martedì 27 aprile 2010

Festa di Tutti i Santi - 1 novembre 2004

1 novembre 2004 – Festa di Tutti i Santi

Ap 7,2-4.9-14
Io, Giovanni, vidi un angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: «Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi». Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele.
Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello».
Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: «Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello».

1Gv 3,1-3
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!
La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro;


Mt 5,1-12
In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Commento
La Chiesa, madre e maestra, che opera in ogni modo per spingere i suoi figli alla santità, ci presenta oggi la grande e innumerevole schiera dei santi comuni, ossia di tutti coloro che si sono accostati con fiducia alla misericordia di Dio e sono stati accolti nella sua casa. Costoro non sono gli eroi della spiritualità o i grandi spiriti che hanno illuminato la scena di questo mondo, persone da ammirare ma che è impossibile imitare. No, sono uomini e donne comuni; è una moltitudine composta di discepoli che cercano di ascoltare il Vangelo e di tante altre persone di buona volontà che in ogni tempo e in ogni luogo hanno cercato di voler bene e di ascoltare la voce di Dio.

L’Apocalisse ci schiude un’incredibile scena: “Apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti all’agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani”. Nessuno, a qualunque popolo, cultura e fede appartenga è escluso dalla partecipazione a questa vita piena di comunione. Basta solo volerla, desiderarla e cercare di raggiungerla. Questa moltitudine è composta da tutti i “figli di Dio”: è la famiglia dei santi. E i santi che partecipano a questa famiglia non sono gli uomini importanti e valorosi, ma tutti coloro che sono stati chiamati da Dio e che hanno accolto la sua chiamata. In primo luogo si tratta dei deboli, dei malati, dei bisognosi, dei poveri, perché “di essi è il regno dei cieli”, dice Gesù. E poi tutti gli altri che hanno sentito la parola del Vangelo è l’hanno seguita.

Si è santi pertanto non dopo la morte, ma già da ora, da quando cioè si entra a far parte della “familia Dei”, da quando veniamo “separati” (questo vuol dire “santo”) da un destino di solitudine e di angoscia, da quando siamo “separati” dalla vita triste di questo mondo. Giovanni, nella sua prima lettera, lo dice chiaramente: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! … Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato”.

La santità è l’impegno decisivo della vita di ogni credente; è l’orizzonte nel quale iscrivere i pensieri, le azioni, le scelte, i progetti sia personali che collettivi. Diventare santi è l’unica cosa che conta davvero. E non è un fatto intimistico, quasi privato, avulso dalla concretezza della vita di ogni giorno. Così come non è una parentesi della propria vita l’essere figli di Dio e membri della sua famiglia ch’è la Chiesa. Per salvare questa realtà molti, e non solo spiriti alti, hanno versato il loro sangue. Basti pensare ai milioni di martiri sconosciuti di quest’ultimo secolo che pur di non abbandonare la fede e la Chiesa hanno “resistito sino al sangue”. La santità è davvero l’energia che cambia il mondo. In termini evangelici è descritta bene nelle beatitudini, che uno scrittore italiano ha definito acutamente la “carta costituzionale” del Duemila. Le beatitudini possono aiutare gli uomini ad uscire dalla condizione di tristezza in cui versano. La concezione della felicità evangelica, rovesciata rispetto a quella della cultura corrente, è una indicazione preziosa. È vero che possiamo chiederci: com’è possibile essere felici, contenti, quando si è poveri, afflitti, miti, misericordiosi? Eppure, se guardiamo con attenzione alle cause di amarezza della vita le scorgiamo nella insaziabilità, nell’arroganza, nella prevaricazione, nell’odio, nell’indifferenza.

La santità non è allora una via straordinaria, buona per tempi difficili e per persone speciali. La santità è il cammino quotidiano di uomini e donne che ascoltano il Vangelo, lo custodiscono nel cuore e si sforzano di metterlo in pratica. Non è santo chi non pecca mai. Non è santo chi si crede giusto. È santo il mendicante di amore, il cercatore di misericordia, l’affamato del Vangelo, l’umile operaio della solidarietà e della pace, il peccatore che si inginocchia davanti al Signore e piange per il suo peccato.

don Roberto

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