.
Il nostro impegno al loro fianco garantisce un sostegno nei momenti di difficoltà, spesso legati al primo inserimento, costruendo una rete di solidarietà e prossimità sociale che rompe l’isolamento e previene l’aggravarsi del disagio. Il nostro intervento ha favorito il radicamento di tanti cittadini stranieri e ha permesso che questi contribuissero, con il loro lavoro e la partecipazione attiva alla vita civile della città, alla nostra crescita economica e culturale.
Per questi motivi constatiamo con preoccupazione come a volte negli ultimi tempi l’intensificarsi dell’emissione di decreti di espulsione non legati a condanne penali né a fenomeni di criminalità rende più difficile il buon esito dei nostri sforzi. In diverse occasioni abbiamo registrato il disagio e l’incomprensione da parte dei nostri volontari e dei cittadini ternani di fronte ai sempre più frequenti “controlli casuali” che colpiscono persone di nazionalità straniera nello stesso centro cittadino e che hanno ben pochi evidenti legami col mantenimento dell’ordine pubblico.
Siamo convinti che la nostra opera, più che i citati interventi di tipo “casuale”, costituisca un valido aiuto al mantenimento della soglia molto bassa di microcriminalità (fenomeno che suscita nella popolazione il massimo allarme sociale) di cui, grazie anche al nostro impegno capillare, Terni può godere. Chiediamo pertanto che il nostro lavoro trovi la massima collaborazione da parte di tutte le forze sociali ed istituzionali coinvolte nel miglioramento della convivenza civile e del suo ordine pubblico.


PARROCCHIE DI TERNI, CONFERENZE DI S. VINCENZO, COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO, ASSOCIAZIONE “ADESSO”, ARCI, ASSOCIAZIONE “ORA D’ARIA”, ASSOCIAZIONE GUIDE E SCOUT CATTOLICI ITALIANI, VOLONTARI PER L’ARTE E LA CULTURA, CARITAS DIOCESI TERNI-NARNI-AMELIA

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